Altro che Facebook, in Cina monitorato il cervello dei dipendenti. Rischio psicopolizia, come in “1984” di Orwell

Altro che Facebook, in Cina monitorato il cervello dei dipendenti. Rischio psicopolizia, come in “1984” di Orwell
30 aprile 2018

Diverse aziende cinesi hanno adottato tecnologie per monitorare le onde cerebrali dei loro dipendenti, con l’obiettivo di migliorare la produttività ed evitare abusi o incidenti nei luoghi di lavoro. Lo racconta un’inchiesta South China Morning Post. Alla Hangzhou Zhongeng Elctric, mascherati da normali elmetti o berretti da lavoro, sono stati applicati sulle teste dei lavoratori sofisticati sensori delle onde cerebrali che trasmettono i dati ad elaboratori. Queste informazioni – scrive il giornale – vengono utilizzate per rafforzare l’efficienza e migliorare il flusso del lavoro. Ma anche per rilevare segnali di depressione o ansia nei lavoratori. Un’altra azienda elettrica, la Zhejiang Electric Power, sostiene di aver aumentato i profitti di circa 2 miliardi di yuan (315 mln di dollari) grazie all’utilizzo di tecnologie di monitoraggio cerebrale, introdotte già dal 2014. La Ningbo Shenyang Logistics, dal canto suo, utilizza la lettura delle onde cerebrali per l’addestramento dei nuovi addetti. I sensori sono integrati in caschi per la realtà virtuale che simulano i diversi scenari sul lavoro. Sempre a Ningbo c’è un centro di ricerca, presso l’università locale, che si chiama Neuro Cap ed è finanziato dal governo. Il suo programma di sorveglianza cerebrale è stato adottato in più di una decina di aziende per monitorare lo stato emotivo dei dipendenti.

In studio applicazioni per monitorare lo stato psichico dei piloti all’interno delle cabine degli aerei  

“Quando il sistema lancia un allarme, il manager chiede al dipendente di prendersi un giorno di riposo o di spostarsi a una mansione meno critica. Alcuni lavori richiedono alta concentrazione e non c’è spazio per errori”, ha spiegato al SCMP la professoressa Jia Jia del centro. La tecnologia, che in un primo momento è stata accolta con ovvio sospetto dai lavoratori, è disponibile da anni. Ma, mentre in altri Paesi il suo utilizzo è stato molto limitato da un contesto normativo e sociale più regolato, la Cina la sta adottando in maniera più massiccia. E questo consentirà a Pechino di accumulare dati e know-how che la metterà all’avanguardia nell’uso di tali tecniche altrove considerate eccessivamente invasive. Si stanno già studiando altre applicazioni, a partire dall’utilizzo all’interno delle cabine di pilotaggio degli aerei di linea per monitorare lo stato psichico dei piloti.  Ovviamene l’ampio utilizzo di strumenti per captare dati cerebrali suscita il timore che si concretizzi lo scenario paventato da George Orwell in “1984”, con una psicopolizia in grado di leggere e punire le persone per il loro pensiero. “Non ci sono leggi o regolamenti che limitino l’uso di questo tipo di equipaggiamento in Cina”, ha detto al SCMP Qiao Zhian dell’Università di Pechino. “Il datore di lavoro – ha proseguito – può avere un forte incentivo a usare la tecnologia per un maggiore profitto e i dipendenti sono usualmente in una posizione troppo debole per dire no. Già la vendita di dei dati Facebook è una cosa pessima. La sorveglianza del cervello potrebbe portare l’abuso della privacy a un nuovo livello”. askanews

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