100 mila medici a ministro: trattamento precoce per fermare decessi

100 mila medici a ministro: trattamento precoce per fermare decessi
18 aprile 2020

“Confidiamo che il trattamento precoce, durante la prima fase a-/pauci-sintomatica di malattia, possa fermare il decorso dell’infezione verso la malattia conclamata che porta ad ospedalizzazione e decesso. Ciò avrebbe molteplici vantaggi, tra cui quello di evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere”. E’ uno dei passaggi chiave della lettera inviata al ministro della Salute Roberto Speranza e ai presidenti delle Regioni dagli oltre 98mila medici chirurghi ed odontoiatri attivi nel gruppo Facebook chiuso “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19 gruppo per soli medici”, al lavoro in centinaia di servizi territoriali ed ospedalieri sparsi in tutta Italia.

Il gruppo nasce a fine febbraio 2020 per favorire il confronto di esperienze dirette ed evidenze scientifiche tra medici, con il fine di applicare le conoscenze acquisite “in trincea” nella lotta contro il COVID-19. “Siamo arrivati alla conclusione che i pazienti vadano trattati al più presto possibile sul territorio”, dicono i medici. E sottolineano due aspetti: “La maggior parte dei pazienti ha sintomi pressoché aspecifici e di lieve o moderata intensità che possono durare diversi giorni fino a diverse settimane, in cui il paziente viene lasciato nel proprio domicilio senza nessuna cura o con cure sintomatiche e limitate”. Inoltre, “circa il 15% di questi pazienti progredisce in tempi rapidi verso polmonite interstiziale bilaterale severa e circa il 5% verso una Acute Respiratory Distress Syndrome, shock settico ed insufficienza multiorgano associati in maniera significativa a decesso”.

Per questo i medici, “oltre a dispositivi di protezione e tamponi per tutto il personale sanitari”, chiedono: “Rafforzamento della medicina territoriale, vero punto debole del Servizio Sanitario Nazionale, con la possibilità di attivare squadre speciali; “Attivazione delle Unità Speciali Di Continuità Assistenziale (USCA) in tutte le Regioni (decreto ministeriale del 10 Marzo 2020)”; molte di queste, soprattutto al Sud, non sono ancora partite. Sarebbe opportuno attivarle in maniera omogenea, senza eccessiva burocrazia, avvalendosi dell’esperienza di noi tutti nel trattare precocemente i pazienti, anche con terapie off-label, alcune delle quali peraltro già autorizzate dall’Aifa. “Il riconoscimento dei primi sintomi – scrivono i medici – anche in presenza di tampone faringeo negativo (tampone che ha una sensibilità intorno al 70%) è di pura pertinenza clinica, e pertanto chiediamo di poter mettere a frutto le nostre esperienze cliniche senza ostacoli burocratici nel prescrivere farmaci, tamponi, faringei, radiografie del torace (Rx), tomografie computerizzate (TC), ecografie polmonari anche a domicilio ed emogasanalisi: tutti presidi che supportano la clinica, ma non la sostituiscono”.

Si tratta di richieste fatte “indipendentemente dagli schieramenti politici o sindacali. Lo chiediamo perché tutti gli sforzi fatti finora col distanziamento sociale non vadano vanificati, paventando una seconda ondata di ricoveri d’urgenza dei pazienti all`oggi tenuti in sorveglianza attiva, ma che non sono ancora stati valutati clinicamente e che ancora sono in attesa di tamponi. La mappatura di questi pazienti, asintomatici o paucisintomatici, e di tutti i familiari dei casi conclamati è indispensabile per non incorrere in un circolo vizioso, con ondate di ritorno di contagi e riaccensione di nuovi focolai al termine del distanziamento sociale”.

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