Altissima tensione in Libia, salta la tregua. Lanciato razzo vicino all’ambasciata italiana

Altissima tensione in Libia, salta la tregua. Lanciato razzo vicino all’ambasciata italiana
Ambasciata italiana a Tripoli
1 settembre 2018

Resta altissima la tensione a Tripoli, teatro da domenica scorsa di intensi combattimenti tra le unita’ legate al governo di unita’ nazionale, sostenuto dall’Onu, e milizie rivali. Stamane all’alba un colpo di mortaio ha centrato un albergo vicinissimo all’ambasciata italiana. Fonti diplomatiche hanno riferito che il personale della rappresentanza e’ rimasto illeso ma vi e’ il timore e’ che l’obiettivo fosse proprio la rappresentanza italiana.

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L’hotel Al-Wadan, situato nella zona di Al-Dahra, dista appena 150 metri dall’ambasciata italiana. Nell’attacco sferrato poco prima delle 6 ora locale, un colpo di mortaio ha ferito tre ospiti che alloggiavano al quarto piano e ha seminato il panico nella struttura. Sui social network sono comparse le immagini dell’interno dell’hotel, con i vetri rossi, e il pavimento macchiato di sangue. L’attacco e’ avvenuto nonostante l’annuncio di un accordo di cessate il fuoco nelle zone a sud della capitale, il terzo in quattro giorni. Un accordo che peraltro e’ stato respinto dalla Settima Brigata di Tarhuna, la milizia legata al signore della guerra Salah Badi che si e’ resa autonoma dal Governo di Accordo Nazionale. La Brigata ha fatto sapere che continuera’ a combattere finche’ non “non ripulira’ Tripoli dalle milizie”, accusate di corruzione. La Brigata combatte insieme alla milizia Al Kani contro quelle che formalmente sono unita’ dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Al-Serraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (RADA), la Brigata Abu Selim e la Brigada Nawassi, che ricevono finanziamenti dall’Ue.

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Il nuovo cessate il fuoco e’ stato mediato da una commissione in cui sono rappresentate le citta’ di Tripoli, Tarhuma, Misurata, Zintan e Zawia e prevede l’ingresso nella capitale di una forza neutrale formata da milizie del centro e dell’ovest della Tripolitania e una riunione la prossima settimana per avviare un processo di riconciliazione tra le milizie. I combattimenti di questa settimana sono stati i piu’ intensi dallo scoppio della seconda guerra civile libica nel 2014 e hanno causato almeno 40 morti, tra cui una quindicina di civili, e 200 feriti. La Settima Brigata controlla la zona del vecchio aeroporto di Tripoli, a sud della capitale, distrutto dalla guerra civile. Nelle ultime ore si e’ sparato anche nella zona nord, il che ha imposto la chiusura della base aerea di Mitigada, unico aeroporto funzionante nella capitale, con i voli che sono stati dirottati per 48 ore a Misurata, a 200 chilometri.

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Intanto centinaia di migranti sono stati evacuati dall’area degli scontri, dopo essere stati abbandonati senza cibo e acqua nei centri di detenzione della capitale libica quando le guardie sono fuggite a causa degli scontri tra milizie rivali degli scorsi giorni. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), i migranti sono stati trasferiti da due centri di detenzione situati nell’area di Ain Zara, nel sud-est di Tripoli, in un “luogo piu’ sicuro”. L’Unhcr ha fatto sapere che il trasferimento e’ avvenuto “in coordinamento con altre agenzie e con il Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale (DCIM)”. Tra i migranti presenti, tutti cittadini eritrei, si contavano 200 uomini, 200 donne e 20 almeno bambini sotto i cinque anni di eta’, lasciati per tre giorni senza cibo.

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