Riciclaggio, Procura chiede processo per Fini e i Tulliani

Riciclaggio, Procura chiede processo per Fini e i Tulliani
Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani
22 gennaio 2018

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di Gianfranco Fini e sua moglie Elisabetta Tulliani, con il fratello Giancarlo e il padre Sergio: rischiano tutti di finire a processo per riciclaggio nell’ambito del procedimento nato nell’ambito dell’inchiesta sugli affari del ‘re delle slot’ Francesco Corallo. Dieci le persone coinvolte nella vicenda che, il 13 dicembre del 2016, aveva portato all’arresto dell’imprenditore, dei suoi stretti collaboratori, Rudolf Theodoor, Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, e del deputato di Forza Italia Amedeo Labocetta, ritenuti capi e partecipi di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. “La richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell’operato della magistratura”, afferma Gianfranco Fini, ex presidente della Camera, dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura di Roma. Secondo l’ipotesi dei pm, al fine di commettere “una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e appropriandosi di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali, dovuti dalla societa’ concessionaria Atlantis World Group of Companies per l’attivazione e la conduzione operativa della rete, per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento o intrattenimento”, il sodalizio avrebbe “trasferito tra il 2004 e il 2007 la liquidita’ cosi’ illecitamente accumulata (oltre 50 milioni di euro) dai conti correnti della concessionaria (stabile organizzazione in Italia di Atlantis/BPlus) verso conti correnti esteri olandesi, ed inglesi di altre societa’ del Gruppo Corallo, e successivamente, verso un conto corrente di societa’ offshore acceso a Saint Maarten (Antille Olandesi), sempre riconducibile al promotore e capo dell’associazione, Francesco Corallo, in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa e di poterla definitivamente impiegare in acquisizioni immobiliari ed attivita’ economiche e finanziarie”.

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Quanto a Fini e ai suoi familiari, la Procura resta convinta, al di la’ del recente interrogatorio reso a piazzale Clodio dall’ex leader di An, che Giancarlo ed Elisabetta Tulliani, titolari delle societa’ offshore Printemps Ltd, Timara Ltd e Jayden Holding Ltd, abbiano “messo a disposizione i conti correnti di tali societa’ per ricevere ingenti somme di denaro dal conto corrente acceso presso la First Carribean International Bank e intestato alla Dawn Properties, riconducibile a Corallo con cui Fini aveva stretto intesa, e su cui era delegato ad operare in qualita’ di director Rudolf Baetsen, con la consapevolezza della provenienza delittuosa, consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia”. Oltre a questo, i magistrati romani hanno attribuito a Fini altri tre episodi di riciclaggio piu’ uno di impiego di denaro di provenienza illecita assieme alla compagna Elisabetta e a Giancarlo Tulliani: le somme di denaro ricevute dal conto acceso presso la FCIB e poi bonificate da Baetsen, sarebbero state destinate “all’acquisto dell’appartamento di Montecarlo, gia’ di proprieta’ di An, di cui erano divenuti i proprietari occulti. E dopo che, l’immobile era stato rivenduto, il 15 ottobre del 2015 dalla Timara Ltd, compivano ulteriori transazioni bancarie con le quali impiegavano, sostituivano e trasferivano la somma di denaro pari a 1,2 milioni di euro, derivata dalla compravendita, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa, utilizzando diversi conti correnti anche esteri”. I pm ritengono poi che Giancarlo Tulliani abbia ricevuto sul proprio conto corrente presso la Caisse d’Epargne-Costa Azzurra, filiale francese di Beausoleil, il 5 novembre 2015, un bonifico di 1,2 milioni di euro, disposto da uno studio notarile, in merito a una vendita immobiliare. E che, successivamente, da tale rapporto avrebbe trasferito sul proprio conto corrente italiano Mps la somma di 140mila euro (l’11 novembre 2015), di 145mila (il 20 novembre) e 560mila (il 9 settembre 2016). Elisabetta Tulliani, dal canto suo, tra il 24 novembre e il 10 dicembre 2015, avrebbe ricevuto sul conto corrente acceso presso Mps 290mila euro e poi 449mila euro, bonificate dal fratello, con la causale ‘prestito infruttifero’, dal conto Mps di Giancarlo che era alimentato esclusivamente, fin dalla sua apertura, dal conto Caisse d’Epargne”.

LE REAZIONI

ROTONDI “Sono cristianamente vicino a Gianfranco FINI in un momento difficile e confido che possa dimostrare la sua innocenza”. Lo dichiara in una nota il segretario nazionale di Rivoluzione Cristiana, Gianfranco Rotondi.

SANTANCHE’ “La richiesta di rinvio a giudizio per riciclaggio di Gianfranco Fini e per la famiglia Tulliani e’ il giusto coronamento di una vicenda che non sembra lasciare dubbi sulla identita’ di un personaggio della politica italiana che ha sempre predicato onesta’ e trasparenza finendo invece coinvolto in una brutta storia che oltre alla famiglia Tulliani vede implicati altri soggetti, primo tra i quali l’imprenditore Francesco Corallo, re delle slot e autore di una serie di reati quali peculato, riciclaggio, mancato pagamento di imposte, appropriazione indebita, tutte attivita’ illecite che Fini ha dichiarato di ignorare ma forse i pm la pensano diversamente a giudicare dalla richiesta di rinvio a giudizio”. Lo dichiara Daniela Santanche’ parlamentare di Fdi.

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