L’Ue prende le distanze da Draghi: non sta a noi definire o no Erdogan un dittatore

L’Ue prende le distanze da Draghi: non sta a noi definire o no Erdogan un dittatore
Il capo di Stato turco Recep Tayyip Erdogan
9 aprile 2021

L’Unione europea ha espresso pubblicamente e ripetutamente, a diversi livelli, una serie di “preoccupazioni” riguardo alla situazione della democrazia, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti fondamentali in Turchia, ma non sta alla Commissione “qualificare un sistema” come una dittatura “o una persona” come un dittatore. Lo ha affermato oggi a Bruxelles il portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue (Seae), Peter Stano, rispondendo, durante il briefing online quotidiano per la stampa della Commissione europea, a diverse domande riguardanti la definizione di “dittatore” attribuita dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

“La nostra valutazione sugli sviluppi in Turchia – ha detto Stato – non è un segreto. Pubblichiamo regolarmente delle dichiarazioni quando avvengono fatti che non sono in linea con le nostre attese e con i valori dell’Ue. Con scadenza annuale, poi, pubblichiamo dei rapporti sulla situazione in Turchia riguardo al processo di adesione all’Unione, che valutano in che misura la Turchia stia rispettando i criteri di adesione e si stia allineando ai valori dell’Ue. Questi rapporti sono pubblici, chiunque può vederli”. “Anche riguardo alle recenti decisioni sulla libertà di espressione, sul trattamento dei giornalisti e dei partiti politici in Turchia – ha continuato il portavoce -, la nostra posizione non è un segreto. Ne abbiamo parlato in una serie di dichiarazioni da parte nostra in questa sala stampa, e anche in alcune conclusioni del Consiglio, in cui l’Unione europea, a vari livelli e in vari formati, ha espresso le sue preoccupazioni su certe decisioni inquietanti rispetto alle continue pressioni contro partiti politici come il Partito Democratico del Popolo, Hdp”, il partito pro-curdo.

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“Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni – ha aggiunto Stano – sulla situazione riguardante la libertà di espressione nel Paese, sulla situazione riguardo alla Giustizia e alcune decisioni della magistratura, sul rispetto delle sentenze della Corte europea dei diritti umani; e abbiamo anche pubblicato, più recentemente, la nostra reazione riguardo alla decisione turca di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul” sui diritti delle donne. “Penso che tutte queste dichiarazioni e conclusioni disponibili pubblicamente diano una visione chiara di ciò che pensiamo della situazione e degli sviluppi Turchia”. Più specificamente, alla domanda se la Commissione e l’Ue condividano la definizione di Erdogan come “un dittatore” data da Draghi, Stano ha risposto: “La Turchia è un paese che ha un Parlamento e un presidente eletti. E’ anche un paese nei cui riguardi abbiamo un certo numero di preoccupazioni, ma anche molta collaborazione in diverse aree. Queste preoccupazioni riguardano questioni come la libertà di espressione, i diritti fondamentali, lo stato della giustizia; ma non sta a noi – ha concluso il portavoce – qualificare un sistema o una persona”.

Sempre oggi, in una nota da Bruxelles, il presidente del gruppo del Partito popolare al Parlamento europeo, Manfred Weber, ha espresso una posizione più dura: “Il primo ministro Draghi ha ragione: nell’ultimo decennio, sotto la guida del presidente Erdogan – ha osservato Weber – la Turchia si è allontanata dallo stato di diritto, dalla democrazia e dalle libertà fondamentali. Non è un paese libero per tutti i suoi cittadini”. “Se l’Europa vuole costruire un partenariato costruttivo con paesi come la Turchia, ed è nel nostro interesse strategico farlo, dovremmo parlare chiaramente e onestamente dei fatti sul campo”, ha aggiunto il presidente del gruppo Ppe. “È anche il motivo per cui abbiamo chiesto già da anni al Consiglio Ue di archiviare finalmente la procedura di adesione della Turchia all’Unione. Siamo – ha concluso Weber -categoricamente contro una prospettiva di adesione della Turchia all’Ue, e finché questa procedura è sul tavolo ostacola un rapporto più realistico e franco con il Paese”.

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