Regionali Marche, centrosinistra a caccia del voto grillino

Regionali Marche, centrosinistra a caccia del voto grillino
Maurizio Mangialardi e Francesco Acquaroli
21 settembre 2020

Un`alleanza “infattibile” l`aveva definita il capo politico del Movimento Cinquestelle Vito Crimi e così è stato: nelle Marche il laboratorio che doveva portare a un candidato comune tra Pd e M5s per le elezioni regionali non è mai partito. E così il 20 e 21 settembre si sfidano otto candidati presidenti di Regione ma la partita vera, secondo i pronostici, sarà tutta tra Maurizio Mangialardi, sindaco uscente di Senigallia ed ex presidente regionale dell`Anci, per il centrosinistra e Francesco Acquaroli, ex sindaco di Potenza Picena (Macerata) e deputato di Fratelli d`Italia, lanciato come candidato della coalizione di centrodestra da Giorgia Meloni. Per Acquaroli si tratta del secondo tentativo: ci aveva già provato nel 2015, ma allora il centrodestra era diviso.

Nelle Marche si prepara una sfida a cui anche da Roma si guarda, a seconda dei punti di vista, con preoccupazione e attesa. Se Acquaroli riuscisse nell`impresa sarebbe l`ennesimo colpo per le ormai ex regioni rosse: dal 1995 le Marche sono sempre state governate, in varie composizioni, dal centrosinistra. Ma il matrimonio con i Cinquestelle, auspicato dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non c`è stato. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che molto si era speso in questo senso, sostiene, alla vigilia del voto, che “nelle Marche la scelta è tra Mangialardi e tra un non pervenuto, un fantasma” perché “per guidare, fare il presidente non basta nascondersi dietro Salvini o essere amico della Meloni e, soprattutto, bisogna essere consapevoli del fatto che i marchigiani non desiderano una deriva populista”. Da parte sua Acquaroli, che alcuni sondaggi danno saldamente avanti nei consensi, ha presentato “un programma di dieci punti strategici per dare una visione e una prospettiva” alle Marche.

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Il candidato M5s Marco Mercorelli, uscito vincitore mesi fa dalle regionarie, non ne ha voluto sapere di ritirarsi per fare spazio a un candidato, magari civico, che unisse Pd e M5s e gli appelli all`ex capo politico Luigi Di Maio lanciati dai Dem non sono andati a segno. Da qui tutti i ragionamenti che si fanno nel centrosinistra sul voto “utile” che non beneficia tuttavia dell`escamotage del voto disgiunto non previsto dalla legge elettorale regionale. In un quadro del genere è caccia grossa al voto dei Cinquestelle. Mangialardi corre sostenuto da sei liste: Pd, RinasciMarche (Verdi, civici e +Europa), Italia Viva-Psi-Demos-Civici, Il Centro, Mangialardi presidente e MarcheCoraggiose (ex M5s e Art. 1). Acquaroli è invece appoggiato da sei liste: Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Movimento per le Marche (nato per iniziativa della deputata ex M5s Rachele Silvestri) e Civitas Civici per Acquaroli.

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