Tagli stipendi parlamentari, proposta di legge rinviata in commissione. E’ scontro alla Camera

Tagli stipendi parlamentari, proposta di legge rinviata in commissione. E’ scontro alla Camera
25 ottobre 2016

Prima del voto sul rinvio in commissione della proposta di legge sul taglio degli stipendi dei parlamentari, l’aula della Camera vive uno scontro molto aspro tra maggioranza e opposizione. Dopo la richiesta di rinvio in commissione avanzata da Lorenzo Dellai di Democrazia solidale, prende la parola Roberta Lombardi del M5S, prima firmataria della pdl. “Adesso capiamo fino in fondo – sibila – l’osceno giochetto visto in comitato dei nove dove la maggioranza ha votato per non votare i pareri sugli emendamenti e poi ha mandato il sottopanza della maggioranza e del Governo a fare il lavoro sporco al posto del Pd”. “Rifiutiamo – spiega l’esponente stellata – il motivo istituzionale (Dellai aveva ricordato la campagna in corso per il referendum costituzionale, ndr), perché dopo il 4 dicembre ci sarà il 30 maggio, questo paese vive delle scadenze elettorali e mai sui bisogni dei cittadini”. Contrario al rinvio in commissione anche Arturo Scotto, presidente dei deputati di Sinistra italiana, secondo il quale “è maturo il tempo per una discussione seria e approfondita” su questo tema. Quanto al referendum, “crediamo non si possa rinviare la discussione soltanto perché rischia di inquinare un percorso referendario che è già inquinato: può accadere – ha aggiunto rivolto ai banchi del Pd – che chi di populismo ferisce di populismo perisce, mentre si tappezzano i muri e si scrive ‘volete diminuire il numero dei politici’?”.

Per Giorgia Meloni, presidente di Fdi, contro il rinvio ci sono “ragioni di metodo, la maggioranza fa finta sempre di discutere i provvedimenti delle opposizioni che poi vengono rispediti regolarmente in commissione”. Per lo stesso motivo relativo ai diritti delle opposizioni annuncia il voto contrario al rinvio anche Roberto Occhiuto di Forza Italia. Qualche schermaglia sui temi dell’applicazione del regolamento in aula anche fra i deputati del M5S e Luigi Di Maio, loro collega di gruppo, che presiede la seduta come vicepresidente di turno (assente la presidente Laura Boldrini). “Ci sono i precedenti di rinvii anche per i provvedimenti delle opposizioni, lo sapete benissimo”, si difende Di Maio. Toni accesi nell’intervento di Ettore Rosato, capogruppo del Pd, che annuncia il sì al rinvio: “Noi ci abbiamo provato – afferma – a ragionare col M5S, ma a loro non interessava venire in aula per una legge che tagliasse i costi, a loro interessa venire in aula per dire che un parlamentare deve prendere di indennità la metà della consulenza della Muraro (assessore al Comune di Roma, ndr)”. Ogni parlamentare del Pd, sottolinea, “versa mille, duemila, quattromila euro al mese per mantenere i partiti, strumento previsto dall’art. 49 della Costituzione. Voi con questi soldi qui fate altro e cosa fate non lo sappiamo!”, tuona l’esponente dem, che accusa gli avversari di volere la discussione “per motivare il no referendario. Voi volete ridurre la paga ai senatori, noi li cancelliamo, perché le istituzioni devono essere efficienti”. Rosato si rivolge poi al leader M5S, in tribuna per assistere al dibattito: “Abbiamo un ospite importante, abbiamo adattato la nostra agenda a quella di Beppe Grillo. Ma non basta fare l’opposizione, bisogna saper governare. Noi siamo qui con la coscienza pulita e la voglia di dimostrare che il paese può cambiare sul serio”. Ultimo a prendere la parola prima del voto che rimanda tutto in commissione, Giulio Cesare Sottanelli di Scelta civica verso cittadini per l’Italia: “No – dice – a una proposta strumentale e demagogica come quella del M5S, ci dobbiamo opporre ai comici perché siamo persone serie”.

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