Renzi-Merkel, restano nodi nomine e flessibilità

27 giugno 2014

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha tenuto un incontro bilaterale con il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, a margine dei lavori della riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue. I due si sono incontrati nella sala della delegazione tedesca, dove hanno discusso di nomine per le istituzioni comunitarie e di agenda; a quanto si apprende il colloquio si sarebbe svolto in un clima disteso e positivo. Il clima però non appare disteso: “basta con la flessibilità” ha detto il neo primo ministro Finlandese, Aleaxander Stubb, gelando l’Italia e per quanto riguarda le nomine il premier britannico, David Cameron, ha fatto sapere che Jean-Claude Juncker “non è la persona giusta” per dirigere la Commissione Europea. Secondo fonti diplomatiche europee Cameron aveva già avvertito giovedì nel corso della cena con gli altri capi di Stato e di governo dell’Ue di non voler cedere su Juncker, considerato difensore di un progetto eccessivamente “federalista”.

Il premier belga Elio di Rupo da parte sua ha ammesso che la posizione britannica è “comprensibile e rispettabile” ma che Londra non può “da sola bloccare i 26 o 27 altri Paesi che sarebbero d’accordo” sulla scelta di Juncker. Nella battaglia sulla flessibilità, Renzi ha insistito ieri sulla necessità che le valutazioni sul rispetto dei vincoli del Patto di Stabilità tengano nel debito conto i costi dell’attuazione delle riforme strutturali, che spesso hanno un impatto a breve termine negativo sui deficit prima di dispiegare i propri effetti benefici a più lungo termine. Inoltre, il premier italiano ha sottolineato che andrebbero considerati separatamente anche i cofinanziamenti nazionali agli investimenti dei fondi di coesione comunitari, e considerati anche gli eventuali effetti negativi sul deficit e sul debito del pagamento dei debiti comerciali della pubblica amministrazione.

L’Italia, appoggiata dalla Francia e avversata dalla Germania, vorrebbe una formulazione quanto più chiara possibile di questi punti, per evitare di lasciare spazio a interpretazioni più restrittive dei margini di flessibilità esistenti nelle regole Ue, del tipo di quelle sperimentate negli anni scorsi con la gestione del commissario agli Affari economici e monetari uscente, Olli Rehn. Quanto alla decisione sul presidente designato della Commissione, per esprimere la sua opposizione a Juncker, Cameron potrebbe non approvare l’agenda delle priorità (che, in mancanza di unanimità, diventerebbe una dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, invece che una decisione del vertice Ue), e chiedere un voto formale sulla designazione del presidente della Commissione, che comunque non ha il potere di bloccare, visto che la decisione può essere presa a maggioranza qualificata.

Al premier britannico comunque, quello che interessa è chiaramente il messaggio che potrà dare alla propria opinione pubblica interna, dopo la vittoria alle elezioni europee dell’ultra euroscettico Ukip. Cameron vuole presentarsi come l’unico leader capace di opporsi al “colpo di mano” del Parlamento europeo – che vuol togliere ai governi legittimi nazionali il potere di nominare il presidente della Commissione – e al tentativo di creare un Superstato europeo dei burocrati, impersonificato dal federalista Juncker (già oggetto di un veto britannico cinque anni fa, quando era candidato alla presidenza del Consiglio europeo).

Non dovrebbero ancora essere discusse, invece, le candidature riguardanti il successore di Van Rompuy e quello di Catherine Ashton come Alto Rappresentante per la Pesc (Politica estera e di sicurezza comune), che comunque entreranno in carica solo a novembre, come la nuova Commissione. Il successore della Ashton, un posto per il quale due possibili candidati sono l’attuale ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini (Pd), e la commissaria Ue uscente per la Cooperazione internazionale e gli Aiuti umanitari, la bulgara Kristalina Georgieva (Ppe) dovrà essere deciso “in consultazione con il nuovo presidente della Commissione”, e quindi dopo la sua elezione il 16 luglio da parte del Parlamento europeo, hanno ricordato le fonti diplomatiche. E’ dunque probabile che sia convocato un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo, il 17 o 18 luglio, per formalizzare almeno la nomina dell’Alto Rappresentante.

Fra gli altri temi che verranno affrontati oggi ci saranno la politica d’immigrazione e asilo, la politica estera (e soprattutto la situazione in Ucraina, che sarà discussa in presenza del premier ucraino Petro Poroshenko) e le questioni legate alla politica energetica (sicurezza degli approvvigionamenti, infrastrutture per il completamento del mercato interno nel settore, misure e negoziati internazionali contro il cambiamento climatico). TMNews)

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