Mazzette per sbloccare i fondi, arrestato funzionario della Regione Siciliana
Un funzionario dell’assessorato regionale ai Beni Culturali è finito in manette con l’accusa di concussione: Antonio Librizzi avrebbe trasformato il suo ruolo istituzionale in uno strumento di estorsione sistematica, pretendendo tangenti da imprenditori del settore culturale in cambio dello sblocco delle pratiche. L’arresto è scattato in flagranza, quando i finanzieri lo hanno sorpreso mentre intascava mille euro consegnati in un’agenda all’interno di un bar di piazza Marina, a pochi passi dalla Soprintendenza del mare dove prestava servizio.

Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno fatto emergere un sistema collaudato di richieste illecite. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il funzionario modulava le sue pretese in base all’entità dei lavori finanziati: cinquecento, mille o duemilacinquecento euro, cifre proporzionate agli importi dei progetti gestiti. In un caso particolare avrebbe addirittura richiesto un monopattino elettrico, salvo poi accontentarsi di quattrocento euro in contanti per autorizzare il pagamento di una fattura.
Il meccanismo seguito da Librizzi risultava rodato e sempre identico. Il funzionario contattava personalmente gli imprenditori, gestiva l’affidamento dei servizi e supervisionava lo svolgimento delle iniziative culturali. Ma al momento del saldo finale emergeva puntualmente un ostacolo burocratico, un intoppo apparentemente insormontabile che miracolosamente si risolveva dopo il versamento della somma richiesta. Un copione ripetuto con metodica precisione che ha spinto le vittime a rivolgersi alla giustizia.
Il racconto degli imprenditori e il clima di intimidazione
Due operatori del settore culturale, tra cui uno particolarmente noto nel capoluogo siciliano, hanno deciso di spezzare l’omertà e denunciare le vessazioni subite. Il primo ha conosciuto Librizzi in occasione della richiesta di un contributo di diecimila euro per l’evento “Palermo Show 2024”, ottenuto regolarmente dopo la rendicontazione. Successivamente, su proposta dello stesso funzionario, l’imprenditore aveva curato un servizio fotografico per la “Rassegna del mare” a Ustica, ricevendo il compenso previsto di quattromila e ottocento euro.
Durante uno di questi incontri professionali, Librizzi aveva mostrato interesse per il monopattino elettrico dell’imprenditore, con un’insistenza crescente che da scherzosa si era trasformata in pressante. A Natale 2024 l’organizzatore di eventi si era sentito costretto a consegnare quattrocento euro in contanti, temendo di compromettere i rapporti lavorativi da cui dipendevano futuri contributi e incarichi. L’imprenditore si era presentato all’appuntamento “molto imbarazzato”, mentre Librizzi aveva intascato il denaro con disinvoltura.
Il secondo denunciante ha riferito episodi ancora più gravi. Nel 2024, per il progetto “Mare Nostrum”, il funzionario avrebbe preteso cinquecento euro per sbloccare una pratica inizialmente bloccata da un altro responsabile. Una volta subentrato Librizzi, la liquidazione era stata autorizzata. Successivamente, per l’iniziativa “Nos Scandimus”, la richiesta era lievitata a duemilacinquecento euro in contanti, consegnati a dicembre 2024 all’interno di una scatola di agende in un luogo concordato via chat.
La reazione del funzionario al rifiuto e l’arresto
Quando Librizzi aveva avanzato un’ulteriore pretesa di cinquecento euro per il catering di un evento a Baucina, l’imprenditore aveva opposto un netto rifiuto. La reazione del funzionario era stata immediata e irritata: aveva bloccato la liquidazione, che si era sbloccata solo grazie all’intervento del dirigente generale dell’assessorato Mario La Rocca. L’imprenditore aveva spiegato agli inquirenti di essere stato costretto ai precedenti versamenti perché la sua associazione aveva già sostenuto ingenti costi che avrebbero potuto determinarne il dissesto finanziario.
L’episodio che ha portato all’arresto si è consumato dopo che l’imprenditore aveva deciso di denunciare. “Ci vediamo al bar”, aveva detto Librizzi, ignaro della trappola che si stava chiudendo. I finanzieri avevano preparato meticolosamente l’operazione, fotocopiando le banconote destinate alla consegna: una da cento euro e diciotto da cinquanta euro. L’incontro si è svolto nel bar di piazza Marina, a breve distanza dalla Soprintendenza del mare, dove il funzionario è stato bloccato dopo aver ricevuto il denaro nascosto nell’agenda.
Le perquisizioni nell’abitazione di Librizzi hanno portato al sequestro di altre agende e involucri utilizzati per le precedenti consegne di denaro. Negli uffici della Soprintendenza del mare in via Lungarini sono stati acquisiti decine di progetti, alcuni completati e altri ancora in fase di realizzazione. Gli investigatori stanno analizzando tutto il materiale raccolto, che include intercettazioni telefoniche e ambientali, e stanno sentendo tutti coloro che hanno realizzato iniziative gestite dal funzionario.
L’autoreferenzialità e le conseguenze per chi ha denunciato
Dalle testimonianze raccolte emerge un ritratto inquietante del funzionario. “Diceva di essere il padrone della Regione e che lui poteva fare ogni cosa”, hanno riferito le vittime agli inquirenti. Un atteggiamento di autoreferenzialità assoluta che aveva creato un clima di soggezione tra gli operatori del settore culturale che si trovavano a dover interagire con l’assessorato. La scelta di collaborare con la giustizia non è stata priva di conseguenze per chi ha avuto il coraggio di denunciare.
Tra le stanze dell’assessorato ai Beni Culturali e della Soprintendenza, la decisione di rivolgersi agli inquirenti non è stata ben vista. “Già diversi sanno che sono stato io a denunciare”, ha raccontato uno degli imprenditori, aggiungendo amaramente: “E qualcuno tra quelle stanze neppure mi saluta più”. Un clima di ostilità che testimonia quanto fosse radicato il sistema di potere costruito dal funzionario.
Il giudice per le indagini preliminari Giuseppina Zampino, nel convalidare l’arresto in flagranza di reato, ha parlato di una “condotta sistematica”. Nell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere, il gip ha evidenziato come Librizzi abbia “indotto e costretto gli imprenditori operanti nel settore culturale a versare somme di denaro o fornire utilità personali, prospettando in caso di rifiuto la compromissione delle future opportunità lavorative presso il Dipartimento regionale dei Beni Culturali”.
