L’Anm spaccata sulla responsabilità dei magistrati. Non passa la linea dura dello sciopero

L’Anm spaccata sulla responsabilità dei magistrati. Non passa la linea dura dello sciopero
19 aprile 2015

Non passa la linea dura dello sciopero all’assemblea dell’Anm. Ai voti ha prevalso la mozione della maggioranza di Area e Unicos con 1.212 voti. Ricompattato il fronte delle Toghe ‘moderate’, ma la mozione di Autonomia e Indipendenza e Magistratura Indipendente, che prevedeva in ultima analisi anche uno sciopero ad ottobre, si è fermata a 756 voti. Si conferma dunque la posizione espressa dalla giunta dell’Anm di protesta contro la responsabilità civile dei magistrati e la richiesta di modificare la norma approvata di recente.  L’Assemblea chiede tra l’altro di “verificare gli effetti della riforma della responsabilità civile dei magistrati, demandando al Comitato Direttivo Centrale e alla Giunta Esecutiva Centrale di procedere al relativo monitoraggio e alla denuncia pubblica di ogni abuso e strumentalizzazione e di adottare ogni ulteriore iniziativa ed eventuale forma di protesta, che in conseguenza di ciò si rendessero necessarie”. E’ stato poi deciso di “indire nei giorni 22, 23 e 24 di giugno la sospensione dimostrativa delle attività di indebita supplenza”, evitando quindi di sostituirsi all’attività dei cancellieri, “al fine di evidenziare l’impegno quotidiano dei magistrati e del personale nell’assicurare il regolare funzionamento del servizio”.

IL DOCUMENTO La magistratura, si legge nel documento approvato dall’Assemblea, “vive in questi tempi un profondo disagio, colpita da riforme demagogiche e punitive, spesso accompagnate da manifestazioni di avversione e chiusura di ampi settori della politica e dei mezzi di informazione”. “L’esistenza di un’associazione unitaria costituisce un fattore di forza ed una imprescindibile risorsa”. I magistrati italiani “vogliono rimarcare ancora l’assenza di riforme indispensabili a restituire all’amministrazione della giustizia efficacia e dignità: la copertura immediata e la revisione degli organici, alla luce della riforma della geografia giudiziaria e tenendo conto delle pur prevedibili scoperture, aggravate dall’abbassamento dell’età pensionabile; la riqualificazione e la formazione del personale amministrativo; una stabile disciplina della magistratura onoraria; la piena realizzazione dell’ufficio del processo; un corretto processo di informatizzazione; una vera semplificazione dei riti nel processo civile; una reale assistenza del giudice nel PCT; una vera, coraggiosa riforma del processo penale, che vinca ogni resistenza conservatrice e promuova la semplificazione del rito, la salvaguardia delle garanzie e l’eliminazione di ogni inutile formalismo; la riforma urgente della prescrizione, che ne escluda il decorso almeno dopo la sentenza di primo grado; un ripensamento dei sistemi di impugnazione; il rafforzamento degli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata, alla criminalità economica e alla corruzione”.

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L’ANM “Sulle nostre richieste -rileva l’Anm- la politica ha dato sinora risposte parziali, inadeguate e contraddittorie. L’ultima, in ordine di tempo, quella sulla responsabilità civile: ribadiamo, al riguardo, che attraverso l’azione di responsabilità, anche nel nuovo contesto normativo, non potrà essere mai consentita una revisione del giudizio interpretativo e valutativo espresso dal magistrato nel corso del processo. Vigiliamo, quindi, che le nuove ipotesi di colpa grave non si traducano in un’inammissibile soggezione formale o sostanziale del magistrato verso altri organi o soggetti, in quanto il giudice è e deve rimanere, a garanzia di tutti i cittadini, soggetto soltanto alla legge”. “Nonostante l’eccellente produttività dei magistrati italiani, e gli sforzi di tutti gli operatori della giustizia – prosegue l’associazione nazionalemagistrati – si è voluto porre l’accento su una presunta inadeguatezza delle prestazioni lavorative senza affrontare i problemi effettivi che impediscono di offrire ai cittadini un servizio adeguato. Ciascun magistrato deve essere chiamato a rispondere di ciò che può e deve fare, sulla base delle risorse di cui dispone, e non trascinato in una costante rincorsa a numeri ormai ingestibili, perdendo di vista la qualità del servizio”.

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