Letta avverte le varie correnti del Pd e alleati: basta liti

Letta avverte le varie correnti del Pd e alleati: basta liti
Enrico Letta
13 settembre 2021

Fedeltà al governo che “deve durare fino al 2023”, attacchi a Salvini e Meloni, che non sono la destra di Silvio Berlusconi ma una “destra estrema”, la rassicurazione che “dalla pandemia non si uscirà a destra, ma verso sinistra”. Enrico Letta manda molti messaggi durante il comizio di chiusura della festa dell’Unità e chiude il ragionamento con un’analisi che è anche un avvertimento perentorio a tutti i potenziali alleati del centrosinistra: si può vincere, nel 2023, ma serve “unità”, bisogna smetterla di “spaccare il capello in quattro” e avere chiaro che si è entrati in una “fase nuova”, il tripolarismo è ormai archiviato e adesso “o si sta di qua o si sta di là, non c’è posizione intermedia che abbia la benché minima possibilità di fare qualcosa di utile”.

Il segretario Pd inizia dicendosi “orgoglioso” di guidare il partito, poi incalza sui vaccini: “Il vaccino è libertà, chi è ambiguo sul vaccino è contro la salute degli italiani, contro il lavoro, contro gli imprenditori”. Letta non fa nomi, ma è fin troppo ovvio il bersaglio delle sue stoccate, quel Matteo Salvini “di lotta e di governo”. L’esecutivo, ripete, deve proseguire fino al 2023, “sosteniamo il governo in modo leale e vogliamo che duri fino a fine legislatura”. Il leader Pd, poi, ‘chiama’ l’ovazione per Sergio Mattarella, offre l’assist alla platea democratica definendolo “uno straordinario esempio da seguire a cui mandiamo il nostro affettuoso saluto”. Segue quasi un minuto di applausi.

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Ma il fulcro politico del discorso è, appunto, il richiamo all’unità e l’invito a “non spaccare il capello in quattro”. Letta è netto: il centrodestra è sempre unito alle elezioni, mentre “perché a casa nostra abbiamo questa terribile tendenza a spaccare il capello in quattro e a dividerci nei momenti decisivi. Vorrei che la parola chiave fosse: unità. L’unità del nostro partito per l’unità della nostra coalizione”. Un avvertimento rivolto alle varie correnti Pd, ma anche e forse soprattutto a tutti gli alleati, da M5s a Iv e Azione. I numeri dei sondaggi, del resto, sono eloquenti: l’ultima rilevazione Ipsos per il Corriere della sera, ieri, dava a Fdi-Lega-Fi il 45,5% dei consensi, mentre Pd-M5s arrivano al 37%. Per colmare il divario e giocarsi la partita bisogna cercare di tenere insieme le varie sigle alternative alla destra, da Sinistra italiana ai centristi e a Più Europa, passando per i Verdi.

Anche perché, sottolinea, “dall’altra parte non c’è più il centrodestra guidato da Berlusconi. Ora c’è una destra, destra estrema. Noi abbiamo una grande responsabilità. Dobbiamo costruire alternativa in grado di battere questa destra. Siamo gli unici che possono costruire questa alternativa”. Insomma, si mettano da parte le storiche lotte fratricide del fronte progressista, i 5 stelle si rendano conto che non è più possibile non schierarsi e anche i centristi non inseguano progetti di improbabili terzi poli. “Da questa pandemia non si uscirà a destra, ma verso sinistra, con i valori della solidarietà, della giustizia sociale. Si uscirà dove saremo noi e sta a noi essere all’altezza di questo appuntamento con la storia”.

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