La Commissione Ue torna a moderare il linguaggio: lavoriamo con tutti i governi eletti

La Commissione Ue torna a moderare il linguaggio: lavoriamo con tutti i governi eletti
Ursula Von der Leyen
27 settembre 2022

Grande prudenza e moderazione di linguaggio nelle istituzioni Ue sembrano essere, per ora, le parole d’ordine dopo le elezioni italiane. Ma sottolineando la priorità della realizzazione del Pnrr, che Bruxelles si aspetta venga confermata dal prossimo governo. E con un avvertimento, non specificamente rivolto all’Italia ma in risposta a una domanda sulle elezioni di ieri, sul fatto che il nuovo “scudo anti-spread” della Bce non proteggerebbe affatto dallo spread eventuali politiche di bilancio non “in linea” con le prescrizioni dell’Ue. Fedele alla tradizione, il portavoce capo della Commissione, Eric Mamer, si è trincerato subito dietro in più classico dei “no comment” quando, durante il briefing di mezzogiorno per la stampa, i giornalisti gli hanno chiesto una reazione alla netta vittoria del centro destra, con dentro forze certo non note per il loro europeismo. “Non commentiamo mai il risultato delle elezioni nazionali”, ha riposto in prima battuta il portavoce. Poi, incalzato dalle domande, ha aggiunto: “La Commissione europea e la sua presidente” Ursula von der Leyen “lavorano con i governi che escono dalle urne delle elezioni dei paesi dell’Unione europea, e non sarà diverso in questo caso. Speriamo che avremo una cooperazione costruttiva con le nuove autorità italiane. Per ora, attendiamo che l’Italia proceda alla nomina di un nuovo governo secondo le sue procedure costituzionali”.

A un giornalista francese, che chiedeva se non ci sia anche una responsabilità dell’Ue nel risultato delle elezioni in Italia, Mamer ha quindi replicato: “Non sta alla Commissione commentare la compagna elettorale che si è svolta in Italia, e sarebbe presuntuoso da parte mia cercare di analizzare le ragioni che hanno spinto gli italiani a votare come hanno fatto. Non è il nostro ruolo e c’è certamente tutta una serie di temi che sono stati al centro delle elezioni italiani. Vedere in queste elezioni una specie di giudizio sull’Europa – ha sottolineato -, mi sembra una semplificazione estrema”. “Ciò che è certo – ha aggiunto il portavoce – è che la Commissione agisce in modo estremamente forte per cercare di affrontare i problemi che devono affrontare gli europei nel loro insieme e gli italiani in particolare”, in questo mandato “che è stato marcato da una serie di crisi molti intense, a cominciare dalla crisi del Covid, a cui abbiamo dato una risposta che ha permesso all’Europa di superarla. Siamo il continente che ha prodotto ed esportato più vaccini, che ha concluso un programma do rilancio economico senza precedenti. E dunque l’Europa, e la Commissione in particolare, hanno lavorato e continuano a lavorare in modo estremamente efficace per i cittadini europei e italiani in particolare”, ha concluso Mamer.

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Unica altra reazione “istituzionale” è stata quella del commissario all’Economia ed ex premier italiano Paolo Gentiloni. Durante un’audizione su tutt’altro argomento, questo pomeriggio, in commissione Affari economici del Parlamento europeo, Gentiloni si è visto rivolgere una domanda sulle elezioni da parte di un eurodeputato del partito di estrema destra tedesca Afd, Gunnar Beck, che innanzi tutto ha lodato “il coraggio degli italiani per essersi sbarazzati di Mario Draghi”. Beck ha chiesto al commissario se condividesse l’avvertimento che Ursula von der Leyen aveva lanciato a Princeton giovedì scorso, sulla possibilità per la Commissione di usare gli strumenti dell’Ue per la difesa dello stato di diritto, laddove venga attaccato dai governi, come è successo in Polonia e Ungheria. “Ciò che posso dire – – ha replicato Gentiloni – è che, per definizione, sono d’accordo con la presidente della Commissione. Secondo, sono piuttosto fiducioso che la collaborazione con le nuove autorità in Italia sarà basata su posizioni serie, come sempre da parte della Commissione. Non discutiamo questo o quello: possiamo avere le nostre opinioni, ma siamo pronti a discutere. Quello che è importante – ha sottolineato a questo punto il commissario – è proseguire con gli impegni che sono stati presi, specialmente per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Perché questa è per tutti gli Stati membri, e in particolare per quelli con livelli elevati di debito, una vera priorità”.

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“Ma questo è ovvio, e vedremo nelle prossime settimane l’evoluzione della situazione. Naturalmente, non ho commenti da fare riguardo alle sue considerazioni – ha concluso Gentiloni rivolto a Beck – sul governo attualmente in carica per gli affari correnti, che a me piace molto. Ma questa è una mia opinione personale”. Infine, una domanda con un esplicito riferimento “alle elezioni italiane di ieri” è stata rivolta anche alla presidente della Bce Christine Lagarde, durante una precedente audizione, sempre nel pomeriggio, della stessa commissione Affari economici del Parlamento europeo. L’eurodeputata liberale olandese Caroline Nagtegaal ha chiesto a Lagarde se non tema che il Tpi (“Trasmission Protection Instrument”) della Bce possa incoraggiare i governi più pesantemente indebitati a indebitarsi ancora di più, sapendo che il loro paese sarebbe protetto da questo “scudo anti-spread”. “Ho paura di doverla deludere – ha risposto Lagarde -, perché il Tpi non è pensato per nessun paese specifico; è progettato per tutti i paesi, perché la ragione del Tpi è assicurare una trasmissione appropriata della politica monetaria in tutti i paesi dell’Eurozona, dai paesi baltici fino a Malta; io non ho uno specifico paese in mente”.

“Non applicherei il meccanismo del processo del Tpi a nessun particolare paese”, ha insistito la presidente della Bce, che poi ha comunque puntualizzato come il cosiddetto “scudo anti-spread non sia affatto uno strumento a cui possa ricorrere un paese ad alto debito che continui a indebitarsi e non si preoccupi di risanare i conti pubblici, come sembrava implicare l’eurodeputata olandese. Il meccanismo – ha ricordato Lagarde – prevede quattro criteri: 1) rispetto delle regole di bilancio Ue; 2) assenza di gravi squilibri macroeconomici; 3) sostenibilità del bilancio; e 4) politiche macroeconomiche solide e sostenibili”. Il Tpi, ha precisato, riguarda una serie di circostanze diverse da quelle di altri strumenti della Bce come l’Omt. Si applicherà “essenzialmente quando le cose vanno secondo il percorso stabilito, nel rispetto delle regole e del quadro regolatorio e in linea con la sostenibilità di bilancio, e nonostante questo si verificano disordini di mercato non giustificati dai fondamentali o da errori che possono essere stati fatti – ha concluso – nelle politiche macroeconomiche”.

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