Amianto all’Alfa di Arese, assolti tutti i 5 imputati

12 maggio 2017

Si è chiuso con l’assoluzione di tutti i 5 imputati il processo milanese sulla morte di 10 operai che avevano lavorato nello stabilimento Alfa Romeo di Arese, comune dell’hinterland milanese, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta. Decessi dovuti a malattie tumorali provocate, secondo il pm di Milano, Maurizio Ascione, dalla presenza di fibre di amianto e altre sostanza cancerogene nello stabilimento. Nessuna protesta plateale, nessuna levata di scudi contro una sentenza ritenuta ingiusta da parte dei parenti delle vittime presenti in aula alla lettura del verdetto: “Vergogna – si è limitata a dire una donna – è uno schifo, questa è la giustizia italiana. Evidentemente mio padre è morto per la gloria”.  Sotto processo, per omicidio colposo, sono finiti 5 ex top manager del gruppo: l’ex amministratore delegato di Fiat Auto, Paolo Cantarella, l’ex presidente del Lingotto, Giorgio Garruzzo, l’ex ad di Alfa Romeo, Vincenzo Moro, l’ex presidente e amministratore delegato di Lancia Industriale spa, Pietro Fusaro, e l’ex ad di Alfa Lancia Industriale, Giovanni Battista Razzelli. Tra gli imputati c’era anche l’ex ad di Alfa Romeo, Corrado Innocenti, ma la sua posizione processuale è stata stralciata perché l’imputato è gravemente malato. Nel corso della sua requisitoria, il pm Ascione aveva chiesto 4 condanne a pene comprese tra i 6 e i 3 anni di carcere e due assoluzioni, accusando gli ex vertici del gruppo di non aver adottato quelle misure di necessarie per proteggere gli operai della fabbrica e scongiurare il rischio di malattie tumorali per l’eccessiva esposizione alle fibre di amianto. Ma il giudice monocratico del Tribunale di Milano, Maria Paola Braggion, ha assolto tutti gli imputati o “perché il fatto non sussiste” oppure “per non aver commesso il fatto”.

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