Meloni accelera sull’Ucraina ma inciampa sul caso AlMasri: pressing interno e tensioni estere
Mentre la premier prepara il vertice internazionale a Roma, il governo è sotto assedio per la mancata consegna del generale libico e per nuove crepe nella maggioranza. Cresce il timore per i migranti dalla Libia e si infiamma il dibattito sullo Ius scholae.
Giorgia Meloni
Un’agenda internazionale serrata, un Paese da rappresentare nel cuore della diplomazia europea e, al tempo stesso, un governo alle prese con dossier esplosivi, polemiche e crepe sempre più evidenti. Per Giorgia Meloni, la vigilia del vertice sulla ricostruzione dell’Ucraina si trasforma in una corsa a ostacoli, tra accuse politiche e dossier giudiziari che rischiano di minare la credibilità dell’esecutivo.
Zelensky a Roma, ma l’attenzione è sulle fratture italiane
Alla Nuvola dell’Eur è tutto pronto: oggi si aprirà la Conferenza per la ripresa dell’Ucraina, con la partecipazione di 15 tra capi di Stato e di governo. Oltre al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, già giunto nella Capitale e ricevuto da Papa Leone XIV e dal presidente Mattarella, attesi tra gli altri il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier polacco Donald Tusk.
Anche Emmanuel Macron e Keir Starmer interverranno da remoto. Un appuntamento strategico per l’Italia, che vuole porsi al centro del processo di ricostruzione post-bellica. Ma mentre l’attenzione mediatica è proiettata sulla vetrina internazionale, in patria si infittiscono le nubi.
Il caso AlMasri esplode: opposizioni all’attacco
Il silenzio del governo sul caso AlMasri rischia di diventare un boomerang. Il generale libico, ricercato dalla Corte Penale Internazionale, avrebbe dovuto essere consegnato, ma un vizio formale nel mandato – comunicato con un giorno di anticipo rispetto a quanto dichiarato – ha sollevato dubbi e sospetti. Il Tribunale dei Ministri ha concluso le indagini, e i riflettori ora si spostano sugli uffici del Ministero della Giustizia.
Le opposizioni chiedono le dimissioni del ministro Carlo Nordio e accusano l’esecutivo di aver mentito al Parlamento. “Mentire alle Camere significa mentire al Paese”, ha tuonato la segretaria del PD Elly Schlein. Duro anche Matteo Renzi: “Non finisce qui. Questo governo è debole e bugiardo”.
L’informativa chiesta con urgenza non arriverà oggi. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha spiegato che “serve tempo per organizzarla”, lasciando ancora aperto un vuoto comunicativo che rischia di costare caro.
Diplomazia in crisi: Piantedosi respinto in Libia
Come se non bastasse, martedì si è aggiunto un altro incidente diplomatico: la delegazione guidata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stata respinta a Bengasi dalle autorità legate al generale Haftar. Una frizione che, seppur minimizzata dal Viminale, inquieta Palazzo Chigi. Il timore? Che la Libia, proprio da Bengasi, possa intensificare le partenze di migranti verso l’Italia, come già sta accadendo con la Grecia. Un segnale che mette in discussione la tenuta dei fragili equilibri tra Roma e Tripoli.
Centrodestra diviso: lo Ius scholae riapre le tensioni
Sul fronte interno, il clima nella maggioranza resta incandescente. La proposta di Forza Italia sullo Ius scholae riaccende lo scontro ideologico. Pier Silvio Berlusconi frena, definendolo tema non prioritario, mentre Salvini archivia la questione con toni sprezzanti: “Se ne occuperà la sinistra fra trent’anni, se vincerà”.
Tajani, però, non si allinea del tutto e cerca di difendere la proposta del suo partito. “Non è lassista”, puntualizza, segnando un distinguo che conferma le divergenze mai sopite con la Lega. Anche sul fisco le tensioni restano palpabili: la flat tax al 15% proposta dal Carroccio non scalda gli azzurri, che si muovono con cautela.
Zaia agita il Veneto: tensione per le Regionali
Nel frattempo, nel Nord del Paese si apre un’altra partita ad alta tensione. Le Regionali in Veneto si annunciano incandescenti. Luca Zaia, impossibilitato a ricandidarsi per il terzo mandato, lancia un messaggio che sa di sfida: “Una lista come la mia può valere il 45%”. Fi propone Flavio Tosi e mette in chiaro: “Niente imposizioni”. Il centrodestra appare tutt’altro che compatto, e la premier si ritrova a dover mediare in una fase già complessa.
Conservatori a Napoli: prova di leadership europea
Dopo Roma, l’asse conservatore si sposterà a Napoli, dove il partito ECR organizza da oggi una tre giorni strategica. “Il Mediterraneo sta plasmando il futuro dell’Europa?”, è il titolo dell’evento. Sul palco, nomi di peso come Mateusz Morawiecki, Carlo Fidanza e George Simion, oltre a numerosi esponenti del governo italiano. Al centro del dibattito: sovranità, sicurezza, flussi migratori ed economia blu.
“Napoli non è solo una cornice, ma un banco di prova”, sostiene il promotore Michele Schiano. Il messaggio è chiaro: i Conservatori vogliono un’Europa più protagonista, vista anche dal Sud, non più solo dal Nord.
Verso agosto: una tregua ancora lontana
Per Giorgia Meloni, che ha in agenda una pausa estiva a partire da metà agosto, il conto alla rovescia verso le ferie appare come una lunga maratona diplomatica e politica.
Prima, dovrà gestire un vertice ad altissimo profilo sulla ricostruzione dell’Ucraina, un Parlamento infuocato, una coalizione frastagliata e una scena internazionale tutt’altro che pacificata. Il ritorno è già segnato: 27 agosto a Rimini per il Meeting. Ma la vera sfida è ora. E si gioca su più fronti.
