Indagini su caso camici: non fu donazione ma fornitura

9 luglio 2020

Nessuna donazione: sarebbe stata una fornitura di camici del valore di 513 mila euro quella affidata in via diretta dalla Regione Lombardia a Dama spa, società di proprietà del cognato del governatore Attilio Fontana, nel pieno dell’emergenza Coronavirus. E’ quanto emerge dall’inchiesta milanese che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Dini e di Filippo Bongiovanni, direttore genrale di Aria.

Fu lo stesso Dini, ai microfoni di “Report” (la trasmissione in onda su Rai 3 che sollevò il caso) ad assicurare che si trattò di una donazione e che l’equivoco sarebbe nato da un errore di un suo collaboratore che si occupò della vicenda quando lui non era in azienda a causa dell’emergenza Coronavirus. A smentire questa ricostruzione dei fatti, secondo quanto si apprende in ambienti giudiziari milanesi, sarebbero alcuni documenti acquisiti ieri dalla Guardia di Finanza negli uffici della Regione Lombardia e nella sede di Aria. Tra questi ce ne sarebbe anche anche uno ufficiale di Dama, firmato da Dini e indirizzato a Bongiovanni, in cui si parla esplicitamente di “fornitura” senza nessun accenno a eventuali donazioni.

I magistrati milanesi coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli puntano ad accertare la presenza di eventuali violazioni del cosiddetto “Patto di integrità”, sottoscritto dalla Regione Lombardia nel 2019, che impone a tutti i fornitori di Palazzo Lombardia di dichiarare l’assenza di conflitti di interesse con funzionari regionali. Per vederci chiaro, i pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas hanno ascoltato ieri come persone informate l’assessore regionale all’Ambienti, Raffaele Cattaneo, e il presidente di Aria Francesco Ferri, ex presidente dei giovani industriali, oltre che alcuni funzionari regionali. Altri testimoni saranno ascoltati oggi.

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