Mosca disponibile a colloqui con Kiev: blitz anticorruzione sventa le spie del Cremlino
Il Cremlino annuncia la terza sessione negoziale mentre i servizi segreti ucraini arrestano funzionari accusati di tradimento

Il Cremlino conferma la disponibilità per un terzo round negoziale mentre Kiev smantella una presunta rete di collaborazionisti nell’ufficio anticorruzione. Due fronti paralleli che fotografano la complessità del conflitto ucraino.
Mosca ha messo le carte in tavola. Il portavoce Dmitry Peskov ha ufficializzato la disponibilità russa per una terza sessione di negoziati con l’Ucraina, mantenendo invariata la composizione della delegazione. Sul tavolo, due bozze di memorandum “diametralmente opposte” che richiedono, nelle parole del portavoce, “ancora molto lavoro diplomatico”.
Le indiscrezioni di Independent Turkey, citate da fonti diplomatiche, collocano la possibile ripresa dei colloqui tra mercoledì e giovedì di questa settimana, con Istanbul nuovamente teatro del confronto. Una tempistica che trova conferma nell’annuncio di sabato scorso del presidente Volodymyr Zelensky, quando il Consiglio per la Sicurezza Nazionale di Kiev aveva trasmesso a Mosca la proposta per il nuovo incontro.
L’operazione ombra nell’anticorruzione
Mentre la diplomazia tenta di aprire varchi, i Servizi di Sicurezza ucraini hanno lanciato un’operazione su scala nazionale che getta ombre inquietanti sul fronte interno. Nel mirino è finito l’Ufficio nazionale anticorruzione (NABU), con perquisizioni in diverse province per fermare quella che viene definita “la presunta diffusione verso Mosca di informazioni riservate”.
L’operazione ha già mietuto la prima vittima eccellente: Ruslan Magamedrasulov, funzionario NABU arrestato con l’accusa di aver agito come intermediario per la vendita di partite di canapa industriale alla Repubblica del Daghestan. Un affare di famiglia, secondo gli investigatori, orchestrato dal padre Sentiabr Mahamedrasulov, imprenditore russo che avrebbe organizzato la coltivazione illegale.
Il direttore del NABU, Semen Kryvonos, ha interrotto precipitosamente la sua missione nel Regno Unito per rientrare a Kiev e gestire quella che l’ufficio ha definito un’operazione per “neutralizzare l’influenza russa” al suo interno.
Il paradosso della doppia partita
L’intreccio tra diplomazia e sicurezza nazionale disegna uno scenario paradossale. Da un lato, Kiev cerca l’apertura negoziale con Mosca; dall’altro, smantella presunti canali di collaborazione con il nemico. Una doppia partita che riflette la natura ibrida del conflitto ucraino, dove i confini tra guerra e pace, tra negoziato e infiltrazione, appaiono sempre più sfumati.
La simultaneità degli eventi solleva interrogativi che vanno oltre la cronaca. L’operazione anticorruzione rappresenta una coincidenza temporale o una mossa strategica per rafforzare la posizione negoziale di Kiev? E quanto l’esistenza di presunte infiltrazioni può influenzare l’efficacia della diplomazia ucraina al tavolo di Istanbul?
Le risposte potrebbero emergere nei prossimi giorni, quando i negoziatori torneranno a confrontarsi in una città che, simbolicamente, rappresenta il ponte tra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente. Un ponte che l’Ucraina spera possa trasformarsi da metafora geografica a realtà diplomatica, purché le fondamenta della sicurezza nazionale reggano il peso delle trattative.
