Lega, Cinquestelle e partiti autonomi: un progetto in difesa dei territori e tradizioni

Lega, Cinquestelle e partiti autonomi: un progetto in difesa dei territori e tradizioni
12 aprile 2016

La Lega Nord ‘sbarca’ in Sicilia e nel Sud d’Italia? Sembra proprio di sì. Salvini è pronto a battersi per il Mezzogiorno d’Italia affinché si affranchi dei suoi difetti atavici: assistenzialismo e clientelismo e s’impari a valorizzare quello che il territorio nelle singole regioni offre. La questione meridionale, accentuata dal Dopoguerra in poi dai partiti che si definivano fondatori dello Stato Italiano, è purtroppo il vulnus che è stato creato per delineare e delimitare l’Italia che doveva produrre e l’Italia che doveva consumare. Pensiamo un attimo alle nostre ex grandi aziende private o pubbliche – Fiat, Eni, Enel, Barilla, Perugina, Ferrero, Falk, e ecc. – come hanno condizionato le scelte politiche del 1946 ai nostri giorni: falsi investimenti al Sud per avere solo ritorni al Nord e creare le condizioni per vendere i propri prodotti nel Mezzogiorno, modificando la vocazione dei territori che invece hanno una storia lunga millenni ma cancellata volutamente da partiti e uomini anche del Sud ‘venduti’ al potere dei gruppi del Nord. Oggi la musica però è cambiata in maniera definitiva con la globalizzazione. Le nostre grandi aziende del Nord in pratica non esistono più grazie all’Europa che ha permesso che le multinazionali, assorbendo o integrando l’esistente, facciano quello che vogliono e quindi la ‘questione meridionale’ è diventata questione nazionale.

Da qui la Lega Nord, o come circola l’ipotesi sibillina che ricorda già una rivoluzione avvenuta il secolo scorso, il PNF, Partito Nazionale Federalista, potrebbe avere nei prossimi anni un ruolo fondamentale ed emblematico nella difesa dei territori, delle tradizioni, degli usi e le consuetudini, insomma dello Stato che tutti gli italiani conoscono e vogliono ma che i partiti tradizionali per convinzione o per convenienza: da Renzi a Cesa, da Alfano a Verdini per passare tramite Monti per citare alcuni nomi, vogliono invece – consapevoli o inconsapevoli – smantellare. E quindi la difesa delle produzioni agricole a quelle industriali nostrane, dal turismo ai siti archeologici, dal commercio ai siti sensibili ambientali di quella natura eccelsa italiana che siano in territorio lombardo, siciliano, campano, veneto, lucano o sardo che sia, chi ci pensa? Può anche accadere che i partiti territoriali meridionali, che sino ad oggi hanno visto la Lega Nord come il male assoluto si rendano conto che con un partito nazionale federale ognuno riuscirà a ‘difendere’ le proprie localizzazioni. Ma non per campanilismo. E solo unendosi potrebbe realizzarsi questo progetto. Certo non è facile creare ciò, perché i partiti tradizionali – servi oggi del potere economico delle multinazionali (europee e mondiali)  – si batteranno per evitare la nascita di una coesione territoriale così ben definita. Ci sarebbe anche il movimento Cinque stelle. Ma qualcuno dovrebbe riuscire a far dialogare tra di loro questi apparati senza che i vertici si ingelosiscano l’uno dell’altro per la leadership o per chi debba essere il motore trainante o chi invece suppone che ha solo lui la verità delle cose e gli altri sono nel torto. Contatti, nella base, già ve ne sono – perché parlano la stessa lingua – dovrebbero dialogare senza remore i cosiddetti leader se hanno a cuore il bene dell’Italia e delle sue regioni. MRD

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