Post Covid, cardiopatia dilatativa è la malattia del futuro

Post Covid, cardiopatia dilatativa è la malattia del futuro
29 settembre 2021

“Iniziamo ad avere un quadro chiaro del danno prodotto dalla pandemia e stiamo registrando una vera e propria emergenza per quel che riguarda le cardiopatie dilatative post Covid, quella che in ambito cardiologico potremmo definire la malattia del futuro”. A lanciare l`allarme è Ciro Mauro, direttore della struttura complessa di Cardiologia con Utic del Cardarelli.

E una delle realtà più preoccupanti è proprio quella che emerge da un osservatorio privilegiato, il Cardarelli di Napoli, e confermata dagli specialisti che a livello nazionale si occupano di emergenza-urgenza. Mauro spiega che “la cardiopatia dilatativa post ischemica e post Covid sarà la malattia con la quale dovremo fare i conti nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Esiste uno stretto legame con il virus SarsCoV2, perché cuore e polmoni sono interconnessi, la sofferenza dell`uno si riflette sull`altro”. Fortunatamente, i progressi fatti a livello farmacologico consentono oggi di trattare questa malattia con maggiore efficacia e il Cardarelli garantisce oggi trattamenti e procedure all`avanguardia.

“Siamo stati i primi – ricorda Mauro – a formulare un protocollo di trattamento della stenosi aortica per via percutanea in collaborazione con la Federico II, e in questi giorni siamo partiti anche con l`impiego del laser coronarico per i casi refrattari alla terapia convenzionale. Oggi il Cardarelli è tra le strutture di riferimento a livello nazionale per il trattamento della sindrome coronarica acuta con circa 450 trattamenti l`anno e percorsi specifici per fibrillazione atriale, dolore toracico e uno specifico PDTA della rete stroke interna. L`unica azienda ospedaliera campana individuata come Centro di Emodinamica Covid, con un percorso che consente di trattare i pazienti con sindrome coronarica acuta nonostante siano affetti da Covid”.

Altra emergenza, rivelano gli specialisti, è data delle miocarditi post Covid, sempre più frequenti. “Tutti ormai hanno la percezione che il Covid attacchi solo i polmoni, non è così. Il virus colpisce il nostro organismo in modo sistemico – spiega Mauro – non a caso stiamo riscontrando un alto numero di miocarditi, anche serie, che alla lunga, soprattutto se non trattate, possono essere fatali”. In altre parole, emerge dal congresso di Napoli un`altra faccia di quello che sempre più spesso viene definito “long Covid”.

Centrale, nel trattamento di queste e di altre patologie cardiache è il ruolo di strutture come il Cardarelli di Napoli, polo di riferimento nella rete dell`emergenza-urgenza per tutto il Sud Italia. E proprio per questo Napoli è stata scelta per questa due giorni di aggiornamento. “Le malattie cardiovascolari sono una sfida costante – prosegue il primario del Cardarelli – la gestione di pazienti ad alto rischio cardiovascolare rappresenta ad oggi un modello di lavoro integrato tra specialisti, dove lo scambio di informazioni e il coordinamento delle varie figure coinvolte è fondamentale per ottimizzare i risultati terapeutici e utilizzare in modo razionale le risorse disponibili”.

L`evento di Napoli ha visto la partecipazione di cardiologi, medici internisti, neurologhi e medici di medicina generale. Uno dei punti sui quali tutti sono stati concordi è che la cardiopatia ischemica cronica, la fibrillazione atriale, la cardiopatia ipertensiva, la sindrome coronarica acuta con gestione farmacologica, hanno bisogno oggi di essere affrontate con metodo e con un confronto costante anche a livello interdipartimentale. “Il confronto e l`aggiornamento continuo – conclude Mauro – sono essenziali. Grazie a giornate come queste siamo in grado di dare allo specialista e al medico di medicina generale un`ampia panoramica sulle recenti acquisizioni, sulle innovazioni e sulle terapie consolidate nell`ottica di una miglior revisione del flusso di dati di gestione del paziente ad alto rischio cardiovascolare”.

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