Israele vota l’entrata ufficiale in guerra. Netanyahu: sarà lunga ma ci difenderemo

Israele vota l’entrata ufficiale in guerra. Netanyahu: sarà lunga ma ci difenderemo
Benjami Netanyahu
8 ottobre 2023

Il gabinetto di sicurezza di Israele ha votato ieri sera l’articolo 40 della legge fondamentale che prevede l’entrata ufficiale del Paese in guerra e l’autorizzazione a svolgere “attività militari significative”. Lo ha annunciato l`ufficio del primo ministro Benjami Netanyahu, scrive il Times of Israel. Intanto, il bilancio delle vittime dell’attacco a sorpresa di Hamas contro le comunità israeliane vicino a Gaza e delle migliaia di razzi lanciati su Israele, secondo Haaretz che cita fonti sanitarie, registra oltre 600 morti tra cui decine di bambini. Il ministero israeliano conferma inoltre che il numero dei feriti negli ospedali ammonta a 2.048, di cui almeno 20 in condizioni critiche e 330 gravi.

Mentre sarebbero un centinaio i cittadini di Israele, soldati compresi, catturati da combattenti palestinesi in incursioni in più località del Paese come riferito dall’ambasciata di Tel Aviv negli Stati Uniti, con un post diffuso sui social network. Per ora, sul numero delle persone prigioniere, il governo di Israele non ha fornito conferme. Un aggiornamento della situazione militare è stato fornito invece dal colonnello Richard Hecht, portavoce dell’esercito. Secondo la sua ricostruzione, i militari di Israele hanno ripreso il controllo di 22 luoghi dove si erano verificate incursioni di combattenti dell’organizzazione palestinese Hamas. Hecht ha riferito anche che in altre otto aree l’esercito è tuttora impegnato nel tentativo di “eliminare i terroristi”.

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Crisi rischia di aggravarsi

 

Il portavoce ha aggiunto che Israele “è ancora in guerra e sta proseguendo nei suoi sforzi contro Hamas per riprendere il pieno controllo del territorio e delle comunità nazionali”. Diversi i segnali sul rischio di un ulteriore aggravarsi della crisi. Il Consiglio di sicurezza di Israele ha disposto l’interruzione delle forniture di energia elettrica, benzina e altri beni a Gaza e ha dato via libera a misure straordinarie con l’obiettivo di “distruggere le capacità militari e di governo di Hamas” nella Striscia. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto in un discorso trasmesso in televisione che Israele “si vendicherà in modo poderoso” per quello che ha definito “un giorno nero”. Il capo di governo ha preannunciato poi “una guerra lunga e difficile” contro Hamas e ha minacciato di trasformare Gaza, una regione dove vivono oltre due milioni di persone, “in un’isola deserta”.

 

Hezbollah rivendica bombardamenti

 

Allarme anche sul fronte nord. Il movimento Hezbollah ha rivendicato bombardamenti sui siti radar israeliani di Zibdin e Ruwaisat Al-Alam nell’area delle Fattorie di Shebaa, una zona di confine sotto il controllo dei militari di Tel Aviv. Al raid è seguito un bombardamento di risposta. L’esercito di Israele ha fornito dettagli in un post pubblicato sul social network X: un drone avrebbe colpito “un’infrastruttura di Hezbollah” sul monte Dov, alla frontiera con il Libano. Oggi all’Angelus è intervenuto il Papa sull’attacco di Hams contro Israele. “Gli attacchi e le armi si fermino per favore, ogni guerra è una sconfitta” ha detto Bergoglio,  aggiungendo “perchè si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano nessuna soluzione ma solo la morte e la sofferenza di tanti innocenti”. “Preghiamo perchè ci sia pace in Israele e in Palestina”.

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Meloni sente Netanyahu

 

Il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il premier dello Stato d`Israele, Benjamin Netanyahu, riferisce una nota di Palazzo Chigi. Meloni ha ribadito la piena solidarietà del Governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. Il Governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L’Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento, aggiunge il comunicato.

 

Tajani: Egitto può avere ruolo importante

 

“Nessuno vuole un’altra guerra chiediamo la de-escalation, contiamo su Arabia Saudita, Giordania, Egitto, sui paesi moderati che vogliono una soluzione del conflitto” ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando che “bisogna calmare le acque” e confermando il contatto a livello di Quintetto e quindi il confronto telefonico anche con il segretario di Stato Usa Blinken. “Noi condanniamo l’invasione, l’attacco di Hamas contro Israele che ha il diritto di difendersi”, ha ribatido Tajani. Per il ministro degli Esteri, “l’Egitto, la Giordania e l’Arabia saudita possono svolgere un ruolo importante”.

“Oggi ho appuntamento telefonico con il ministro degli Esteri egiziano e mercoledì sarò in visita al Cairo per un incontro con il presidente Al Sisi, chiederemo all’Egitto di svolgere un ruolo importante per la descalation”, ha detto Tajani. I Paesi della regione possono “impedire che ci sia un’escalation e possono essere mediatori e portatori di pace”. “Chiederemo agli egiziani di fare tutto ciò che è in loro potere e mi auguro che palestinesi li ascoltino. Al Sisi e il suo governo sono disponibili a fare il necessario” e anche se al governo non ci sono i Fratelli musulmani “i palestinesi in qualche modo hanno fiducia nell’azione diplomatica degli egiziani così come gli israeliani, ritengo che l’Egitto possa fare qualche passo”, ha concluso.

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