Ron Howard arriva al festival di Roma, le immagini di “Pavarotti”

18 ottobre 2019

E’ stato il giorno di Ron Howard alla Festa del Cinema di Roma con la presentazione di “Pavarotti”, il documentario del regista premio Oscar, ritratto di un uomo carismatico, allegro, generoso, che amava la vita, il cibo e le donne, e che grazie ad una voce che definiva “la primadonna del mio corpo” è riuscito a far conoscere e amare l’opera in tutto il mondo. Nel racconto di quest’affascinante avventura umana e artistica è stato fondamentale il contributo che ha dato la famiglia: la prima moglie, Adua, con le tre figlie, e la seconda, Nicoletta, hanno fornito materiale privato e svelato aspetti sconosciuti della vita dello straordinario tenore. Il documentario, che sarà nei cinema il 28, 29 e 30 ottobre, ripercorre tutte le tappe della vita di Big Luciano attraverso materiale d’archivio e interviste. Bono Vox, Josè Carreras e Placido Domingo, le parole delle donne che gli sono state vicino: si svelano le sfumature dell uomo e dell’artista, la crisi della famiglia, la ricomposizione di un nucleo allargato quando era in punto di morte.

PARLA RON HOWARD

Un documentario per ‘Big Luciano’: ecco l’intervista a Ron Howard dove il grande regista racconta il suo Pavarotti, l’uomo carismatico, il personaggio, l’artista come emergono dal film che ha realizzato. “Pavarotti” è una produzione Imagine Entertainment White Horse Pictures in collaborazione con TIMVISION e Wildside, e sarà nelle sale dal 28 al 30 ottobre, distribuito da Nexo Digital. “L’ho incontrato una volta sola, probabilmente alla fine degli anni Ottanta” racconta Howard, “a un grande evento a Hollywood. La stanza era piena di star, attori, cantanti, ma quando arrivò Pavarotti, tutti se ne accorsero. Entrò sorridendo, con il suo cappello, la grande sciarpa. Gli ho stretto rapidamente la mano, lui mi ha guardato, non so se sapesse chi ero, ma si sentiva il suo carisma in tutta la sala. Probabilmente all’epoca era la persona più famosa del mondo”.

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Un film sull’uomo: “Nicoletta, la sua seconda moglie, non solo si è lasciata intervistare ma ci ha dato dei filmati degli ultimi anni di Pavarotti che offrono uno spaccato molto onesto, non sempre elogiativo, ma molto veritiero. La sua famiglia è stata molto coraggiosa e ci ha parlato dei rapporti familiari con tutte le loro complessità. Uno studio di onestà, di come si perdona senza dimenticare”. “E’ stato duro per le sue donne parlarmi, ma c’è stato anche un elemento di fiducia; non solo verso di noi, ma fiducia che il pubblico, il mondo, avrebbe capito alcune delle sue idiosincrasie, e alcune delle sue scelte che hanno ferito delle persone, e comunque apprezzare l’uomo, e rispettare l’artista”. Pavarotti una figura ‘larger than life’, più grande della vita? “E’ un buon modo di descriverlo. Ma più che altro, il suo coraggio. Quasi morì quando era bambino. E si è dedicato dopo a trovare la gioia nella vita, e a volte lo ha fatto in modo spericolato”.

“Quando ho cominciato a capire davvero di cosa parlavano le arie e le opere, quando ho letto i libretti, mi sono reso conto che l’opera è molto più accessibile di quanto pensassi; è una grande forma di racconto, e ho capito cosa portano alla gente perché sono storie in cui ci si ritrova”. “Il suo carisma, la sua capacità di andare in tv ed essere un ambasciatore per l’opera, sono riuscite ad avvicinare molte persone in Nord America e in tutto il mondo all’opera, e questo era il suo scopo, no? Spero che il film in qualche modo contribuisca a questo obbiettivo che per lui contava tanto. E’ un viaggio complicato quello che ha fatto Luciano, pieno di arte e decisioni difficili e interessanti, e spero che il pubblico apprezzi quello che abbiamo da mostrare su di lui”.

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