Ancora fibrillazione sul Def, i conti non tornano. Tria diserta Ecofin per tornare a Roma

Ancora fibrillazione sul Def, i conti non tornano. Tria diserta Ecofin per tornare a Roma
Giovanni Tria
2 ottobre 2018

Altra giornata di fibrillazione, ieri, per il governo Conte: a cinque giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri della nota di aggiornamento al Def, il testo uscito da Palazzo Chigi non è ancora arrivato alle Camere. L’esecutivo, a quanto pare, fatica a far quadrare i conti: i numeri del documento di economia e finanza infatti non corrisponderebbero al 2,4% del rapporto deficit/Pil su cui M5s e Lega si sono accordati giovedì scorso. Tanto che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ieri in Lussemburgo per l’Eurogruppo, è stato costretto ad annunciare che rientrerà in anticipo in Italia per potersi dedicare alla stesura definitiva del testo disertando quindi l’Ecofin in programma oggi.

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E proprio dall’Europa arrivano le prime stroncature delle previsioni economiche e di finanza pubblica del governo gialloverde. Per il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis “non sembrano compatibili con le regole del Patto”, e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici osserva che a “prima vista c’è una deviazione significativa” dagli “impegni presi”, ovvero mantenere il rapporto deficit/Pil entro l’1,6 per cento. La reazione del vicepremier Luigi Di Maio è pesante: “C’è qualche istituzione europea che con le sue dichiarazioni gioca a fare terrorismo sui mercati” (ieri, peraltro lo spread ha chiuso a 282 e piazza Affari a -0,49%). In serata, ospite del talk di Nicola Porro ‘Quarta Repubblica’, il leader M5s abbassa i toni: “Vogliamo dialogare al massimo con l’Unione europea e sono sicuro che l’Ue ci dirà di sì quando spiegheremo la manovra, non vogliamo andare allo scontro”.

Anche se non risparmia una stoccata: “Questa commissione – ricorda – a maggio non ci sarà più perché le elezioni europee saranno un terremoto come avvenuto in Italia. Ho visto i sondaggi e ovunque ci sono forze politiche che chiedono più spazio di bilancio e più sicurezza e una diversa gestione dell’immigrazione”. Sul rientro di Tria Di Maio minimizza: “Era già programmato. Nei prossimi giorni ci incontreremo io, Conte, Salvini e Moavero per mettere a punto i dettagli sul Def”. Ma un problema di numeri non lo ha nascosto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, leghista. In una intervista a Repubblica ha ammesso che il 2,4% è “una scommessa, una mossa di politica economica certamente innovativa. Se qualcosa non funzionerà interverremo”.

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Lo spazio c’è già durante l’esame parlamentare del Def, atteso in aula al Senato il 10 ottobre. Esame che culminerà con l’approvazione di una risoluzione che conterrà i saldi definitivi anche alla luce delle stime sulla crescita attese nei prossimi giorni. Oggi alle 19 ci sarà intanto la prima riunione della cabina di regia che dovrebbe monitorare e realizzare il piano di investimenti pubblici che il governo ha in cantiere. Un piano di 38 miliardi spalmati in 15 anni ai quali se ne aggiungono altri 15 nel prossimo triennio, come ha spiegato il premier Giuseppe Conte all’indomani dell’approvazione della nota di aggiornamento al Def. La cabina di regia è prevalentemente politica. Il presidente del Consiglio ha chiamato a farne parte tutti i big del governo: i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, la ministra del Sud, Barbara Lezzi, i sottosegretari Giancarlo Giorgetti, Laura Castelli e Massimo Garavaglia.

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