Il Mediterraneo è lo specchio dei cambiamenti climatici, acque più calde e salate

Il Mediterraneo è lo specchio dei cambiamenti climatici, acque più calde e salate
7 agosto 2017

“Il Mar Mediterraneo è una delle regioni più soggette all`aumento delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni, dove gli effetti del global warming si manifestano più rapidamente che negli oceani, anche perché i tempi di ricambio delle acque sono relativamente brevi rispetto a quelli di un oceano”. A parlare è Katrin Schroeder, ricercatrice dell`Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Ismar-Cnr), che sul tema ha coordinato due studi internazionali pubblicati sulla rivista Scientific Reports in collaborazione con il National Oceanography Centre di Southampton (Uk) e l`Institut National des Sciences et Technologies de la Mer di Salamboo (Tunisia). “Nel Mediterraneo l`evaporazione è predominante rispetto alle precipitazioni e agli apporti fluviali e, nel bacino orientale, siccità e temperature hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli ultimi 500 anni”. L`Ismar-Cnr analizza da oltre vent`anni le caratteristiche dell`acqua in transito nel Canale di Sicilia, punto di contatto tra i bacini orientale e occidentale del Mediterraneo. “I dati dello studio evidenziano che dalla fine del 1993 ad oggi le proprietà termoaline (temperatura e salinità) dell`acqua proveniente dal Mediterraneo orientale, tra i 300 e 600 metri di profondità, hanno subito rilevanti variazioni. In particolare, la rapidità con cui stanno aumentando è di due volte e mezzo maggiore rispetto a quella osservata nel Mediterraneo orientale nella seconda metà del XX secolo ed è di un ordine di grandezza superiore a quella che si osserva negli oceani (nel caso della temperatura, 0,05 gradi all`anno nel Mediterraneo orientale, 0,005 gradi all`anno nell`oceano globale)”, prosegue la ricercatrice Ismar-Cnr.

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“Il Mediterraneo può essere assimilato a una macchina che importa acqua superficiale poco salata e di bassa densità dall`Atlantico, e la trasforma al suo interno mediante processi complessi che coinvolgono la produzione di acque più calde e salate, poi esportate verso l`Atlantico, dalle profondità dello Stretto di Gibilterra”. Nel Canale di Sicilia il flusso d`acqua proveniente dai due bacini si dispone su due livelli: l`acqua di origine atlantica, meno salata e più leggera, occupa lo strato superficiale e si muove verso est, mentre quella intermedia generata dall`intensa evaporazione nella regione orientale, più pesante, si muove verso il bacino occidentale nello strato inferiore. “Le proprietà fisiche dell`acqua intermedia determinano quantità, temperatura e salinità dell`acqua profonda generata nel Mediterraneo nord-occidentale. Queste due ultime caratteristiche del livello profondo sono molto stabili e sono sempre state considerate un importante punto di riferimento per quantificare ogni minimo effetto dei cambiamenti climatici”, conclude Schroeder. “Consideriamo che per circa mezzo secolo il loro contenuto salino e di calore è aumentato gradualmente, mentre dal 2005 questi parametri stanno crescendo a velocità doppia rispetto al periodo 1960-2005. Da allora si parla di transizione del Mediterraneo occidentale, un periodo di eventi di formazione di grossi volumi di acqua profonda particolarmente calda e salata, che ha segnato l`inizio di un drastico mutamento nella struttura degli strati intermedi e profondi del bacino occidentale. Questi dati suggeriscono quindi una veloce transizione verso un nuovo equilibrio che si riverbera sull`ecosistema marino profondo”.

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