Trump in Vaticano e Israele, col presidente Usa è possibile la svolta in Medio Oriente?

Trump in Vaticano e Israele, col presidente Usa è possibile la svolta in Medio Oriente?
9 maggio 2017

La settimana scorso, tra le battaglie per cercare di approvare una nuova legge sanitaria, è arrivata, rimasta un po’ in sordina in America, una notizia molto importante: dopo la visita al Vaticano di fine mese, continuerà il suo primo viaggio da presidente in Arabia Saudita e in Israele. Si tratta di un passaggio fondamentale, soprattutto perché può fare qualcosa di importate in una delle aree più difficili della Terra: il Medio Oriente. Questa opportunità emerge grazie anche a un inusuale allineamento tra Egitto, Israele e Arabia saudita, che sono anche storicamente i principali alleati nella regione degli Stati Uniti. In passato Egitto e Arabia sauditi sono stati quasi sempre in lotta, se non in guerra, con Israele. Questa congiuntura speciale, scrive il Wall Street Journal, è emersa soprattutto a causa dei nemici in comune che dei punti di contatto: tutti e tre infatti combattono da una parte lo Stato islamico – un movimento radicale sunnita che tuttavia ha una visione molto simile a quella dell’Arabia saudita -, dall’altra l’Iran – lo stato sciita, accusato di essere uno dei principali sostenitori del terrorismo. Allo stesso tempo i tre Stati vedono nella nuova amministrazione un alleato, soprattutto contro Teheran, e credono che Washington non sia molto interessato di accusare i tre Paesi, come fatto da Obama, di non rispettare i diritti umani. C’è tuttavia un problema: Egitto e Arabia saudita devono riuscire a superare decenni di retorica contro Israele, che ha portato le loro popolazioni ad essere ferme oppositrici di Gerusalemme. Ovviamente, oltre alla cooperazione contro l’Iran e lo Stato islamico, l’azione americana nella regione punta ad arrivare a risolvere la questione israelo-palestinese. Il Wall Street Journal sostiene che il team di Trump sia pronto a investire tempo e risorse nella questione, cercando di far ripartire i colloqui falliti nel corso della presidenza di Obama. Ma per suggellare l’unione tra i tre stati ci sono altri elementi da superare: da una parte la prospettata decisione di spostare l’ambasciata americana da Gerusalemme a Tel Aviv, mossa che potrebbe far arrabbiare gli arabi. E ancora la Siria: l’Egitto infatti continua a sostenere Bashar al Assad, dittatore vicino all’Iran, mentre l’Arabia saudita vorrebbe che lasciasse il comando.

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