L’arbitro silenzioso in campo, Mattarella apre consultazioni. Grasso, Boldrini e Napolitano al Quirinale

L’arbitro silenzioso in campo, Mattarella apre consultazioni. Grasso, Boldrini e Napolitano al Quirinale
8 dicembre 2016

Con l’arrivo del presidente del Senato, Pietro Grasso, si sono aperte le prime consultazioni al Quirinale condotte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per risolvere la crisi di governo che si è aperta con le dimssioni del premier Mattro Renzi a seguito della sconfitta domenica scorsa nel referendum sulla riforma della Costituzione. Con la formalizzazione delle dimissioni da presidente del Consiglio di Matteo Renzi di ieri sera – respinte dal capo dello Stato in modo da lasciare il premier in carica per gli affari correnti ma nella pienezza di poteri e quindi in grado di varare ove necessario il decreto su Monte Paschi Siena e far fronte a ogni necessità di governo – il capo dello Stato che ha scelto per sé la definizione di “arbitro silenziosamente persuasivo” si trova per la prima volta in campo a giocare sotto i riflettori la partita più delicata per gli inquilini del Colle: la soluzione della crisi di governo. Riflettori dettati non solo dalla pubblicità della crisi ma dalla sua natura in partenza piuttosto al buio: in notturna.

E’ durato circa trenta minuti l’incontro tra il Capo dello Stato e Grasso. Poi è stata la volta della presidente della Camera, Laura Boldrini (venti minuti). A chiudere le consultazioni di oggi, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (trenta minuti). Nulla è trapelato dai colloqui tra Mattarella e gli interlocutori istituzionali. Domani tocca ai gruppi parlamentari più piccoli. Sabato saranno al Colle i maggiori: gran finale di un’ora ciascuna con i partiti che possono fare la differenza. A mezzogiorno al Quirinale torna Silvio Berlusconi alla testa della delegazione Fi. Il pomeriggio tocca alla delegazione low profile M5s formata dai soli capigruppo di turno, priva tanto di Beppe Grillo come dei big del compianto direttorio Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista o Roberto Fico. Sipario finale, sabato, sulle consultazioni con il Pd decapitato di Renzi rappresentato dal presidente Matteo Orfini, il vicesegretario Lorenzo Guerini, i capigruppi Ettore Rosato e Luigi Zanda.

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Delegazione che ben rappresenta la variegata galassia in fermento della maggioranza dem fatta di renziani, franceschiniani, giovani turchi. Mentre esclude invece la minoranza bersaniana. Non è dato sapere, ma è improbabile, che Mattarella confermi la frequente usanza di Giorgio Napolitano di punti stampa giornalieri sulle consultazioni. Mentre al Colle considerano probabile l’indicazione di un premier incaricato – mandato pieno o esplorativo che sia- “entro la giornata di lunedì”. Il che significa che Mattarella deciderà dopo le consultazioni se prendersi domenica come giornata intera di riflessione e consultazioni informali o dare nel pomeriggio l’incarico per consentire già lunedì all’incaricato di avviare le sue di consultazioni. Dalle tre alte cariche stasera al Colle la prassi vuole che il capo dello Stato acquisisca il parere soprattutto sulla durata della legislatura. Ma è scontato che in questa fase lo scioglimento immediato delle Camere non è in discussione, ferma la presenza in Parlamento di una maggioranza che ancora ieri ha confermato la fiducia al Governo Renzi in Senato, il ramo del Parlamento in cui i numeri sono i meno certi.

L’incoraggiamento questa sera di Napolitano, Boldrini e Grasso a Mattarella a dare un incarico per un nuovo governo in questa legislatura è scontato. Mentre non è dato immaginare se a tutti e due i presidenti delle Camere o solo a Grasso Mattarella raccomanderà di tenersi pronto ove le successive consultazioni di domani e soprattutto sabato dovessero far registrare inattese convergenze di gruppi parlamentari di opposizione per quel “governo di tutti di responsabilità” che Matteo Renzi ha indicato al Pd come unica alternativa al ricorso alle urne anticipate. E che finora – scontati i no dei partiti di Grillo, Salvini e Meloni- anche Forza Italia ha rifiutato a un Silvio Berlusconi in finestra e che sabato non a caso sale al Colle in prima persona a parlare con Mattarella. E’ invece nella funzione stessa dei presidenti delle Camere la disponibilità che pure stasera verrà rinnovata a essere esploratori per conto del Colle quando l’alternativa del ricorso alle urne è sollecitata da molti gruppi ma non unanime, come nel caso di questa crisi. In questo senso i precedenti non mancano: Iotti, Spadolini, Marini. Che esplorarono per conto del Quirinale con mandato pieno: sia alla ricerca di un premier terzo che su loro stessi. Ma identikit dell’incaricato e natura dell’incarico l’arbitro Mattarella da oggi pubblicamente in campo Mattarella potrà definire solo al termine di questa prima partita in notturna con riflettori accesi. Consapevole di poter fischiare domenica solo la fine di un tempo di una partita più lunga.

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