Pd frena Renzi su congresso, ma lui pensa a primarie come Bersani. Rischio carte bollate

Pd frena Renzi su congresso, ma lui pensa a primarie come Bersani. Rischio carte bollate
14 dicembre 2016

“Il governo andra’ avanti fino a quando avra’ la fiducia”. Gentiloni lo aveva gia’ detto ai gruppi parlamentari, questa ieri lo ha ripetuto alla Camera durante il dibattito sulla fiducia. Al lavoro sui dossier: dalla questione immigrazione sul tavolo dell’Ue alle tematiche sulla crescita. Toni pacati, stile sobrio in Aula. Ma anche in occasione del primo Consiglio dei ministri dove il premier ha fatto sapere che il Cdm si terra’ ogni venerdi’ alle ore 11, il pre-consiglio la sera prima. “Si e’ passato dai fuochi d’artificio ad un clima quasi dimesso”, ha spiegato un esponente del governo. Mentre l’esecutivo Gentiloni inizia la sua navigazione con una maggioranza al Senato traballante, il Pd si agita sul congresso e sulla legge elettorale. La minoranza dem e’ pronta a fare le barricate: “Se Renzi accelera sul congresso, se lo fa da solo”, spiega un bersaniano. Nella minoranza si sta ragionando su chi debba sfidare il segretario dem. L’intenzione, riferiscono fonti parlamentari, e’ quella di arrivare ad un accordo su un unico nome. Al momento le candidature sono plurime: Speranza, Emiliano, Rossi… Ma l’obiettivo – sottolinea un deputato vicino a Bersani – sara’ cercare un’intesa prima della sfida. “Si sta lavorando”, confidano le stesse fonti.

Al momento la direzione della minoranza e’ quella di portare avanti una battaglia interna. Altrimenti si seguira’ – ma Bersani per ora frena – un’altra strada: ovvero riunire il fronte della sinistra e puntare su un patto di desistenza con il Pd alle prossime elezioni. Per qualsiasi scenario futuro chiaramente occorrera’ capire come si evolvera’ il dialogo sulla legge elettorale. Il governo – e Renzi – si sono sfilati: “Tocca al Parlamento”. “Non sia un pretesto per allungare la legislatura”, e’ l’alt dei renziani. Qualche timido segnale di dialogo tra una parte dei dem e FI gia’ c’e’: Berlusconi vuole un proporzionale puro, e in queste ore i renziani hanno rispolverato il Mattarellum, c’e’ chi scommette in un’intesa futura un sistema misto. Ma per i fedelissimi dell’ex presidente del Consiglio ci sono pochi margini, alla fine sara’ il pronunciamento della Consulta a dare le indicazioni sul sistema di voto.

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“L’importante e’ che non ci si prenda in giro”, ragiona un renziano. Tuttavia tra i dem e’ soprattutto il congresso ad agitare le acque. La maggioranza dem ha i numeri in Assemblea per anticipare il congresso. Si cerchera’ un accordo interno, ma qualora non si trovasse una convergenza – fanno presente fonti renziane – la strada del segretario resta la stessa. Ovvero fare di tutto per arrivare a primarie tra la fine di febbraio e marzo per avere al piu’ presto la legittimazione popolare. Sul tavolo c’e’ soprattutto la questione del passo indietro di Renzi da segretario: l’ex premier non vuole dimettersi, anche se la minoranza dem fa pesare le norme dello statuto. Fari puntati sui franceschiniani che non mettono paletti, anche se non nascondono che la questione andrebbe chiarita. I bersaniani aspettano al varco le mosse di Renzi: nel caso di dimissioni “siamo pronti – spiega un deputato della minoranza – a presentare un nostro candidato e ci vorra’ un mese per trovare le firme…”. L’obiettivo e’ logorare l’ex premier e allungare i tempi. Ma dietro l’angolo c’e’ il rischio concreto che si vada ad uno scontro tra carte bollate.

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