Traffico rifiuti, altri 20 arresti dopo maxi-incendio a Milano

Traffico rifiuti, altri 20 arresti dopo maxi-incendio a Milano
4 giugno 2019

Rifiuti speciali in arrivo dalla Campania ma anche dalle regioni del Nord Italia trasportati in Lombardia e Veneto e infine abbandonati all’interno di vecchi capannoni industriali trasformati in discariche abusive. Ruota attorno a questo impianto accusatorio l’operazione dei carabinieri del Noe che ha portato a 20 arresti (12 in carcere e 8 ai domiciliari) per di traffico illecito di rifiuti, realizzazione di discariche abusive e intestazione fittizia di beni. I circa 200 militari impiegati nel blitz hanno anche sequestrato 2 aziende del settore trattamento rifiuti e 4 società di trasporto nelle province di Pavia, Belluno, Verona, Bergamo, Caserta e Monza Brianza, oltre che vari automezzi utilizzati nelle attività criminali per un importo complessivo di circa 3 milioni di euro.

E’ l’ultima tranche dell’inchiesta della Procura di Milano che nel febbraio scorso aveva portato all’arresto dei 12 presunti responsabili del maxi incendio scoppiato nell’ottobre precedente nel capannone Ipb di Via Chiasserini, alla Bovisasca, quartiere alla periferia Nord del capoluogo lombardo. Sono in tutto 24 gli indagati nel fascicolo aperto dal pm Donata Costa e coordinato dal procuratore aggiunto della Dda Alessandra Dolci. L’accusa è quella di aver smaltito in modo illecito circa 10 tonnellate di rifiuti che, stando alle stime degli inquirenti, avrebbero fruttato all’organizzazione profitti per circa 2 milioni di euro. Una rete di criminale composta da diversi personaggi, ciascuno con un ruolo preciso: produttori dei rifiuti, imprenditori del settore con regolare autorizzazione per il trattamento, autostraportatori che, grazie anche a documenti falsi o irregolari, portavano i rifiuti in siti non autorizzati.

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Del “sistema” facevano parte anche diversi intermediari e altre persone con il compito di rintracciare i siti industriali abbandonati da utilizzare come discariche abusive. Secondo gli inquirenti milanesi, il “dominus” dell’organizzazione era Massimo Sanfilippo, già arrestato a febbraio scorso per traffico illecito dei rifiuti legato al maxi rogo di Via Chiasserini. Sanfilippo è ritenuto l’amministratore di fatto della Winsystem Group di Cornaredo, comune alle porte di Milano, definita dal gip Giusy Barbara come “società detentrice e intermediaria nella gestione illecita dei rifiuti che venivano illegalmente stoccati nei capannoni di Pontevico, Gessate, Torbole Casaglia, Tabellano, Verona e Meleti”. Le indagini, spiega ancora il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, “hanno ricostruito nel dettaglio l’esistenza di un articolato sistema criminale che vede i produttori di rifiuti conferirli ad aziende, quali la Winsystem Group o la stessa Ipb Italia, formalmente munite di autorizzazione al loro trattamento, ma in realtà operanti in un regime di illegalità per inefficacia dell’autorizzazione medesima, dovuta al mancato rilascio di idonea garanzia finanziaria”.

Queste ultime società “reperiscono, tramite intermediari, capannoni industriali che vengono stipati di rifiuti, senza alcuna autorizzazione e senza alcuna precauzione per la salute e l’incolumità pubblica”. Un traffico reso possibile anche da una serie di autotrasportatori compiacenti che secondo il gip “sono pienamente partecipi al meccanismo illecito poichè utilizzano documentazione di trasporto falsa o irregolare”. C’è poi il capitolo della movimentazione dei rifiuti, affidata “a operai extracomunitari, assunti in nero e disponibili svolgere attività illegale per un compenso orario modesto”. Un ciclo, quello della raccolta, trasporto e stoccaggio, “caratterizzato dalla partecipazione consapevole di tutti i segmenti della filiera ad un’attività illecita di traffico dei rifiuti, che consente a tutti i soggetti coinvolti di realizzare rilevanti profitti derivanti dallo smaltimento, con modalità illegali e, quindi, con costi ridotti, di ingenti quantitativi di rifiuti urbani”.

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