Salvini fa il primo passo e chiama tutti i leader: dialogo su presidenze

14 marzo 2018

Il primo passo l’ha fatto Matteo Salvini. “A nome della coalizione più votata dagli italiani ho ritenuto mio dovere telefonare a Di Maio, Martina e Grasso, per aprire un dialogo sulle presidenze delle Camere in modo da garantire agli italiani che si perda meno tempo possibile e che si rispetti il voto del 4 marzo – ha annunciato il leader della Lega -. Rendere più veloci e trasparenti i regolamenti, tagliare vitalizi e spese inutili sarà una nostra priorità”. Tuttavia, il capo del Carroccio guarda con maggiore attenzione i pentastellati, escludendo, in ogni caso, una maggioranza di governo con il Pd. “Escluso il Pd, tutto è possibile”, ha sottolineare, evidenziando anche un’alleanza con M5s sui temi. E, a differenza di Di Maio, il numero uno del Carroccio non mette come condizione che sia lui a fare il premier o che entri a far parte della squadra dell’esecutivo che nascerà: “Non ho la smania di fare il presidente del Consiglio a tutti i costi: farò tutto quello che è umanamente e democraticamente possibile per rispettare il mandato degli elettori. Non sono disponibile a partecipare a un governo a ogni costo per fare il ministro per qualche mese”. I 5 stelle puntano allo scranno più alto di Montecitorio, mentre sono disponibili a lasciare la seconda carica dello Stato, la presidenza del Senato, alla Lega dove il nome più quotato resta quello di Roberto Calderoli. I capigruppo pentastellati, Danilo Toninelli al Senato e Giulia Grillo alla Camera, hanno scritto sul blog che “da oggi, in accordo con Luigi Di Maio, inizieremo le interlocuzioni con gli altri gruppi politici per le presidenze di Camera e Senato. Vogliamo figure di garanzia”.

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Le interlocuzioni per ora, viene spiegato, sono solo telefoniche. I due capigruppo ribadiscono che “le due presidenze devono essere assolutamente slegate da qualsiasi questione di governo” ma, nel giorno in cui emergono due linee nel centrodestra, quella di Salvini che apre ai 5 stelle e quella di Silvio Berlusconi che lo gela dicendo “sì, ma per cacciarli fuori”, il dialogo Carroccio-pentastellati sui successori di Pietro Grasso e Laura Boldrini potrebbe rappresentare un viatico per un’alleanza di governo. La strada verso la formazione di un esecutivo tuttavia è lunga e in salita. Anche se Di Maio, davanti alla Confcommercio a Milano, ha disegnato un orizzonte più ottimista: “La Germania arriva in questi giorni dopo 6 mesi” a formare un governo, “io credo ci metteremo meno”. Ma ci tiene a rassicurare sull’Iva: “vanno disinnescate subito”, anche se non si è formato il nuovo governo, le clausole di salvaguardia che a inizio 2019 la farebbero aumentare. I 5 stelle chiedono che ciò avvenga a partire dal Def che il governo Gentiloni dovrà portare in Cdm entro il 10 aprile. “A breve presenteremo il nostro Def – fa sapere la vicecapogruppo vicaria M5s alla Camera, Laura Castelli – fornito sia del quadro tendenziale che di quello programmatico. Riteniamo prioritario disinnescare immediatamente le clausole di salvaguardia per il 2019, che valgono 12 miliardi di euro, non per mere ragioni tecniche, ma perché un nuovo aumento dell’Iva avrebbe effetti disastrosi sulla dinamica ancora oggi molto fragile dei consumi”.

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