Terremoto Cinquestelle, deputata regionale M5S “confessa” firme false. L’inchiesta si allarga

Terremoto Cinquestelle, deputata regionale M5S “confessa” firme false. L’inchiesta si allarga
15 novembre 2016

Nuovi avvisi di garanzia pronti a partire, interrogatori dalla settimana prossima, audizioni di testimoni che andranno avanti in questi giorni alla ricerca di riscontri che sono sempre piu’ abbondanti. Svolta nell’inchiesta sulle firme false, ricopiate da esponenti e attivisti del movimento di Beppe Grillo, dopo che era emerso un errore materiale che avrebbe potuto compromettere la presentazione della lista alle elezioni comunali di Palermo, nel 2012. Una deputata regionale del Movimento Cinque Stelle, Claudia La Rocca (foto), ha reso ai pm di Palermo una confessione ampia, dopo avere concordato col vertice regionale la scelta di fare chiarezza: sarebbe stato Giancarlo Cancelleri, candidato presidente della Regione nel 2012 e di nuovo aspirante alla ‘nomination’, a spingere per chiarire subito i fatti.

La Rocca ha cosi’ indicato, tra gli altri (ma molti nomi sono ancora riservati), un’attuale deputata nazionale, Claudia Mannino, e l’aspirante candidata alla carica di sindaco per le elezioni del 2017, Samantha Busalacchi, come due delle persone che riprodussero le firme. Il “pasticciaccio brutto di via Sampolo”, dal nome della strada del capoluogo siciliano in cui si trovava la sede del comitato grillino, rischia di travolgere anche il candidato sindaco di quattro anni fa, Riccardo Nuti, e il suo gruppo. Adesso non ci sono solo le accuse di Vincenzo Pintagro, uno dei testimoni di quella notte, gia’ querelato da Nuti e dai suoi, dopo le rivelazioni fatte alle Iene di Italia 1. Le accuse ora arrivano dall’interno: la deputata “pentita” si e’ presentata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal pm Claudia Ferrari con l’idea di confessare e difatti, quando i magistrati l’hanno informata che stava rendendo dichiarazioni “autoindizianti”, lei ha deciso di proseguire l’interrogatorio in presenza dell’avvocato Valerio D’Antoni, che attendeva fuori dalla porta. Le ammissioni e le indicazioni di una serie di persone si uniscono e spesso combaciano con quelle rese da Pintagro e da un altro attivista, la cui identita’ e’ ancora riservata, che si sarebbe limitato pero’ ad ammettere responsabilita’ proprie: rischiano comunque almeno in trenta, mettendo assieme gli elementi in mano ai pm. I magistrati hanno fatto il punto della situazione, assieme alla Digos, che conduce gli accertamenti, e sentiranno fra gli altri un avvocato, Francesco Menallo, risultato anche lui quanto meno informato dei fatti. (Agi)

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