Omicidio Vannini, 14 anni a Antonio Ciontoli e 9 a moglie e figli. Genitori di Marco: “La giustizia esiste”

30 settembre 2020

La Corte d’appello di Roma ha condannato a 14 anni Antonio Ciontoli e 9 la moglie e figli per l’omicidio di Marco Vannini, il bagnino ucciso da un colpo di pistola nel maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata, a Ladispoli. Soddisfatta la mamma di Marco. “Quello che io dico a tutte le vittime a tutte le persone che hanno subito un’ingiustizia di continuare a lottare e di sperare sempre perchè la giustizia prima o poi arriva, magari e più lenta ma bisogna sempre combattere per i nostri figli che sono la nostra forza, andando avanti e chiedendo giustizia”. In pratica, per il capofamiglia i giudici, nell’ambito del processo di appello bis, hanno riconosciuto il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Per i componenti della famiglia, la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, fidanzata di Marco Vannini, è stato riconosciuto l’omicidio volontario anomalo.

“Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia”, ha detto Antonio Ciontoli. “Sulla mia pelle – ha continuato Ciontoli – sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il sole e buono come il pane. Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora e che a causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio irrecuperabile errore”. Nel secondo processo d’appello, dopo la pronuncia della Cassazione che ha chiesto di riconoscere l’accusa più grave per i Ciontoli rispetto all’omicidio colposo, il pg ha sollecitato la condanna per il capofamiglia Antonio Ciontoli e per la moglie Maria Pizzillo e i figli Federico e Martina, quest’ultima fidanzata di Vannini.

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In subordine l’accusa ha chiesto di ritenere solamente i familiari di Ciontoli responsabili di concorso anomalo in omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione. Vannini venne ucciso da un colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli mentre si trovava nel bagno dell’abitazione di Ladispoli. “Un secondo dopo lo sparo è scattata la condotta illecita – ha detto il pg Vincenzo Saveriano nel corso delle repliche -. Tutti i soggetti sono rimasti inerti, non hanno alzato un dito per aiutare Marco. Un pieno concorso, una piena consapevolezza di quello che voleva fare Antonio Ciontoli e cioè di non far sapere dello sparo. Tra la vita di Marco e il posto di lavoro del capofamiglia, hanno scelto la seconda cosa”. L’avvocato Franco Coppi, legale dei Vannini, aveva chiesto “una sentenza giusta, non vogliamo denaro”. L’uomo era stato condannato in primo grado a scontare una pena di 14 anni di reclusione per omicidio volontario. I giudici d’appello invece lo avevano condannato a 5 ma per omicidio colposo. Sentenza contestata dalla Corte di Cassazione, che ha chiesto un processo d’appello bis. In aula Marina Conte e Valerio Vannini, i genitori di Marco che hanno presenziato a tutte le udienze come nei processi precedenti.

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