Il nodo dell’eredità dei Cinquestelle. Tre ipotesi: il figlio Davide, votazione e scissione

Il nodo dell’eredità dei Cinquestelle. Tre ipotesi: il figlio Davide, votazione e scissione
13 aprile 2016

di Enzo Marino

“Lasciamo stare adesso, lasciamo stare per un pochino”: è l’unica battuta che un commosso Beppe Grillo concede alle telecamere di Repubblica tv e ai cronisti che lo tallonano a Napoli mentre prende il treno per Milano, in vista dell’ultimo saluto al suo amico e “cofondatore” del Movimento 5 stelle, Gianroberto Casaleggio. Il “guru” della comunicazione a 5 stelle, di fatto il creatore del sistema dei meetup locali, artefice del successo del blog di Grillo e della incredibile progressione che ha portato nel 2013 il M5S ad essere la lista singola più votata alle politiche, era stato operato nel 2014 per un problema cerebrale e l’aggravarsi, nelle ultime settimane, delle sue condizioni di salute aveva ridato fiato alle voci sui contrasti interni per la successione. I funerali si terranno domani alle 11, nella chiesa milanese di Santa Maria delle Grazie. In tanti cercano in queste ore di evitare di commentare, di attenersi a quel “lasciamo stare per un pochino” di Grillo, ma è inevitabile volgere lo sguardo al futuro del movimento, e l’accenno di Danilo Toninelli alla “continuità” è troppo vago per avere un significato al di là delle emozioni del momento. Le regole del Movimento affidano alla Casaleggio associati la gestione del blog Beppegrillo.it, di tutte le consultazioni on line (dalle espulsioni alla scelta dei candidati per le varie tornate elettorali) e della comunicazione dei gruppi parlamentari.

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Esempio: quando il gruppo parlamentare della Camera ha votato il “licenziamento” della responsabile comunicazione Ilaria Loquenzi, Casaleggio padre ha preteso e ottenuto una marcia indietro. Senza la figura carismatica di Gianroberto, è da verificare che il figlio Davide abbia la forza di difendere la posizione di “commissario politico” del M5S e il peso della sua dozzina di dipendenti. Ed è tutto da verificare, spiegano fonti lombarde che conoscono bene l’ambiente della Casaleggio associati, anche che lui stesso ne abbia la volontà, dato il profilo più manageriale e meno politicamente visionario di Davide. Anche se suo padre “avrebbe voluto”, raccontano, affidargli la successione in quel ruolo pubblicamente defilato ma decisivo per gli equilibri politici interni. Senza l’appoggio di Grillo, dicono nel M5S, Davide Casaleggio non ce la può fare: tutto dipende da come si collocherà il fondatore, che già da tempo si interessa poco della gestione ordinaria della creatura sua e di Casaleggio. Le ipotesi sono tre, spiega una fonte parlamentare. La prima: Davide Casaleggio potrebbe accontentarsi di un ruolo “tecnico”, di gestore del movimento, lasciando spazio al crescente ruolo del direttorio e soprattutto di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: quest’ultimo forse non a caso oggi ha ribadito il suo “voto” per Di Maio come candidato premier. Il segnale di un patto interno che per ora tiene.

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Seconda ipotesi: l’erede Casaleggio difende il peso politico del cosiddetto staff, e impone il rispetto dei patti sottoscritti da tutti i parlamentari. In questo caso, dovrà cercare un equilibrio con i giovani – e popolari – capipopolo parlamentari. “Ma potremmo anche fare una votazione – butta lì un deputato – per decidere in che modo prosegue il rapporto con la Casaleggio”. Terza ipotesi, la più traumatica, che aprirebbe per i gruppi stellati scenari di possibili nuove fratture e scissioni: il direttorio e i gruppi parlamentari danno vita a un nuovo blog, a una nuova struttura di gestione. Inimmaginabile fino a poco tempo fa, ma occorre ricordare che il M5S si fa un punto d’onore di essere promotore del merito, delle competenze, parola d’ordine cara proprio a Casaleggio padre. “Una cosa tipo principe ereditario ci metterebbe in imbarazzo”, sussurra un deputato, che però vede nella scomparsa del regista della comunicazione a 5 stelle anche l’occasione per “dare un paio di botte a certe persone scelte più con criteri di gradimento mediatico che di capacità”. Del resto, il capogruppo designato (prenderà servizio fra un paio di mesi), la deputata piemontese Laura Castelli è piuttosto nota per le critiche che ha avanzato sui criteri di scelta che hanno attribuito ad alcuni maggiore visibilità rispetto ad altri. Oggi, dicono a Montecitorio, “ha superato certi malumori”. Ma sarà lei, probabilmente, a gestire il folto gruppo di Montecitorio nella fase più delicata della costruzione dei nuovi assetti di potere nel movimento. Chi conosce bene il M5S giura che nell’immediato non accadrà nulla, anche perché alle amministrative ci si attende qualche successo significativo: “Ma a settembre il casino esploderà”.

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