Mogherini all’Ue, Alfano verso gli Esteri

27 giugno 2014

È già febbre da rimpasto. La sola ipotesi di nomina dell’attuale ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ad Alto rappresentante della politica estera e sicurezza dell’Unione europea ha messo in fibrillazione i palazzi della politica. Le cancellerie europee non sembrano opporre alcuna resistenza sul nome dell’attuale titolare della Farnesina. Ma perplessità perdurano in Italia. Basta ascoltare la neo deputata europea Alessia Mosca per avere un’idea: “È proprio sul ruolo in sé che nutro qualche dubbio – spiega una delle cinque capolista del Pd alla tornata di un mese fa – il governo italiano può far valere sul piano delle trattative un risultato elettorale eccezionale e credo che, in una prospettiva strategica, forse sarebbe stato meglio puntare ad altri dossier, penso all’industria o al commercio”. Proprio mentre si va delineando l’intesa, per l’Italia spunta un’altra posizione di primo piano che potrebbe occupare: il presidente del Consiglio europeo, per il quale si fa il nome di Enrico Letta. L’ex presidente del Consiglio, infatti, è molto apprezzato dalle cancellerie europee, in particolare da Hollande e Cameron.

Si vedrà. Al momento le uniche certezze sembrano essere quelle di Jean Claude Juncker alla guida della Commissione europea e Martin Schulz al timone del Parlamento continentale. Per il resto, la trattativa si sta complicando non poco. E Renzi? Al momento non si sbilancia. È sempre più concentrato sui contenuti dell’intesa che va delineandosi. Ma le scelte che farà rischiano di avere un impatto anche sul governo nazionale. Un impatto enorme. Ed è per questo che Nuovo Centrodestra e Scelta Civica (e in parte minore anche l’Udc) temono e tremano per le prossime mosse perché sanno che se si va verso un rimpasto è assai probabile che per loro si profili un ridimensionamento.

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Se Mogherini dovesse prendere l’aereo per Bruxelles è chiaro che ci sarà da nominare un nuovo ministro degli Esteri. Renzi potrebbe fare un’operazione chirurgica nominando seccamente un ministro, magari Lapo Pistelli (attuale viceministro) oppure Marta Dassù che è stata vice. Oppure potrebbe sfruttare la situazione per rimettere mano alla squadra di governo. Una ipotesi che si sta facendo largo sarebbe quella di spostare Angelino Alfano dal ministero dell’Interno a capo della diplomazia. E, a quel punto, di dare una rinfrescata anche agli altri dicasteri. Da settimana si parla di un’uscita di Maurizio Lupi, che ha lavorato molto bene alle Infrastrutture ma sembra tentato dall’assumere un ruolo più politico nella riorganizzazione del centrodestra.

A Lavori pubblici-Trasporti potrebbe andare un fedelissimo di Renzi, Luca Lotti, che ha appena chiuso come sottosegretario all’editoria la delicata partita del fondo straordinario. Altra poltrona in discussione è quella del Miur, sigla che sta per ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Attualmente la titolare è Stefania Giannini in rappresentanza di Scelta Civica che però nel frattempo quasi non esiste più e dunque non è chiaro chi rappresenti avendo ottenuto anche uno scarso risultato elettorale. Al Miur è possibile una promozione di un altro uomo stretto del premier, Roberto Reggi, ora sottosegretario all’Istruzione. Resterebbe da decidere il nuovo ministro dell’Interno, nel caso in cui Alfano traslocasse alla Farnesina. Ma il processo che sembra essersi avviato è una sempre maggiore “renzizzazione” del governo. L’esecutivo infatti è nato da un accordo di coalizione ma dopo l’oltre 40% ottenuto dal premier alle scorse Europee quell’accordo e quegli equilibri sembrano appartenere a un’altra era geologica. Matteo lo sa, come anche ha capito che se vuole davvero cambiare verso al Paese può farlo solo con una squadra di assoluta fiducia.

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