Sei anni di carcere richiesti per Salvini: “Difendere l’Italia non è un reato”

Sei anni di carcere richiesti per Salvini: “Difendere l’Italia non è un reato”
Matteo Salvini
14 settembre 2024

Il caso Open Arms torna al centro dell’attenzione mediatica e politica con la richiesta dei pubblici ministeri di Palermo di sei anni di reclusione per Matteo Salvini, attuale ministro dei Trasporti e leader della Lega. L’accusa? Sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave ONG spagnola Open Arms a Lampedusa nel 2019, quando Salvini ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno.

Salvini, assente durante l’udienza, ha scelto i social media per commentare la richiesta dei PM. In un video pubblicato su Instagram, l’ex ministro si difende ribadendo di aver agito per proteggere i confini italiani e garantire la sicurezza nazionale. “Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli italiani? Follia. Difendere l’Italia non è un reato”, ha dichiarato il leader leghista. Salvini ha inoltre sottolineato come le sue azioni siano state in linea con il mandato ricevuto dal popolo italiano e con l’articolo 52 della Costituzione, che definisce la difesa della patria come un “sacro dovere”. Nel suo video, Salvini ripercorre i momenti salienti della vicenda, dichiarandosi “colpevole” di aver mantenuto la parola data ai cittadini, e ribadendo che nessun altro ministro nella storia italiana è mai stato processato per aver difeso i confini del Paese.

La difesa e le reazioni politiche

Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini, ha contestato duramente la ricostruzione dei fatti presentata dai PM, affermando che il ritardo nello sbarco dei migranti fu minimo e dettato da preoccupazioni per la salute degli stessi. Inoltre, ha respinto l’idea che la decisione di ritardare lo sbarco fosse esclusivamente di Salvini, facendo notare che anche altri membri del governo dell’epoca avevano pubblicamente rivendicato le politiche di respingimento.

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L’eco del processo ha raggiunto tutti i vertici della politica italiana. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha espresso la sua solidarietà a Salvini, parlando di una richiesta “irragionevole” e sottolineando che difendere i confini nazionali non dovrebbe mai essere considerato un crimine. Messaggi di sostegno sono arrivati anche da Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e da diversi altri esponenti della maggioranza governativa, come Francesco Lollobrigida e Giuseppe Valditara, i quali hanno messo in guardia contro i rischi di un precedente “pericoloso” per lo Stato di diritto.

 

 

Esponenti della sinistra italiana e delle organizzazioni pro-migranti criticano duramente le scelte di Salvini. Angelo Bonelli di Europa Verde ha accusato il leader della Lega di aver sfruttato la sofferenza umana per guadagno politico, definendo l’episodio una “pagina vergognosa” per l’Italia. La segretaria del PD, Elly Schlein, ha sottolineato l’importanza della separazione dei poteri, criticando l’intervento di Meloni nel dibattito.

Il sostegno internazionale 

La vicenda ha attirato anche l’attenzione internazionale. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National in Francia, ha manifestato solidarietà a Salvini, criticando quella che ha definito una “persecuzione giudiziaria”. Anche Elon Musk, il miliardario statunitense proprietario di Tesla e X (ex Twitter), ha espresso il suo appoggio al leader della Lega, definendo “folle” la richiesta dei PM e chiedendo chi finanzi le ONG impegnate nel soccorso dei migranti.

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Un processo politico?

Il processo a Salvini si è trasformato in un caso simbolico, suscitando dibattiti infuocati sia a livello nazionale che internazionale. La difesa dei confini italiani e la gestione del fenomeno migratorio sono temi profondamente divisivi, e il verdetto della magistratura avrà senza dubbio ripercussioni sul futuro politico del leader leghista e sulla politica italiana in generale. Mentre da una parte c’è chi vede in Salvini un difensore della sovranità nazionale, dall’altra c’è chi lo accusa di aver violato i diritti umani fondamentali. Il verdetto della giustizia non porrà solo fine al processo, ma potrebbe aprire nuove prospettive su come l’Italia e l’Europa affronteranno la questione migratoria nei prossimi anni.

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