Dubbi sul processo ai dodici indipendentisti: “È politico”

13 febbraio 2019

Un processo a dei “prigionieri politici”, secondo gli indipendentisti catalani, oppure a dei “politici detenuti” per gravi reati contro la costituzione, secondo i socialisti e la destra spagnola. Quel che è certo è che il giudizio cominciato al Tribunale Supremo di Madrid contro 12 fra ex ministri della Generalitat catalana e leader della società civile accusati di aver organizzato il 1 ottobre 2018 il referendum sull’autodeterminazione della Catalogna vietato da Madrid, ha forti risvolti politici. Intorno a quello che a Madrid si sforzano di presentare come un giudizio imparziale si concentra infatti l’attenzione silenziosa del governo centrale del socialista Pedro Sanchez e soprattutto quella – più rumorosa – dell’opposizione di destra del Partido popular e di Ciudadanos e del partito di estrema destra Vox. Quest’ultima formazione, data in crescita, si è costituita fra gli accusatori – una peculiarità consentita dal sistema giudiziario spagnolo. Il suo leader, Javier Ortega Smith, ha dichiarato: “Cercheremo, con tutta la forza del diritto, di ottenere sentenze di condanna in conformità con la nostra memoria di accusa e con i gravissimi delitti commessi”.

Intanto, sul fronte politico, il ministro delle Finanze spagnolo, Maria Jesus Montero, ha cercato ieri, 12 febbraio, di difendere a spada tratta il progetto di bilancio per il 2019, attraverso argomenti strettamente socio-economici, nel tentativo di spingere Erc e PdeCat a non ostacolare l’approvazione del testo che prevede un forte aumento degli investimenti in Catalogna e in generale il miglioramento della qualita’ di vita dei cittadini. Lo scrive il quotidiano “El Pais”, aggiungendo che il tentativo della Montero e’ stato pero’ vano e il primo ministro Pedro Sanchez si e’ ormai rassegnato al fatto che la sua manovra non sara’ mai approvata. “Questo governo non vuole ne’ puo’ discutere di temi che superano i confini della Costituzione” e non inserira’ “il diritto all’autodeterminazione” all’ordine del giorno, ha messo in chiaro la Montero, in riferimento all’ultimatum lanciato dai partiti indipendentisti, che hanno vincolato il loro via libera al bilancio a un gesto concreto dell’esecutivo a favore del processo di indipendenza della Catalogna. Le posizioni fra i secessionisti e il governo di minoranza sono dunque lontane e, salvo sorprese dell’ultima ora, oggi verra’ cassata definitivamente la manovra di Sanchez, con un importante passo avanti verso il voto anticipato.

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Il processo va avanti. Oggi, la seconda giornata, dopo aver ascoltato le memorie dei legali dei 12 imputati alla sbarra, il Tribunale supremo dara’ la parola all’accusa, rappresentata dalla Procura di Stato, dall’Avvocatura dello Stato e dal partito di estrema destra Vox, come parte civile. Una volta sentite le parti, il presidente dell’alta corte, Manuel Marchena, decidera’ come e con quali tempi risolvere le questioni preliminari. Sui 12 imputati, fra cui l’ex vicepresidente regionale Oriol Junqueras, pendono accuse di ribellione e sedizione che potrebbero comportare fino a 25 anni di prigione – chiesti dal pubblico ministero proprio per Junqueras. Ma questi delitti prevedono l’uso della violenza, e molti giuristi spagnoli hanno mostrato dubbi sulla loro applicabilità ad avvenimenti che si svolsero in un clima pacifico e in cui l’unica violenza documentata fu quella della polizia spagnola che caricò i cittadini in fila per votare, provocando centinaia di feriti. Anche per questo Belgio e Germania hanno negato l’estradizione dell’ex presidente regionale Carles Puigdemont, riparato a Bruxelles per sfuggire al mandato di cattura.

Durante la prima udienza l’avvocato di Oriol Junqueras, Andreu Van Den Eynde, ha insistito: “Non c’è modo di capire quale fatto punibile si stia indagando, questa è la realtà. Non mi si può dire che organizzare un referendum configuri questo delitto perché il giudice istruttore fin dal primo giorno, seguendo la scia della procura, ha inquisito un progetto politico”. “Che si tengano innocenti in prigione per più di un anno, questo per me è incomprensibile. Lontani dai loro figli, dai loro difensori, quando hanno risposto e si sono presentati alla convocazione della giustizia”. Secondo Karel Lannoo, direttore del centro di studi politici europei (Ceps) di Bruxelles, il processo potrebbe facilmente avere un’altra coda europea imbarazzante per Madrid: “Se ci sarà una sentenza grave che li manterrà in prigione ancora per qualche anno, sono sicuro che la loro difesa farà appello e andranno alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo. Potrebbero esserci motivi per andare anche alla Corte di Giustizia dell’Ue di Lussemburgo, ma questo dipenderà dall’interpretazione e dagli argomenti invocati dai giudici”.

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