In Italia quasi 1 giovane su 5 non studia, tra gli ultimi in Europa

 In Italia quasi 1 giovane su 5 non  studia, tra gli ultimi in Europa
6 ottobre 2023

In Italia è emergenza Neet. Quasi un giovane su cinque non studia, non lavora e non è inserito in un percorso di formazione. La quota di Neet sul totale dei 15-29enni, stimato al 19% per il 2022, ritorna al valore del 2007 (18,8%) che riassorbe il forte aumento determinato dalla crisi economica mondiale (26,2% nel 2014), ma che nell`Ue è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12%) e tedesco (8,6%). Lo rileva l’Istat nel report ‘Livelli d’istruzione e ritorni occupazionali’.

Il gap con l`Europa è massimo per i diplomati (8,3 punti) e scende a sei punti sia per i titoli terziari sia per chi ha al più un titolo secondario inferiore, (nonostante il calo generalizzato dei Neet sia stato leggermente più marcato proprio tra chi ha un titolo secondario superiore). L`incidenza dei Neet nel 2022 è scesa al 19,4% tra i giovani con al più un titolo secondario inferiore, al 20,3% tra chi ha un titolo secondario superiore e al 14% per coloro che hanno conseguito un titolo terziario. Se l`incidenza viene calcolata escludendo dal denominatore i giovani ancora in istruzione o formazione (in altre parole se si calcola la quota di chi non lavora tra coloro che non studiano più) il vantaggio occupazionale di possedere almeno un diploma appare evidente: dal 59,4% tra chi ha al massimo un titolo di studio secondario inferiore si scende al 36% tra chi ha un titolo secondario superiore.

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Nel Mezzogiorno quota Neet più alta

 

La quota di Neet sul totale dei 15-29enni nel 2022 è diminuita per entrambi i generi e in misura leggermente superiore per le donne, riducendo il gap che tuttavia rimane marcato (17,7% per gli uomini contro 20,5%). Nel Mezzogiorno la quota di Neet è più alta (27,9% contro 13,5% nel Nord e 15,3% e nel Centro). Tra gli stranieri raggiunge il 28,8% (18% tra gli italiani) ed emergono le differenze di genere: tra le straniere e le italiane ci sono quasi 20 punti di differenza (37,9% contro 18,5%, rispettivamente) mentre tra gli uomini sono circa 2 punti (stranieri 19,8%, italiani 17,5%).

 

Il 33,5% dei Neet è disoccupato

 

 

 Nel 2022, il 33,5% dei Neet è disoccupato; il 28,9% appartiene alla quota di inattivi più vicini al mercato del lavoro, cioè le cosiddette forze di lavoro potenziali (coloro che non hanno cercato attivamente un lavoro ma sarebbero immediatamente disponibili a lavorare oppure che hanno cercato lavoro senza però avere immediata disponibilità); la restante quota (37,7%) sono inattivi che non cercano un impiego e non sono disponibili a lavorare. Questi ultimi, sono soprattutto donne con responsabilità familiari, poco istruite o straniere: la quota di inattive sale, infatti, al 58,8% tra le Neet con al più un titolo secondario inferiore e al 65,6% tra le Neet straniere. La ripresa del mercato del lavoro post pandemia ha determinato, per il secondo anno consecutivo, la diminuzione, tra i Neet, della quota delle forze di lavoro potenziali ( -1,8 punti); risulta invece in aumento la quota degli inattivi che non cercano un impiego e non sono disponibili a lavorare (+1,8 punti).

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L`inattività è minima tra i Neet del Mezzogiorno, che nel 69,4% dei casi (52,7% nel Nord e 58,3% nel Centro) si dichiarano interessati al lavoro (rientrando tra i disoccupati o le forze di lavoro potenziali), confermando le minori opportunità lavorative che caratterizzano quest`area del Paese. Non a caso, anche i Neet alla ricerca attiva di lavoro da almeno 12 mesi risiedono prevalentemente nelle regioni meridionali, dove rappresentano il 62,5% dei Neet disoccupati (43,3% nel Centro e 39,5% nel Nord). Questo sottogruppo, che a livello nazionale rappresenta il 51,9% dei Neet disoccupati, è quello più a rischio di transitare nell`area dell`inattività.

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