Mafia, torna libero per fine pena il boss della “rifondazione”

24 febbraio 2017

Torna in liberta’ un capomafia palermitano di prima grandezza, il boss del mandamento San Lorenzo, Giulio Caporrimo: e’ stato scarcerato per fine pena, dopo avere scontato oltre sei anni. Sebbene fosse stato condannato a 10 anni, i suoi legali, gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Federica Folli, sono riusciti a far calcolare il cosiddetto “cumulo” fra piu’ pene, ottenendo il ritorno in liberta’ del boss. Caporrimo , uscito dal carcere ad aprile 2010, dopo avere scontato un’altra lunga condanna per mafia, era tornato ad essere il nuovo capo della cosca di San Lorenzo. Per questo i carabinieri avevano ripreso a monitorarlo, fino al momento del nuovo arresto, avvenuto a novembre 2011, quando fu eseguito un ordine di custodia cautelare nei confronti di 36 persone, ritenute appartenenti ai clan di San Lorenzo, Passo di Rigano e Brancaccio.

Avrebbe dovuto “ristrutturare” Cosa nostra a Palermo e per questo organizzo’ un grande vertice a Villa Pensabene, il 7 febbraio 2011. Gli investigatori riuscirono a monitorare i partecipanti, quasi tutti capimafia di varie borgate, ma non riuscirono a piazzare microspie e ad ascoltare i discorsi che si fecero in quella occasione. Fedelissimo dei boss di Tommaso Natale Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Caporrimo aveva intessuto rapporti con i mafiosi di Trapani (provincia di cui e’ originario il superlatitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro) dopo essere stato a lungo in cella con Epifanio Agate, figlio di Mariano, capomafia di Mazara del Vallo. Sempre in carcere, Caporrimo aveva allacciato rapporti pure con la ndrangheta calabrese, con i mafiosi pugliesi e con i “napoletani appartenenti agli amici nostri”, cioe’ a Cosa nostra campana, da tenere ben distinta, nel suo linguaggio, dagli “scissionisti di Scampia”. Caporrimo gestiva, assieme alla sorella Caterina e al padre Francesco, la lavanderia industriale Oscar in via Partanna Mondello. Restano il suo spessore e, per questo, sottolineano alcune fonti investigative, la necessita’ di monitorarlo.

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