M5s sull`orlo della scissione, il movimento punta tutto sul referendum

M5s sull`orlo della scissione, il movimento punta tutto sul referendum
Beppe Grillo, Alessandro Di Battista, Davide Casaleggio e Luigi Di Maio
21 settembre 2020

Il Movimento 5 stelle arriva all`appuntamento delle elezioni regionali nel pieno di una guerra tra una consistente fetta di parlamentari e Davide Casaleggio. Una guerra che potrebbe portare alla scissione di una parte degli eletti o a un clamoroso divorzio tra il Movimento e il figlio di Gianroberto, che quel movimento lo ha fondato con Beppe Grillo. La resa dei conti saranno gli Stati generali, l`appuntamento congressuale pentastellato che entro ottobre dovrà risolvere il tema della leadership affidata temporaneamente al reggente Vito Crimi. In questo contesto, col Movimento lacerato e debole sul territorio, il voto per i governatori sembra quasi dimenticato. I grillini puntano tutto sul referendum confermativo del taglio dei parlamentari. La campagna elettorale di Luigi Di Maio è stata incentrata sul sostegno alla riduzione di deputati e senatori da 945 a 600, la riforma bandiera del Movimento, anche se in Parlamento è passata con un voto trasversale. Ma nessuno sta calcando le piazze per sostenerla quanto l`ex capo politico 5 stelle.

Marche, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Basilicata, Campania. Il tour del ministro degli Esteri è stato tutto un incontro pubblico o un caffè con i cittadini per il sì al referendum. E anche se la vittoria sembra scontata, i fari sono puntati sulle regioni dove gli italiani non sono chiamati al voto per la scelta dei governatori ma dovranno recarsi ai seggi solo per il referendum. E` lì che preoccupa l`avanzata del fronte del no, sicuramente più motivato ad andare a votare, seppure in piena pandemia, senza il traino delle elezioni regionali. Se in quelle regioni il no dovesse superare il sì, anche senza sconfiggerlo a livello nazionale, sarebbe per i grillini una nota stonata che si aggiungerebbe a un risultato delle regionali che si attende come deludente. M5s rischia di ritrovarsi dietro a Fdi e in alcuni casi sotto la soglia del dieci per cento. I risultati più incoraggianti sono attesi in Campania e in Puglia dove l`esito della sfida tra l`uscente Michele Emiliano, appoggiato dal centrosinistra, e il candidato del centrodestra Raffaele Fitto è incerto. A Emiliano potrebbero mancare proprio i voti di Italia Viva che in Puglia ha deciso di candidare Ivan Scalfarotto o della 5 stelle Antonella Laricchia, la candidata che ha rifiutato ogni tipo di accordo con Emiliano, nonostante gli auspici del premier Giuseppe Conte.

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Proprio qui ha deciso di esporsi Alessandro Di Battista. Diventato da poco papà per la seconda volta, molto impegnato sul fronte della famiglia, l`ex deputato M5s ha fatto in Puglia la sua unica tappa elettorale. Una decisione che è tutto un programma visto che proprio lì, in una regione in bilico, la sua discesa in campo rischia di togliere voti al Pd e a Emiliano, che pure gode dell`appoggio dell`ala più governista del Movimento. Dunque la mossa di Dibba potrebbe rivelarsi un colpo ai dem e al governo Conte. Di Battista sarà sicuramente uno dei protagonisti della fase che si aprirà subito dopo il voto e che porterà entro un mese agli Stati generali. Non sono stati smentiti i retroscena che lo vogliono come il candidato di Casaleggio nell`assise grillina ma chi lo conosce bene è pronto a giurare di non riuscire a immaginare uno come Dibba nelle fredde stanze della Casaleggio associati.

Il tema della nuova leadership, è certo, sarà subito all`ordine del giorno. Lo ha spiegato Di Maio in chiusura di campagna elettorale in Campania: “Dopo le elezioni M5s deve convocare Stati generali e lavorare a una leadership. Leadership non vuol dire necessariamente leader ma è anche un organo collegiale, questo poi lo decideremo”. L`ex capo politico propende per un organo collegiale ma questa opzione comporterebbe una modifica dello statuto che invece parla di capo politico con un voto sulla piattaforma Rousseau. La piattaforma della discordia che in questi giorni è finita nella bufera: parte degli eletti vuole apertamente sottrarla al controllo di Casaleggio e lui ha puntato il dito contro i parlamentari non in regola con restituzioni dello stipendio e con i 300 euro da versare mensilmente all`associazione Rousseau. Tre deputati – Fabio Berardini, Carlo Ugo de Girolamo e Paolo Romano – si sono autosospesi fino a quando non finirà quello che definiscono “un ricatto economico”. L`associazione Rousseau ha replicato spiegando che la piattaforma è già gestita dall`associazione Movimento 5 stelle e dai suoi organismi. Insomma, la guerra – anche legale – è assicurata. Grillo ha provato a mediare intervenendo martedì scorso, a sorpresa, in streaming con una conferenza stampa al Senato: ha ricordato l`importanza dello strumento della piattaforma e spiegato che Casaleggio va ringraziato. Ma non è bastato a placare gli animi.

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