Pallida Tosca tra Angelotti, Sciarrone e Spoletta

21 agosto 2018

Agosto è il mese delle Ferie, del Mare, ma anche dei Festival, musicali, teatrali, cinematografici e chi più ne ha più ne metta. In tutta Europa, ma anche oltre Oceano e Asia, c’è un Festival pronto a soddisfare le esigenze culturali di locali e turisti. Anche la Sicilia ha i suoi e Taormina, ad esempio, nel corso di vari anni, ha sempre avuto il suo Festival, quello di Taormina Arte, dove Musica, Prosa, Danza e Cinema si intrecciavano trovando nello spazio secolare del Teatro Antico il loro habitat naturale e regalando al pubblico veri trionfi e soprattutto nomi rimasti eterni nel firmamento artistico: Da Nureyev alla Fracci, a Jorge Donn a Roberto Bolle, a Gianfranco Cecchele, Katia Ricciarelli, Giorgio Zancanaro, Piero Cappuccilli, Franco Bonisolli; da Vittorio Gassman a Gigi Proietti, a Gabriele Lavia, Pamela Villoresi e tanti altri ancora che riempirebbero da soli queste pagine.

Ma si parla di tempi che furono, di un passato lontano, di un C’era una volta che ormai da quasi un decennio non è più. Sì perché nonostante Taormina Arte sia divenuta Fondazione e dovrebbe a maggior ragione tornare a gestire gli spettacoli estivi al Teatro Antico il Suo Festival è stato sostituito da una miriade di appuntamenti, tra lirica, classica e soprattutto pop dove il titolo Festival viene dato ad ogni minima produzione di opera e gala, oppure di una kermesse di concerti, a scapito di una vera e propria programmazione dove la qualità più che il numero di serate da coprire avesse il sopravvento.

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Questo avviene da un decennio e questo si è riproposto anche quest’anno con un danno per l’immagine di Taormina che vive del suo turismo e di conseguenza di spettacoli che dovrebbero essere collegati ai maggiori tour operators e del pubblico pagante che, attirato da titoli specchietto per le allodole – il cui battage pubblicitario, senza conoscere cast, o direttori d’orchestra, o regie, per le opere, comincia già a quasi un anno di distanza sui social – si trova poi ad assistere a produzioni o gala di livello mediocre, appena passabile nell’insieme ed uscire da teatro sentenziando: Mai più! Chi perde maggiormente quindi in queste operazioni dettate più dalla sete di guadagno, la musica, l’opera, da un lato, ma soprattutto il teatro, la città, che perde di immagine e credibilità.

E’ quanto accaduto anche giovedì sera con la prima della Tosca di Puccini, allestita dal “Taormina Opera Stars Festival”. Da mesi il battage pubblicitario annunciava il tenore siciliano di fama internazionale Marcello Giordani nel ruolo del protagonista dell’opera, Mario Cavaradossi, ma ieri, viene annunciato dal palco, a pochi secondi dall’inizio dello spettacolo, che Giordani, causa improvviso malore sarebbe stato sostituito dal giovane tenore, appena 26enne, Orazio Taglialatela.

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Poco male, sono cose che possono succedere nel mondo dell’opera: del resto un Vincenzo La Scola divenne famoso proprio sostituendo Luciano Pavarotti. Largo ai giovani! E’ giusto ed auspicapile. Nessuno però può pensare che una organizzazione che dovrebbe conoscere le voci, con un teatro gremito, sostituisca un tenore lirico spinto, voce necessaria a sostenere un ruolo come quello di Cavaradossi, con un tenore dalla voce ancora instabile dal punto di vista tecnico, con qualche acuto sì, ma che scompare completamente nei duetti e concertati.

Non si può credere che una organizzazione di eventi operistici non abbia rispetto per il pubblico ma soprattutto per quel giovane, lanciato nella fossa dei leoni impreparato, contribuendo così a rovinarlo per sempre. Il fatto che il giovane Tagliatatela abbia portato a termini, con fatica, i tre atti è da plauso – si plaude sempre il coraggio – ma non impedisce comunque l’oggettiva cronaca che mette in evidenza come il giovane tenore non abbia voce a ruoli protagonisti, magari al momento, considerato che lo stesso Spoletta, al secolo Stefano Sorrentino, appariva più corposo e incisivo nei suoi pur brevi interventi. Una Tosca dove i comprimari brillano più dei protagonisti potrebbe infatti essere considerata questa andata in scena giovedì sera a Taormina.

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Il Sagrestano di Alessandro Vergetto, che ha vestito anche i panni dello sgherro Sciarrone, e l’Angelotti del basso Shy Zong e il Carceriere – di cui non si può citare il nome non essendo stati annunciati gli altri cambi di interpreti – come anche il Pastorello interpretato dal controtenore – prima volta nella storia di Tosca – Pasquale Auricchio, hanno infatti convinto per impostazione vocale più degli stessi protagonisti: Carmela Apollonio nel ruolo del titolo, più grintosa e tendente all’urlo, che pia, e il baritono Pedro Carrillo ben poco incisivo come Scarpia.

La regia di Bruno Torrisi, attore siciliano fiction prestato da due anni a questa parte alla regia operistica, non consente particolari tagli psicologici dei personaggi. A parte infatti una sommaria disposizione del coro e comparse nel Te Deum del primo atto sfruttando gli spazi scenici tradizionalissimi di Daniele Barbera, la regia di Torrisi, non aiutata né dal gioco luci né dai costumi – di Giuseppe Sapuppo e Rosaria Finocchiaro – nulla aggiunge, forse toglie, al pathos immortale della musica di Puccini e della sua eroina per antonomasia.

Lo stesso vale per la direzione orchestrale di Gianna Fratta che, nonostante un gesto pulito e sicuro, caratteristica che da sempre contraddistingue il suo stile, poco può fare a ricongiungere una orchestra poco amalgamata e il deciso scollo tra buca e palco. Tosca replica il 21 con qualche cambio nel cast: Tosca sarà interpretata da Maria Tomassi, Spoletta sarà Riccardo Palazzo, Angelotti sarà Graziano D’Urso. Il 20 il Taormina Opera Stars Festival propone inoltre il concerto delle Div4s, gruppo di soprano che solitamente si esibiscono in un programma vario che tocca arie d’opera e rinomate canzoni del repertorio napoletano e pop.

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