Il tribunale di Palermo dispone il carcere per la ricercatrice universitaria

Il tribunale di Palermo dispone il carcere per la ricercatrice universitaria
26 gennaio 2016

Il Tribunale del Riesame di Palermo ha accolto il ricorso della Procura a favore della carcerazione per Khadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica di 45 anni, fermata a dicembre dalla Digos con l’accusa di istigazione a commettere atti di terrorismo, su ordine dei pm Gery Ferrara e Emanuele Ravaglioli. La donna era stata poi rilasciata per decisione del Gip Fernando Sestito, che non aveva convalidato il fermo, disponendo solo l’obbligo di dimora nel capoluogo dell’Isola. Nel suo provvedimento il giudice aveva ritenuto insussistente, a carico della donna, il pericolo di fuga: constatazione che l’aveva indotto a non convalidare il fermo della Procura. Inoltre, per il giudice, le esigenze cautelari sarebbero state soddisfatte con l’obbligo di dimora. Valutazioni non condivise dal pm titolare dell’indagine, Geri Ferrara, che, tra l’altro, aveva sottolineato nell’appello ai giudici del riesame come fosse illogico che alla ricercatrice non fosse stato impedita la comunicazione con l’esterno, visto che il reato che le si contestava, cioè la propaganda a organizzazioni integraliste islamiche, veniva effettuato proprio attraverso l’uso dei social. La Shabi è accusata di aver intrattenuto rapporti con organizzazioni integraliste, fatto loro propaganda, ricevuto materiale fotografico e video relativo anche a fosse comuni con cadaveri. La donna avrebbe anche tentato di far arrivare in Italia un familiare, poi morto durante gli scontri nella guerra civile libica. Al momento la borsista non andra’ in carcere, perche’ potra’ fare ricorso al Tribunale del Riesame. Sulla vicenda si era registrato il braccio di ferro tra la Procura e il Gip.

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