Assalto al Congresso, shock degli alleati. Washington in stato di pubblica emergenza fino all’insediamento di Biden

7 gennaio 2021

Convalidando 306 voti elettorali a favore, il Congresso in seduta congiunta, presieduto dal vicepresidente uscente Mike Pence, ha certificato l’elezione di Joe Biden a 46esimo presidente degli Stati Uniti e di Kamala Harris a vicepresidente. Il presidente uscente Donald Trump ha ottenuto 232 voti elettorali. Dopo che la senatrice Amy Klobuchar ha annunciato il risultato della certificazione, Pence ha dichiarato Biden e Harris vincitori dell’elezione del 3 novembre. La certificazione del voto dal parte del Congresso è normalmente una formalità, ma la seduta che si è appena chiusa è stata interrotta per ore dall’irruzione dei sostenitori di Trump nel Campidoglio. Nei disordini sono morte quattro persone. Intanto, la sindaca di Washington Muriel Bowser ha annunciato che lo stato di pubblica emergenza nella capitale americana è stato prorogato per 15 giorni, fino al giorno successivo all’insediamento di Joe Biden alla presidenza dopo l’irruzione di manifestanti nella sede del parlamento. Il sindaco ha detto che le persone che hanno invaso il Campidoglio “volevano interrompere il procedimento del Congresso relativo all’accoglimento dei voti elettorali”. “Ci sono persone non soddisfatte delle sentenze delle magistratura e delle conclusioni delle commissioni elettorali statali, e qualcuna di esse potrebbe proseguire le proteste violente fino all’insediamento”.

Di certo, l’assalto al Congresso degli Stati Uniti ha lasciato un’immagine dell’America come faro della democrazia gravemente offuscata, con gli alleati di Washington incapaci di nascondere il loro shock per le immagini dell’irruzione in Campidoglio da parte dei sostenitori di Donald Trump, e i regimi autoritari pronti a cavalcare l’onda della propaganda, con parole di condanna in funzione anti-americana. Sono bastate poche ore di gravissimi disordini, insomma, per far sembrare l’America piuttosto ordinaria e fragile, come qualsiasi altro luogo del mondo. Al punto che l’ex presidente George W. Bush è arrivato a paragonare la situazione a una “repubblica delle banane”. Frustazione, shock e rabbia è stata espressa dai vertici dell’Unione europea, che hanno manifestato l’auspicio di un rapido ritorno all’ordine, con il riconoscimento della vittoria di Joe Biden alle presidenziali. “Il Congresso degli Stati Uniti è un tempio della democrazia. Assistere alle scene di questa sera a Washington è uno shock. Confidiamo negli Stati Uniti, per garantire un trasferimento pacifico del potere a Joe Biden”, ha commentato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. E anche il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha sollecitato il rispetto dell’esito delle elezioni. “Agli occhi del mondo, la democrazia americana questa sera appare sotto assedio. Questo è un attacco invisibile alla democrazia statunitense, alle sue istituzioni e allo stato di diritto. Questa non è l’America. I risultati delle elezioni del 3 novembre devono essere pienamente rispettati”, ha affermato.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, da parte sua, ha dichiarato su Twitter: “Credo nella forza delle istituzioni statunitensi e della democrazia. La transizione pacifica del potere è al centro”. “Joe Biden ha vinto le elezioni. Non vedo l’ora di lavorare con lui come prossimo presidente degli Stati Uniti”, ha aggiunto la leader europea. E mentre il mondo guardava i sostenitori di Trump saccheggiare uffici o pavoneggiarsi intorno al Campidoglio quasi indisturbati, l’Australia ha avvertito i suoi cittadini negli Usa a fare attenzione dato il “continuo potenziale di violenza”, mentre il ministro degli Esteri ceco Toma Petricek ha chiesto provocatoriamente: “Dov’erano la polizia e le guardie del corpo del Senato?”. “Scene scioccanti a Washington. L’esito di queste elezioni democratiche deve essere rispettato”, ha scritto su Twitter il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, mentre il primo ministro britannico Boris Johnson ha definito gli eventi “vergognosi” spiegando che “è ora vitale che ci sia un trasferimento di potere pacifico e ordinato”. Criticato nel suo paese per una reazione tardiva, il presidente francese Emmanuel Macron ha pubblicato un video su Twitter, descrivendo la scena delle violenze a Washington come “non americana”. “Crediamo nella forza delle nostre democrazie. Crediamo nella forza della democrazia americana”, ha aggiunto. “Seguo con preoccupazione le notizie che arrivano da Capitol Hill a Washington. Confido nella forza della democrazia americana”, ha detto da parte sua il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. “La nuova presidenza di Joe Biden supererà questo periodo di tensione, unendo il popolo americano”, ha insistito Sanchez.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece espresso la sua rabbia. “Abbiamo visto tutti ieri le immagini inquietanti dell’assalto al Congresso degli Stati Uniti e queste immagini mi hanno fatto arrabbiare e anche rattristare”, ha detto Merkel durante una riunione con i conservatori tedeschi. “Mi dispiace che da novembre il presidente Trump non abbia riconosciuto la sua sconfitta, e ancora ieri”, ha aggiunto, definendo le persone che hanno preso d’assalto il Congresso a Washington “aggressori e rivoltosi”. Sempre a Berlino, il ministro degli Esteri Heiko Maas ha commentato: “Trump e i suoi sostenitori dovrebbero finalmente accettare la decisione degli elettori americani e smetterla di calpestare la democrazia”. Attingendo alla storia tedesca degli anni ’30, Maas ha anche puntato la sua attenzione sul rischio evidente della propaganda antidemocratica e antiamericana da parte dei regimi più autoritari nel mondo. “I nemici della democrazia saranno felici di vedere queste immagini inconcepibili a Washington. Le parole incendiarie diventano atti violenti – sui gradini del Reichstag, e ora in Campidoglio. Il disprezzo delle istituzioni democratiche ha conseguenze devastanti”, ha commentato. Di “inaccettabile assalto alla democrazia” ha parlato invece il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che ha sottolineato l’esigenza di “garantire un trasferimento di potere pacifico e ordinato”. Mark Rutte, il premier olandese, ha invece esortato Trump a “riconoscere Joe Biden come prossimo presidente oggi” dopo settimane di rifiuto.

Il premier italiano Giuseppe Conte ha dichiarato di seguire con grande preoccupazione anche gli eventi negli Stati Uniti. “La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche. Confido nella solidità e nella forza delle istituzioni degli Stati Uniti”, ha detto, mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito gli sviluppi a Washington “una vera vergogna per la democrazia, un attacco alle libertà del popolo americano”. Fiducioso nel superamento di questa crisi si è detto il premier greco Kyriakos Mitsotakis. “La democrazia americana è resiliente, profondamente radicata e supererà questa crisi”, ha scritto su Twitter. Il ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi ha espresso il suo shock per l’assalto al Campidoglio, “roccaforte della democrazia mondiale”, condannando l’irruzione. “Sin dalla sua indipendenza, l’America, la nostra grande e vera amica, è stata un faro della democrazia e ha difeso i valori di libertà, giustizia e indipendenza”, ha scritto su Twitter. “Sono sicuro che il popolo americano e i suoi rappresentanti eletti sapranno come respingere questo attacco e continueranno a difendere i valori su cui si fondano gli Stati Uniti”. Prevedibilmente molto dure le parole in arrivo dall’Iran. Il presidente della Repubblica isllamica Hassan Rohani ha definito “deboli” le democrazie occidentali, commentando gli eventi di Washington. Secondo il capo dello Stato iraniano, l’assalto violento al Congresso è stato il risultato delle azioni “populiste” dello stesso presidente Trump. “Ha offuscato l’immagine del suo Paese e danneggiato le relazioni dell’America con il mondo intero”, ha spiegato Rohani.

Secondo il presidente della Commissione del Consiglio federale russo per gli Affari internazionali, Konstantin Kosachev, invece, i disordini di Washington hanno origine nel narcisismo di Trump e in una scarsa chiarezza nel conteggio dei voti elettorali. “La festa della democrazia è finita”, ha scritto Kosachev sulla sua pagina Facebook, elencando le ragioni che, a suo avviso, stanno all’origine dell’assalto. “In superficie il narcisismo, l’eccentricità e l’avventurismo di Trump, che agisce da intransigente, in piedi sul ponte di una nave che affonda. Più a fondo, gli andamenti altalenanti poco chiari nel conteggio dei voti, il 3 novembre e ora in Georgia”. “Crediamo che gli americani desiderino sicurezza e tranquillità, soprattutto nel mezzo della pandemia” di coronavirus e “speriamo che possano il prima possibile tornare a godere di pace, stabilità e sicurezza”, ha commentato infine la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying.

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