Messa del Papa a Plaza de la Revolucion: servire i fragili non è ideologia

Messa del Papa a Plaza de la Revolucion: servire i fragili non è ideologia
20 settembre 2015

Ha espresso “sentimenti di speciale considerazione e rispetto” per Fidel Castro (che incontrerà oggi), nella cerimonia di benvenuto all’Avana, ieri sera, oggi ha incentrato l’omelia della messa a Plaza de la Revolucion, sotto l’effige del “Che” Guevara, sul concetto cristiano di “servizio”, sottolineando che “il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone”. Papa Francesco a Cuba si confronta con il governo castrista. Nella transizione iniziata nell’isola caraibica negli ultimi anni, e tanto più dopo la svolta con gli Stati Uniti nella quale Jorge Mario Bergoglio ha avuto un fondamentale ruolo di mediazione, la Chiesa cattolica si è inserita da protagonista. Se in passato gli attriti, e anche le persecuzioni, non sono mancate, oggi è guardata con rispetto dal Governo. Non mancano le distanze, e il Papa con la sua omelia ha pronunciato parole che suonano come un contrappunto, né il desiderio di collaborare, per il bene dei cubani, della Chiesa locale, dell’America latina e della pace nel mondo: “Dobbiamo guardarci – ha detto – dallo sguardo che giudica e incoraggiarci a credere nello sguardo che trasforma, al quale ci invita Gesù”. “Fedele al suo stile, Gesù pone sempre in atto la logica dell`amore. Una logica capace di essere vissuta da tutti, perché è per tutti”, ha detto il Papa. Nella Plaza de la Revolucion, oltre all’affige del “Che” Guevara e dell’altro rivoluzionario Camillo Cinfuegos, una grande immagine di Cristo e il motto del viaggio papale “missionario della misericordia”. Una grande folla (più ridotta, comunque, di quella che ascoltò per la prima volta un Papa, Giovanni Paolo II nel 1998) ascolta il Papa nella piazza che, secondo i dati ufficiali, può contenere 600mila persone.

“Lontano da ogni tipo di elitarismo, l`orizzonte di Gesù non è per pochi privilegiati capaci di giungere alla ‘conoscenza desiderata’ o a distinti livelli di spiritualità. L`orizzonte di Gesù è sempre una proposta per la vita quotidiana, anche qui, nella ‘nostra’ isola; una proposta che fa sempre sì che la quotidianità abbia il sapore dell`eternità”. Per Francesco, l`di Gesù invito al servizio “presenta una peculiarità alla quale dobbiamo fare attenzione. Servire significa, in gran parte, avere cura della fragilità. Curare la fragilità. Avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo”. Per questo, “il cristiano è sempre invitato a mettere da parte le sue esigenze, aspettative, i suoi desideri di onnipotenza davanti allo sguardo concreto dei più fragili”. Bisogna guardarsi “dall`altro servizio, dalla tentazione del servizio che si serve degli altri”, “aiutarci a vicenda a non cadere nelle tentazioni del servizio che si serve”. “Dobbiamo guardarci dallo sguardo che giudica e incoraggiarci a credere nello sguardo che trasforma, al quale ci invita Gesù”. “Questo farci carico per amore non punta verso un atteggiamento di servilismo, ma al contrario, pone al centro della questione il fratello: il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a ‘soffrirla’, e cerca la sua promozione. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone”, dice ancora il Papa.

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“Il santo Popolo fedele di Dio che vive a Cuba – conclude Francesco – è un popolo che ama la festa, l`amicizia, le cose belle. E’ un popolo che cammina, che canta e loda. E’ un popolo che ha delle ferite, come ogni popolo, ma che sa stare con le braccia aperte, che cammina con speranza, perché la sua vocazione è di grandezza. Così potete affrontare i prossimi. Oggi vi invito a prendervi cura di questa vocazione, a prendervi cura di questi doni che Dio vi ha regalato, ma specialmente voglio invitarvi a prendervi cura e a servire la fragilità dei vostri fratelli. Non trascurateli a causa di progetti che possono apparire seducenti, ma che si disinteressano del volto di chi ti sta accanto”. Per questo, “la grandezza di un popolo, di una nazione; la grandezza di una persona si basa sempre su come serve la fragilità dei suoi fratelli. In questo troviamo uno dei frutti di una vera umanità”. L’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, figura-chiave nella svolta dei rapporti con gli Usa, ha espresso, nel suo saluto durante la messa, la speranza che il popolo dell’isola caribica non cada “nell’adorazione del dio denaro”, non accentui “la gara consumistica”, ed ha auspicato che “questo processo di rinnovamento delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, che Sua Santità ha tanto favorito e che tanto beneficia il nostro popolo, si estenda non solo agli alti livelli politici ma che coinvolga i popoli e specialmente il nostro popolo cubano che vive qui e negli Stati Uniti, per raggiungere, in spirito cristiano di perdono e misericordia, la anelata riconciliazione tra tutti i cubani, che vivono a Cuba e quelli che vivono fuori CUba. Solo l’amore e il perdono tra tutti noi sarà un mezzo valido per un vero e pacifico rinnovamento della nostra nazione”.

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Tre persone sono state fermate prima dell’inizio della messa celebrata da Papa Francesco nella Plaza de la Revolucion all’Avana mentre tentavano di fare volantinaggio. L’attivista Yoani Sanchez ha scritto di “vari attivisti” arrestati. La presidente uscente argentina Cristina Kirchner, giunta ieri sera da Buenos Aires per assistere alla messa di Papa Francesco, ha salutato brevemente il suo connazionale Jorge Mario Bergoglio, quando, a conclusione della cerimonia, il Pontefice, tornando in sagrestia, si è soffermato alcuni attimi con le autorità che hanno assistito, a partire dal presidente Raul Castro, vestito con camicia bianca. A ottobre in Argentina si vota per le presidenziali. A fine messa, il Papa, all’Angelus, ha fatto appello per la pace in Colombia. Nella capitale dell’isola caraibica sono in corso in questi mesi i negoziati tra i guerriglieri delle Farc e il governo di Bogotà. “In questo momento – ha detto Francesco all’Angelus che ha concluso la messa – mi sento in dovere di rivolgere il mio pensiero all`amata terra di Colombia, consapevole dell`importanza cruciale del momento presente, in cui, con sforzo rinnovato e mossi dalla speranza, i suoi figli stanno cercando di costruire una società pacifica. Che il sangue versato da migliaia di innocenti durante tanti decenni di conflitto armato, unito a quello di Gesù Cristo sulla Croce, sostenga tutti gli sforzi che si stanno facendo, anche in questa bella Isola, per una definitiva riconciliazione. E così la lunga notte del dolore e della violenza, con la volontà di tutti i colombiani, si possa trasformare in un giorno senza tramonto di concordia, giustizia, fraternità e amore, nel rispetto delle istituzioni e del diritto nazionale e internazionale, perché la pace sia duratura. Per favore, non possiamo permetterci un altro fallimento in questo cammino di pace e riconciliazione”. “Impariamo a vedere Gesù in ogni uomo sfinito sulla strada della vita”, ha detto ancora il Papa all’Angelus; “in ogni fratello affamato o assetato, che è spogliato o in carcere o malato”. Nel pomeriggio sono in agenda una visita di cortesia a Raul Castro al Palacio de la Revolucion (alle 16, le 22 in Italia), i vespri con vescovi, preti e religiosi alla cattedrale dell’Immacolata concezione e San Cristobal dell’Avana (alle 17, le 23 a Roma e, infine, alle 18.30 (mezzanotte e mezza in Italia) un saluto ai giovani cubani davanti al centro culturale intitolato al sacerdote cubano Felix Varela. Molto atteso – potrebbe essere prima di pranzo, ma non vi è alcuna conferma ufficiale – l’incontro con Fidel Castro.

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