Senato dimezzato non regala emozioni sul Governo, Renzi show in Aula

Senato dimezzato non regala emozioni sul Governo, Renzi show in Aula
Matteo Renzi
26 ottobre 2022

L’Aula del Senato con soli 200 senatori (senza i 130 senatori in meno risultato della riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari) non ha regalato grandi emozioni in questo primo dibattito sulla fiducia al governo Meloni. L’emiciclo appare parecchio svuotato, forse più dei numeri reali, anche perché molti dei ministri sono senatori e oggi si sono seduti tra i banchi del governo rendendo ancor più vuoti gli scranni. Anche il dibattito e la replica della premier non suscitano gradi entusiasmi tra i banchi della maggioranza, che applaudono soprattutto quando la leader di Fdi replica a muso duro alle critiche delle opposizioni. In particolare sulle critiche all’ex magistrato Scarpinato e sulla lettura “di destra” degli scontri a La Sapienza si è vista la standing ovation per la premier, ovviamente molto applauditi anche i passaggi sul primo annuncio del nuovo governo: l’intervento per togliere il tetto al contante.

Durante il dibattito e anche nelle dichiarazioni di voto gli applausi all’oratore provengono solo dalla sua parte politica questo si spiega tra i banchi del centrosinistra con le opposizioni nettamente divise in due o tre fazioni, ma è un comportamento che si nota anche nelle fila della maggioranza. Lo show lo regala Matteo Renzi che ribadisce il no alla fiducia ma per il resto dei suoi dieci-15 minuti di intervento attacca soprattutto il Pd destando l’ilarità della presidente del Consiglio e dei ministri, in particolare Antonio Tajani. Colpisce mentre parla il leader di Italia viva l’attenzione che gli viene rivolta da parte dei ministri e anche di Silvio Berlusconi. Renzi rilancia anche la sua disponibilità a discutere di riforme costituzionali, l’elezione diretta del presidente del consiglio che all’ex premier sta a cuore da anni, “il nostro progetto si chiama sindaco d’Italia”. Piace soprattutto al governo di centrodestra l’ironia di Renzi quando “sconsiglia” a Meloni di fare le riforme senza cercare il consenso delle opposizioni visto l’esito che ha avuto il suo tentativo quando era a palazzo Chigi.

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Procede ordinatamente, subito dopo Renzi, il discorso di Silvio Berlusconi che torna dopo 9 anni a parlare in questa Aula e che appena entrato viene salutato calorosamente dai suoi ma anche da avversari ed ex alleati come Casini e Mario Monti. Più tardi si avvicinano Bernini, Casellati, Pera, Salvini. C’era grande attesa anche tra le tribune della stampa per l’esordio del Cavaliere in Aula ma lui ha mantenuto un profilo molto istituzionale leggendo il discorso scritto che ha corretto di suo pugno mentre aspettava di parlare. Seduto tra Licia Ronzulli e Maurizio Gasparri il leader di Fdi Berlusconi ha seguito la replica di Meloni senza lasciar trasparire reazioni. Dall’altro lato dell’Aula Meloni segue l’intervento senza commentare come invece ha fatto spesso durante il dibattito, magari condividendo le sue impressioni con chi le sedeva accanto, Tajani o Salvini. La premier è rimasta seduta per tutte le ore in cui si è sviluppata prima la discussione generale e poi le dichiarazioni di voto. Ha preparato la sua replica prendendo pagine e pagine di appunti, quasi senza sosta. Infatti poi ha risposto uno per uno a tutte le critiche che ha sentito dai banchi delle opposizioni, proprio come faceva quando era lei in quella posizione.

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