Mafia, oltre il 47% dei beni confiscati si trova in Sicilia

7 maggio 2015

Il maxisequestro da 800 milioni di euro eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo nei confronti del commercialista Giuseppe Acanto, ritenuto legato ai vertici di Cosa nostra, rappresenta un colpo durissimo alle casse della criminalità organizzata nella Sicilia occidentale. Un tassello importante nell’opera di contrasto alla mafia, che ha visto la stessa Dia di Palermo, insieme alle Sezioni di Agrigento e Trapani, sottoporre a sequestro, al 31 dicembre scorso, oltre 2 miliardi e 46 milioni di euro di beni, e confiscare beni per 18 milioni. Oltre il 47% dei beni confiscati alla mafia in via definitiva si trova in Sicilia, seguita dalla Campania e dalla Calabria. Nell’Isola i beni sottratti ai boss sono più di 5.200, di cui, però, solo 2.000 sono già stati destinati ed assegnati. Il maggior numero di beni confiscati si trova a Palermo 3.478 (1.317 quelli consegnati), seguita da Catania (613) e Trapani (376).

La mancata assegnazione di un bene, senza metterlo quindi nel circuito del riutilizzo a fini sociali, rappresenta un rischio; soprattutto quello che possa restare in mano, direttamente o indirettamente, agli stessi mafiosi a cui è stato sottratto. Un timore espresso dalla stessa Dia, che in un recente rapporto ha segnalato come su 10mila beni confiscati, 1.300 sono ancora occupati dai mafiosi; e 500 di questi si trovano in Sicilia. Proprio stamattina a Palermo, nella sede dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, il prefetto Postiglione ha consegnato al Comune del capoluogo siciliano, 54 immobili sottratti alla mafia. Negli ultimi 7 mesi sono stati consegnati in Sicilia 950 beni immobili confiscati. Inoltre il consiglio direttivo dell’Agenzia ha deliberato il 25 marzo scorso la consegna di 2.500 beni su tutto il territorio nazionale. Tra questi, ben il 40% si trova in Sicilia, dove sono ancora 3mila gli immobili da destinare.

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