Kiev e Washington trovano un’intesa su risorse strategiche: niente debiti, profitti per la ricostruzione

Dopo settimane di tensioni e trattative complesse, Ucraina e Stati Uniti hanno raggiunto un’intesa strategica sullo sfruttamento delle risorse naturali ucraine. L’accordo, che esclude qualsiasi obbligo di rimborso per gli aiuti militari, segna una svolta nel rapporto tra i due Paesi. L’Unione Europea ha accolto positivamente l’intesa, assicurando che il patto non incide sui propri accordi preesistenti con Kiev né sul processo di adesione all’Ue.

Dopo settimane di trattative serrate, interruzioni improvvise e pressioni geopolitiche crescenti, l’Ucraina e gli Stati Uniti hanno firmato un accordo senza precedenti per lo sfruttamento congiunto delle ricchissime riserve minerarie ucraine. Un’intesa definita “storica” dal capo dell’Ufficio presidenziale di Volodymyr Zelensky, Mikhailo Podolyak, che ha parlato di un risultato strategico in grado di spostare i termini della relazione tra Kiev e Washington da una logica di assistenza a una partnership paritaria.

L’accordo, reso noto nella tarda serata di mercoledì, è stato accolto come un successo diplomatico da parte dell’esecutivo ucraino, che ha visto respinte le richieste più invasive avanzate nelle prime bozze del testo, definite da Zelensky stesso come “un tentativo di vendere il Paese”. L’atto finale, visionato dalla CNN, conferma un ribaltone significativo rispetto alle posizioni iniziali degli Usa, con la cancellazione totale di ogni obbligo di rimborso per i miliardi di dollari già inviati a Kiev sotto forma di aiuti militari ed economici.

Una vittoria politica per Zelensky

Per il presidente ucraino, questo accordo segna una svolta non solo economica ma anche simbolica. “Questo risultato strategico conferma che l’Ucraina si è letteralmente guadagnata il diritto di parlare alla pari con le superpotenze”, ha scritto Podolyak su X poco dopo la firma. Il documento, infatti, non prevede alcun debito né clausole di compensazione legate agli aiuti già ricevuti, un punto cruciale che aveva bloccato per giorni l’avanzata dei colloqui negli uffici del Dipartimento di Stato.

Zelensky ha voluto sottolineare pubblicamente che l’intesa è stata possibile grazie all’incontro informale tenutosi in Vaticano con il presidente americano Donald Trump. “Il presidente Trump e io abbiamo sfruttato al massimo ogni minuto del nostro tempo. Ne sono grato”, ha detto il leader ucraino, lanciando un messaggio chiaro: il dialogo diretto, anche fuori dai circuiti istituzionali tradizionali, può produrre risultati concreti.

Aiuti militari trasformati in investimenti

Una delle novità più rilevanti dell’accordo è il cambio di prospettiva nel trattamento degli aiuti futuri. Essi saranno considerati parte integrante di un fondo congiunto destinato alla ricostruzione dell’Ucraina e allo sviluppo delle sue risorse naturali. Non si tratta quindi di un semplice scambio di armamenti per accesso alle miniere, bensì di un partenariato a lungo termine, con un orizzonte temporale fissato almeno fino al 2034.

Nella stessa giornata della firma, l’amministrazione Trump ha annunciato nuove forniture di armamenti per 50 milioni di dollari, una mossa interpretata da molti osservatori come un gesto di buona volontà e un segnale che Washington intende proseguire sulla strada dell’appoggio militare a Kiev.

Controllo sovrano sul sottosuolo

Altro punto chiave del testo è il controllo esclusivo che l’Ucraina mantiene sul proprio sottosuolo. La ministra dell’Economia Yulia Svyrydenko, che ha firmato l’accordo a nome del governo ucraino, ha ribadito che “tutte le risorse sul nostro territorio e nelle nostre acque territoriali appartengono all’Ucraina. È lo Stato ucraino a determinare dove e cosa estrarre”. Gli Stati Uniti godranno di diritti preferenziali, ma non esclusivi, nell’estrazione di terre rare, petrolio, gas naturale, oro e rame.

VIDEO “Un accordo equo”, cosa prevede intesa su terre rare Usa-Ucraina

Questo equilibrio sembra essere stato raggiunto grazie alla forte resistenza opposta da Kiev alle pressioni iniziali di Washington, che aveva proposto una quota di 500 miliardi di dollari in risorse in cambio del supporto ricevuto. Trump, che aveva inizialmente definito Zelensky un “dittatore” per aver rifiutato quelle condizioni, ha poi modificato il tiro, accettando un modello meno aggressivo, forse anche per non compromettere ulteriormente la sua immagine internazionale prima delle elezioni presidenziali del novembre prossimo.

Progetti futuri, nessuna cessione del patrimonio esistente

L’accordo riguarda esclusivamente nuovi progetti minerari, lasciando intatte le attività estrattive già in atto che generano entrate per il governo ucraino. Tuttavia, questa clausola pone interrogativi sull’effettivo vantaggio immediato per gli Stati Uniti, dato che molte delle risorse potrebbero richiedere anni di investimenti e sviluppo prima di diventare redditizie. Secondo Gavin Mudd, direttore del Critical Minerals Intelligence Centre del British Geological Survey, “la produzione di alcuni minerali come titanio, litio o grafite potrebbe essere realizzata rapidamente, se le regioni fossero sicure.

Ma nel caso delle terre rare, ci vorranno anni per aumentare la capacità produttiva, costruire impianti di raffinazione e ottenere metalli ad alta purezza utilizzabili nelle tecnologie moderne”. Un processo lungo e costoso, che richiederà ingenti capitali e stabilità politica. Eppure, per l’Ucraina, rappresenta una chance concreta di diversificare la propria economia e ridurre la dipendenza dagli aiuti esteri.

Lingua dura sulla Russia

L’accordo contiene anche una precisa dichiarazione politica: Mosca viene definita “aggressore” nel conflitto in corso, un linguaggio che contrasta nettamente con alcune recenti dichiarazioni di Trump, che aveva attribuito a volte responsabilità condivise al conflitto o addirittura suggerito che “un giorno l’Ucraina potrebbe essere la Russia”. L’intesa ribadisce invece l’obiettivo comune di “un’Ucraina pacifica, sovrana e resiliente”, un chiaro segnale che il Cremlino non potrà contare su aperture americane in questa fase delicata.

Reazioni dall’Unione Europea

L’Unione Europea ha accolto con favore l’accordo, precisando che esso non incide sui rapporti esistenti tra Bruxelles e Kiev. Nel 2021, infatti, era stato firmato un Memorandum of Understanding (MoU) tra UE e Ucraina sulle materie prime critiche, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione nel settore e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. “L’accordo tra Ucraina e Stati Uniti non ha carattere esclusivo, e quindi non avrebbe alcun impatto sul nostro Memorandum d’intesa del 2021”, ha spiegato Lea Zuber, responsabile per il Mercato interno e la Strategia industriale della Commissione europea.

“L’Ucraina è libera di continuare a impegnarsi nelle relazioni con l’Ue in questo settore. E naturalmente saremmo lieti di continuare la nostra collaborazione in questo ambito”. La Commissione europea ha anche ribadito che l’accordo Usa-Ucraina non ostacolerà il processo di adesione di Kiev all’Unione, un tema sensibile che era emerso durante le discussioni interne a Bruxelles. “L’importante è che l’accordo tenga conto dell’acquis comunitario”, ha aggiunto la portavoce capo Paula Pinho, “e che non ostacoli una possibile futura adesione dell’Ucraina all’UE”.

Diplomazia parallela e futuro incerto

L’accordo tra Ucraina e Stati Uniti arriva in un momento delicato per la diplomazia globale. Da un lato, la guerra in Ucraina entra nel suo quarto anno, con il fronte orientale ancora bloccato e l’aiuto occidentale sempre più scrutinato da Congressi e opinioni pubbliche. Dall’altro, la competizione globale per l’accesso alle materie prime critiche si intensifica, soprattutto in vista della transizione verde e della corsa alla tecnologia avanzata.

In questo contesto, l’intesa firmata a Washington non è soltanto un contratto economico: è un atto politico che ridefinisce il rapporto tra due Paesi, stabilendo nuove regole per la cooperazione futura. Per l’Ucraina, si tratta di un passo fondamentale verso l’autonomia economica; per gli Stati Uniti, di un investimento a lungo termine su una posizione chiave nel cuore dell’Europa orientale.

Tuttavia, il cammino non è privo di ostacoli. I tempi lunghi per l’estrazione e la raffinazione delle terre rare, la situazione di instabilità geopolitica e la pressione finanziaria interna a Washington potrebbero rallentare o addirittura mettere in discussione la piena attuazione dell’accordo. Ma per ora, Kiev celebra una vittoria diplomatica. E Washington, pur con qualche ritocco, si assicura un ruolo centrale nello sviluppo di un settore chiave per il futuro energetico globale.