Il politico-manager Calenda andrà a Bruxelles, svolta “politica” preoccupa diplomatici in carriera

Il politico-manager Calenda andrà a Bruxelles, svolta “politica” preoccupa diplomatici in carriera
20 gennaio 2016

Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo economico, sarà il prossimo ambasciatore a Bruxelles. Un politico manager, non un diplomatico. Il primo, probabilmente non l’ultimo. La svolta voluta da Chigi ha un duplice destinatario: l’Unione europea, che, come ha più volte ribadito Matteo Renzi nelle ultime settimane, deve capire in fretta che il mondo è cambiato; l’intero apparato degli ambasciatori italiani nel mondo, che rischiano di dover fare meno affidamento alla loro tradizionale arte della mediazione, per dare piena espressione a una forte determinazione politica, di parte. Qualcuno ha già recepito il messaggio: “Stefano Sannino”, l’ambasciatore uscente il Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea, “paga la sua stretta vicinanza alla Commissione, alle istituzioni Ue. E invece adesso il governo chiede un maggiore distacco, una posizione più apertamente nazionale. E Sannino, che è bravissimo, non è la persona giusta”. Già mesi fa, fonti diplomatiche avevano avvertito su quello che veniva considerato un pericolo, ovvero sposare il modello Usa che prevede la nomina di ambasciatori “politici”.

Un’eventualità certamente possibile anche in Italia, eppure senza precedenti negli ultimi 60 anni. La nomina di Calenda potrebbe trovare nuove conferme in futuro. Sono in molti ad attendere le decisioni di Chigi sulla delicatissima sede di Tripoli, in Libia, quando sarà riaperta. La scelta potrebbe ricadere su Alessandro Bellodi. Secondo diverse fonti, è l’ex capo delle relazioni istituzionali dell’Eni e, al di là del tentativo di governare una matassa geopolitica piuttosto complicata, si troverebbe a gestire un dossier economico-finanziario bollente.  Un rischio, appunto, almeno nell’opinione espressa da alcune fonti contattate da askanews, che hanno segnalato un misto di generale irritazione e preoccupazione nel corpo diplomatico, ricordando come già il governo di Silvio Berlusconi aveva tentato di intraprendere la stessa strada, salvo poi desistere. Considerato una figura di confine, anche se diplomatico di lungo corso, è invece Armando Varricchio. Esperienza da vendere in Europa e oltreoceano, è molto vicino al premier, di cui è Consigliere diplomatico. E’ lui il prescelto per la prestigiosa sede di Washington, dove andrà a sostituire Claudio Bisogniero, nell’anno in cui sono previste le presidenziali Usa. Conosce già la sede, ci ha lavorato, è stato consigliere anche di Romano Prodi ed Enrico Letta, ha lavorato al Quirinale con Giorgio Napolitano. Quanto basta per essere un ambasciatore diplomatico-politico.

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