Sicilia, è battaglia sull’eterologa. Medici e associazioni diffidano la Borsellino

Sicilia, è battaglia sull’eterologa. Medici e associazioni diffidano la Borsellino
17 novembre 2014

E’ battaglia in Sicilia sull’eterologa. I Centri medici di procreazione assistita e le associazioni dei pazienti infertili annunciano una diffida nei confronti dell’assessore regionale alla Salute della Sicilia, Lucia Borsellino (foto), “per inadempienza nell’attuazione e ricezione delle norme atte a garantire il diritto alla salute riproduttiva per le coppie siciliane”. L’iniziativa della diffida “si rende necessaria a causa dell’inadempienza dell’Assessorato, sia rispetto l’attuazione di proprie disposizioni, sia riguardo l’adozione del deliberato della Conferenza delle Regioni dello scorso 4 settembre. In particolare l’assessore, con proprio decreto del 29 gennaio 2014, aveva previsto – ricordano le associazioni in una nota – alcune misure finalizzate ad arginare il fenomeno dei pagamenti indebiti ad altre Regioni per prestazioni di Pma e l’istituzione di una Commissione che avrebbe dovuto collaborare al monitoraggio e al miglioramento della disciplina di settore. Malgrado il tempo trascorso, tali misure sono rimaste inattuate, con grave danno per le casse della Regione”.

“Altrettanto penalizzante – dicono ancora medici e associazioni – si è rivelato il mancato recepimento del deliberato della suddetta Conferenza delle Regioni, sottoscritto peraltro anche dal Presidente Crocetta; deliberato che prevede l’inserimento della riproduzione assistita omologa ed eterologa nei Lea. La sua ricezione, come già avviene in altre Regioni, avrebbe garantito in Sicilia una concreta tutela ai cittadini interessati a ricorrere alla riproduzione assistita, e in particolare alle tecniche che richiedono donazione di gameti (eterologhe), dando attuazione alla Sentenza della Corte Costituzionale n. 162 del 9 aprile 2014. L’inerzia dell’Assessorato, oltre a danneggiare ulteriormente le casse regionali, è ormai intollerabile per i pazienti e per i centri medici, che – affermano – si vedono privati di prerogative di cura, di spazi di rappresentanza e collaborazione amministrativa, nonché di risorse economiche”.

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