Altro che operazione trasparenza, i verbali del Cts sono pieni di omissis

Altro che operazione trasparenza, i verbali del Cts sono pieni di omissis
5 settembre 2020

Tantissimi omissis, una raffica di cancellature e una serie di nomi e firme dei componenti del Comitato tecnico scientifico sbianchettati. Altro che trasparenza. E dire che proprio i nomi degli esperti del governo giallorosso erano le uniche cose note agli italiani prima dell’esplosione del virus cinese. Tuttavia, dopo un contenzioso giudiziario e un un odg presentato da Fdi, approvato l’altro ieri alla Camera, il Conte 2 è stato obbligato a pubblicare i tanto chiacchierati verbali del Cts sull’emergenza Coronavirus. Novantacinque documenti, da ieri resi pubblici e che riportano lo status della pandemia in Italia dal 7 febbraio al 20 luglio. Gli altri verbali saranno resi disponibili dopo 45 giorni dalla data di svolgimento delle riunioni cui fanno riferimento, fanno sapere dalla Protezione civile. Era la scuola la prima fonte di preoccupazione per gli esperti del Cts, riunitisi per la prima volta lo scorso 7 febbraio.

E nello stesso giorno, arrivava la prima raccomandazione al governo sulla quarantena obbligatoria per bambini e ragazzi provenienti dalla Cina. Il Covid-19 prendeva campo, intanto. E nella riunione del 12 febbraio emergeva la questione dei posti letto negli ospedali. In quella del 21 febbraio, arrivava il primo suggerimento di “chiudere le scuole”. Crescevano i contagiati e anche l’interesse dei media. E così gli scienziati del Conte 2, il 24 febbraio, invitavano alla “massima cautela” nel diffondere i contenuti del piano italiano contro l’epidemia per evitare “che i numeri arrivino alla stampa”. Come dire, bocche cucite, proprio nei giorni in cui in Lombardia erano già state istituite le prime zone rosse. Intere pagine mancanti e una sfilza di fasce nere si riscontrano sfogliando i documenti desecretati. Grazie ai verbali di inizio marzo, tra l’altro, è possibile aggiungere nuovi tasselli alla vicenda delle mancate zone rosse a Nembro e Alzano Lombardo, oggetto di un durissimo scontro nei mesi scorsi tra il premier Giuseppe Conte e il governatore della Lombardia.

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Il 13 marzo per il Cts le mascherine non sono ancora necessarie sui posti di lavoro. E questo mentre la curva epidemica continuava a schizzare e proprio quando trovare una mascherina in Italia era quasi impossibile. Poi lockdown fino al 18 aprile. L’11 aprile il Cts si rendeva conto che serve un’azione più incisiva per tutelare le Residenze sanitarie assistenziali per anziani dove già si sviluppavano i primi focolai. Il 15 maggio gli esperti danno l’ok all’avvio dell’indagine sierologica che dovrebbe ricostruire la circolazione del virus in Italia. Nella seduta del 21 maggio il Comitato inizia a discutere di vaccini. L’8 maggio, alla vigilia della chiusura delle scuole, il Cts rendeva obbligatorio l’uso delle mascherine negli istituti scolastici. E ai primi di luglio arrivava il via libera al test sierologico per gli insegnanti prima dell’avvio della scuola.

Intanto, arriva un duro attacco dal comitato Noi denunceremo, che riunisce i famigliari delle vittime del Covid-19: “Non siamo stati di fronte ad una pandemia, ma all’ennesimo caso di malagestione italiana”. Il comitato ha commentato in una nota la pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) da ieri disponibili sul sito della Protezione Civile. La dura nota del comitato, siglata da Luca Fusco, presidente di Noi Denunceremo, e Consuelo Locati, legale, annuncia il loro silenzio stampa: “Come rappresentanti dei familiari delle vittime ci sentiamo umiliati ed offesi. Crediamo che quei documenti rappresentino un oltraggio alla decenza ed al pudore”, si legge.

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“Riteniamo che i contenuti dei documenti emersi, particolarmemte quelli che anticipano il lockdown nazionale, denotino che chi ha ammazzato la nostra gente non siano stati ‘il nemico invisibile’ o il ‘virus assassino'”, attaccano Fusco e Locati. “Ci chiediamo come si possa arrivare alla terza settimana dalla dichiarazione dello Stato di emergenza senza avere una cernita completa dei letti a disposizione negli ospedali, particolarmente nelle terapie intensive. O come si possa aver pensato che non fosse necessario tracciare gli asintomatici”. Fusco e Locati spiegano di essersi “a lungo chiesti perchè si sia deciso di tenere degli atti pubblici secretati per cosi tanto tempo. Ora abbiamo una risposta. Il nostro silenzio sarà il silenzio di tutti i familiari delle vittime. Non solo quelle di coronavirus, ma anche di quelle che a causa dell’emergenza hanno dovuto posticipare cure ed operazioni importanti e che, pur potendo sopravvivere, ci hanno lasciato in questi mesi.
Migliaia”, concludono.

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