Oggi primo vertice Ue faccia a faccia su Recovery e bilancio

Oggi primo vertice Ue faccia a faccia su Recovery e bilancio
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel
17 luglio 2020

Comincia oggi alle 10, e durerà almeno due giorni, un “Consiglio europeo speciale” davvero storico per l’Unione europea: perché il primo in cui i capi di Stato e di governo si incontrano faccia a faccia dopo il lungo lockdown del Covid-19, il primo in cui sono chiamati a decidere un volume di finanziamenti assolutamente senza precedenti (più di 1.000 miliardi per il bilancio pluriennale 2021-2027 e 750 miliardi per il “Recovery plan” post pandemico, chiamato “Next Generation EU”), e ancora il primo in cui si approverà un meccanismo comune di emissione di debito per finanziare la spesa per progetti comunitari negli Stati membri, con gli interessi e il rimborso del debito che saranno pagati dal bilancio Ue.

Il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, è già a Bruxelles, ed ha già incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. Con Macron, ha detto Conte a un gruppo di giornalisti che lo attendeva alla fine dell’incontro, avvenuto in un hotel di Bruxelles, “c’è molta chiarezza, condividiamo la necessità che tutto sia finalizzato al più presto”. “Condividiamo – ha aggiunto il primo ministro – la necessità, più che l’opportunità, di affermare la dimensione politica” delle decisioni da prendere: “Non è una partita contabile”. “La posta in gioco – ha continuato Conte rispondendo alla domanda di un cronista – è l’Europa”, non si tratta solo di “una forte ripresa per l’Italia, per la Francia, per la Spagna, il Portogallo o altri paesi, ma per l’Europa”. La posta in gioco, ha sottolineato, “è la leadership europea, la competitività dell’Unione europea nel mondo globale. Se pensiamo che stiamo a discutere di qualche miliardo in più o in meno, di qualche ‘condizionalità’ in più in meno, chiaramente perdiamo la sfida con la Cina, con gli Stati Uniti…”.

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Il presidente del Consiglio ha poi risposto a una domanda riguardante la pretesa olandese di basare su decisioni all’unanimità (e quindi con diritto di veto da parte di qualunque Stato membro) invece che a maggioranza qualificata, le procedure di approvazione dei piani nazionali di spesa dei fondi europei. “Sicuramente – ha affermato Conte – è una richiesta non in linea con le regole europee”. Le probabilità che il negoziato, finalmente faccia a faccia, durante questo vertice riesca a produrre compromessi sui punti più controversi e un accordo finale, magari con un prolungamento anche nella giornata di domenica, sono piuttosto consistenti, non fosse che per la determinazione della Germania di Angela Merkel, che esercita la presidenza semestrale dell’Ue, e della Francia di Emmanuel Macron.

I due paesi sono all’origine della proposta del 19 maggio di finanziare gli investimenti a fondo perduto del “Recovery plan” con 500 miliardi di euro da prendere in prestito sul mercato. E’ l’idea alla base del piano presentato successivamente il 27 maggio dalla Commissione europea (che ha aggiunto i 250 miliardi di prestiti diretti agli Stati membri), e poi riproposto il 10 luglio con poche modifiche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel nel suo pacchetto negoziale (“nego box”). In realtà, sul “Recovery plan” da 750 miliardi le posizioni sono ancora molto distanti, tra chi appoggia la proposta di Michel, (oltre al rinato asse franco tedesco, una forte maggioranza di paesi fra cui gli altri due più grandi, Italia e la Spagna), e chi vorrebbe modificarla anche sostanzialmente: i quattro paesi “frugali”(Olanda, Austria, Danimarca e Svezia), e qualche paese dell’Est, in particolare l’Ungheria.

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Al confronto, il negoziato sul Quadro finanziario di bilancio pluriennale, (Qfp) sembra piuttosto agevole: rispetto alla proposta precedente della Commissione, Michel ha ridotto di poco gli impegni di spesa, da 1.100 a 1.074 miliardi, e ci si attende una riduzione marginale ulteriore per arrivare attorno ai 1.050 miliardi, una cifra che potrebbe probabilmente essere accettata da tutti. Particolarmente duro contro il “Recovery plan” – in particolare il suo “volume di fuoco”, il fatto che sia composto per due terzi di “grants” (sovvenzioni) e solo per un terzo di “loans” (prestiti), e la “governance” delle procedure di approvazione, a maggioranza qualificata in Consiglio, dei piani nazionali di spesa e di esborso dei fondi europei – è l’atteggiamento dell’Olanda, mentre gli altri paesi del quartetto dei “frugali” sembrano più disponibili al compromesso, ma avranno naturalmente delle contropartite. Gli olandesi, in più e al contrario degli altri tre, chiedono che le decisioni sulla “governance” dei fondi siano prese all’unanimità, come accade per i prestiti accordati agli Stati dal Mes, il Fondo salva-Stati.

Un problema sorto negli ultimi giorni è poi l’opposizione dell’Ungheria al nuovo meccanismo che lega l’esborso dei fondi alla verifica del rispetto delo stato di diritto da parte del paese beneficiario. E qui a opporsi alla richiesta ungherese nel modo più duro sono proprio gli olandesi, che considerano la proposta di Michel sullo stato di diritto il minimo necessario. Dopo il vertice in videoconferenza del 19 giugno, quando ci fu la prima discussione dei leader sulla proposta della Commissione, “abbiamo lavorato intensamente con tutti voi e abbiamo preso debitamente nota delle vostre preoccupazioni. Su tale base – ha scritto Michel nella sua lettera d’invito ai capi di Stato e di governo – ho avanzato una proposta per affrontare le principali difficoltà e costruire ponti tra le diverse posizioni”. “Trovare un accordo – avverte Michel – richiederà duro lavoro e volontà politica da parte di tutti. Questo è il momento. Un accordo è essenziale. Dovremo trovare soluzioni praticabili e raggiungere un accordo, per il maggior beneficio dei nostri cittadini”, conclude il presidente del Consiglio europeo.

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