Berlino colpisce turismo e investimenti. Ankara: “Irresponsabilità politica”

Berlino colpisce turismo e investimenti. Ankara: “Irresponsabilità politica”
21 luglio 2017

La Germania ha annunciato misure volte a colpire turismo e investimenti in Turchia, promettendo una totale revisione delle proprie relazioni con Ankara, dopo l’arresto di diversi attivisti per i diritti umani da parte delle autoritùà turche. Misure definite “necessarie e inderogabili a fronte dell’attuale situazione” dalla stessa cancelliera Angela Merkel. La prima misura già adottata è l’avviso emesso dal Ministero degli Esteri per i viaggi in Turchia, meta tradizionalmente molto popolare tra i turisti tedeschi. E in piena stagione turistica. Nell’avviso si afferma che Berlino non può più garantire la sicurezza dei suoi cittadini a fronte di arresti di massa “arbitrari”. All’indomani della convocazione dell’ambasciatore turco in Germania, il capo della diplomazia tedesca Sigmar Gabriel ha interrotto la sue vacanza ed è rientrato a Berlino per accusare Ankara di sistematiche violazioni dello Stato di diritto che “allontanano la Turchia dal solco dei valori europei” e da quelli della Nato. Violazioni che “non possono non portare conseguenze”. Gabriel ha anche annunciato una revisione del sistema di garanzie, prestiti e aiuti con cui il governo tedesco sostiene esportazioni e investimenti in Turchia, invitando quindi gli imprenditori ad essere cauti. Il ministro ha aggiunto che verrà anche ridiscusso il sostegno finanziario da miliardi di euro garantito ad Ankara dall’Unione europa nell’ambito del processo di adesione all’Ue. “Inviare un messaggio (ai tedeschi) in cui si afferma che non è sicuro andare in Turchia rivela una grande irresponsabilità politica – ha risposto il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin – cercare di far sorgere dubbi nella mente degli investitori tedeschi, è inaccettabile”.

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La decisione tedesca di colpire economicamente la Turchia arriva dopo l’arresto e la conferma della detenzione di sei attivisti per i diritti umani, tra cui il tedesco Peter Steudtner e la direttrice di Amnesty International in Turchia, Idil Eser, accusati di presunto sostegno a un gruppo terroristico. Gabriel ha definito tale accusa “infondata”. Complessivamente sono nove i cittadini tedeschi, tra cui quattro con doppia cittadinanza turco-tedesca, oggi detenuti in Turchia. Tra questi il giornalista di Die Welt, Deniz Yücel, in isolamento da circa cinque mesi. Per Gabriel, tutto questo mira a “mettere a tacere qualsiasi voce critica in Turchia”. Secondo diversi giornali tedeschi, i prigionieri “servono sistematicamente come ostaggi” ad Ankara, che punta a scambiarli con cittadini turchi rifugiati in Germania perché sospettati di essere vicini al movimento del predicatore Gulen, accusato di essere il mandante del fallito golpe dello scorso anno. Secondo la Bild, lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe proposto di “scambiare” il giornalista con due ex generali dell’esercito riparati in Germania. Gabriel ha quindi confermato che le autorità turche hanno consegnato a Berlino una lista di 68 aziende tedesche e imprenditori, tra cui figurano Daimler e BASF, accusate di sostenere il “terrorismo”. L’invito ai tedeschi a valutare con attenzione un viaggio in Turchia può avere conseguenze economiche dirette per Ankara, dal momento che proprio la Germania è la più grande fonte di turisti nel Paese, davanti alla Russia.

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Berlino ha anche lasciato intendere una possibile riduzione dei fondi europei che Ankara percepisce nell’ambito del processo di adesione all’Ue: 4,45 miliardi di euro previsto tra il 2014 e il 2020. Ma il margine di manovra di Berlino resta limitato a fronte dell’accordo raggiunto da Ankara con l’Ue sui flussi migratori. E a due mesi dalle elezioni, i leader politici tedeschi non voglino rischiare una nuova ondata di migranti come nel 2015 e nel 2016. Con oltre due milioni di profughi siriani presenti sul proprio territorio, Ankara dispone di un potente mezzo di pressione. L’inasprimento della posizione tedesca verso Ankara rappresenta un cambiamento forte nelle relazioni tra i due Paesi, storicamente molto vicini, in particolare per la presenza della più grande diaspora turca all’estero (3 milioni di persone). E arriva dopo oltre un anno di tensioni, durante il quale Erdogan ha accusato Berlino di metodi degni del “nazismo” per avergli impedito di fare campagna elettorale in Germania per la riforma costituzionale che ha rafforzato i suoi poteri. A sua volta Erdogan ha vietato a deputati tedeschi di visitare due basi militari in Turchia dove erano di stanza soldati della Bundeswehr. Una decisione che ha spinto Berlino, il mese scorso, a trasferire in Giordania 260 soldati impegnati nella base Nato di Incirlik, da dove la coalizione internazionale contro l’Isis lancia i suoi attacchi ai jihadisti in Siria e Iraq.

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