Armi all’Ucraina e la mina vagante 5stelle, l’appuntamento “rischioso” di Draghi in Parlamento

Armi all’Ucraina e la mina vagante 5stelle, l’appuntamento “rischioso” di Draghi in Parlamento
Mario Draghi
4 giugno 2022

Il 22 giugno prima dell’ennesimo vertice europeo sul conflitto in Ucraina sono in programma le comunicazioni del presidente del Consiglio che terrà in Parlamento. “Un passaggio rischioso” l’ha definito il ministro Giancarlo Giorgetti, un appuntamento che scuote la maggioranza, aggiungiamo noi. La presenza del premier alla Camera e al Senato è stata fortemente chiesta dalla Lega e dal Movimento 5 stelle. I grillini, in particolare, potrebbero presentare una risoluzione da mettere ai voti sul nuovo, possibile invio di armi a Kiev. Una mina vagante, in sostanza, pronta ad esplodere. “Cosa faranno Lega e M5s bisogna chiederlo a Salvini e Conte – ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico – Penso che sia un passaggio rischioso. Non credo che Draghi persegua la guerra ma che abbia l’obiettivo della pace, costringendo Putin a miti consigli. Non so cosa proporrà Draghi con le sue comunicazioni. Se il Parlamento non dirà le stesse cose del governo è chiaro che bisognerà trarne le conseguenze. Premesso che il Parlamento è sovrano”.

Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, “dobbiamo dare la massima espressione di unità e compattezza, perché siamo di fronte al momento storico nel quale è veramente importante lavorare come sistema paese e se stiamo parlando di una risoluzione che deve portare il giorno dopo il presidente del Consiglio al tavolo europeo con la massima forza e spinta politica, allora servirà grande compattezza”. Nel Partito Democratico c’è la consapevolezza dei rischi su eventuali mozioni pentastellate. “Mi auguro ardentemente – di fronte alle risoluzioni che M5S potrebbe presentare in Parlamento sull’Ucraina il 21 giugno – che la maggioranza regga, mi auguro ardentemente che non ci siano motivi perché il governo caschi nelle prossime due settimane. Credo sarebbe una cosa negativa per l’Italia per tutto il lavoro che si sta facendo sul Pnrr”, continua a ripetere Enrico Letta, aggiungendo che “certo, se cascasse il governo, sarebbe una brutta notizia. Affronteremo questo passaggio consapevoli di questo rischio”. In ogni caso, ha aggiunto Letta, “siamo disponibili ad affrontare in Parlamento e nella maggioranza la questione, da affrontare con la linearità all’interno della linearità con le scelte fatte fino ad oggi, in questi 101 giorni di guerra e di solidarietà con i nostri partner europei. L’Ue è per noi il punto di riferimento principale”. Carlo Calenda sfoggia ottimismo. “No, non penso” che per il governo possa essere rischioso il passaggio di Draghi in Parlamento sull’Ucraina.

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 “Quello che fanno sempre questi movimenti – ha detto il leader di Azione riferendosi a Lega e M5S – è cercare di lucrare un po’ di vantaggio elettorale alle persone, che sono tante in Italia, che sono angosciate dalla guerra, che vorrebbero, come tutti, che si facesse la pace, non realizzando che la pace si può fare se lo vuole Putin, perché Putin fino ad oggi ha detto a tutti leader europei che lui comunque va avanti”. “Dunque il tema vero – secondo Calenda – è che da un lato ci sono persone che governano, gli adulti, Draghi e Mattarella, che tengono una barra molto dritta, quella della Ue e dell’Occidente. E dall’altra ci sono i bambini che giocano per cercare di prendersi un minimo vantaggio elettorale. E’ una cosa molto indecorosa”, ha concluso il leader di Azione. Matteo Renzi, infine, punta il dito contro il Movimento 5 stelle e il suo presidente. “Conte continua a cercare di far fuori Mario Draghi che detta così fa un po’ ridere. C’è un modo per far fuori il governo e noi lo sappiamo bene, bisogna che ci siamo le dimissioni. Conte dice che non va bene la politica estera? Allora dovrebbe chiamare Di Maio e dirgli di dimettersi, ma voi ve lo vedete a lasciare la Farnesina? Uno che cambia idea su tutto e poi chiede scusa, ricorda un po’ il Johnny Stecchino di Benigni”, ha detto il leader di Italia viva.

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