Attacco Usa all’Iran, l’analisi shock: “Le bombe non hanno fermato l’atomica”

Documenti riservati e analisi satellitari rivelano che l’operazione “Obliterazione totale” avrebbe mancato il bersaglio. Mentre la Casa Bianca esulta, i servizi segreti ammettono: centrifughe ancora operative, uranio spostato prima dell’attacco. Gli esperti: “Danni limitati a Fordow, il programma nucleare potrebbe ripartire in settimane”.

GBU-57 missileok

Nella notte tra sabato e domenica, l’aviazione americana ha scatenato l’inferno sulle montagne iraniane. Sette bombardieri stealth B-2 Spirit hanno violato lo spazio aereo, sganciando il loro carico mortale: 14 Massive Ordnance Penetrator GBU-57, le bombe “mangia-bunker” più potenti dell’arsenale USA. Ma oggi, a 72 ore dall’attacco, emergono prove schiaccianti: quella che doveva essere la “mazzata finale” al programma nucleare iraniano potrebbe essersi trasformata in un costoso fiasco strategico.

Il muro di roccia che ha bloccato Washington

Fonti ben informate all’interno della Defence Intelligence Agency – il braccio operativo del Pentagono – parlano di “un fallimento tecnico senza precedenti“. Le GBU-57, progettate per penetrare 60 metri di cemento armato, si sarebbero infrante contro le strutture ultra-rinforzate di Fordow, scavate tra gli 80 e i 90 metri di roccia granitica.

“È stato come sparare con un fucile da caccia a un carro armato. I nostri modelli prevedevano una penetrazione completa, ma l’Iran ha costruito queste strutture pensando proprio a questo tipo di attacchi. Quel gap di 20-30 metri ha fatto la differenza tra il successo e il fallimento” ha detto un ex ufficiale DIA.

La conferma arriva anche da analisti militari cinesi, che hanno avuto accesso a immagini satellitari ad alta risoluzione. Fu Qianshao, esperto di armi penetranti, non usa mezzi termini: “Gli americani hanno sottovalutato la profondità e la composizione geologica del sito. Le loro simulazioni erano sbagliate”.

L’Iran ha giocato d’anticipo

Ma il colpo più duro per Washington arriva da una rivelazione ancora più imbarazzante: Teheran aveva previsto l’attacco e aveva già messo al sicuro il materiale più prezioso. Tre fonti intelligence indipendenti concordano su un punto cruciale: l’uranio arricchito al 60% era stato rimosso dai siti giorni prima dei bombardamenti.

“Abbiamo prove che il trasferimento è avvenuto almeno 96 ore prima dell’attacco. Movimenti di camion insoliti, attività notturne sospette. Qualcuno ha avuto una soffiata o hanno semplicemente intuito le intenzioni americane. Il risultato è che hanno bombardato strutture quasi vuote” ha detto un anonimo funzionario Nato.

Gli impianti colpiti

FORDOW
• Sotterraneo, 80-90m di profondità
• 8 gallerie principali
• 2.700 centrifughe (stime IAEA)
• Bersaglio primario dei B-2

NATANZ
• Complesso di superficie
• 5.000 centrifughe operative
• Colpito da 7 GBU-57

ISFAHAN
• Sito di conversione dell’uranio
• Attaccato da missili Tomahawk
• Danni moderati (stime satellite)

La bufola dell'”annientamento totale”

Mentre il Presidente americano twittava “Missione compiuta! Niente più atomica iraniana!“, nelle stanze segrete del Pentagono circolavano rapporti ben diversi. Un documento riservato della DIA, ottenuto dalla nostra redazione, parla di “danni limitati alle infrastrutture secondarie” e “nessuna evidenza di distruzione delle centrifughe principali“.

Song Zhongping, analista militare di Pechino, va oltre: “Gli iraniani hanno disperso il programma in decine di siti minori proprio per questo scenario. Fordow era importante, ma non vitale. Con le attrezzature salvate e lo stesso personale tecnico intatto, possono ripartire in poche settimane”.

Le conseguenze: una crisi diplomatica annunciata

Ora, il rischio è un escalation senza ritorno. Fonti del Ministero degli Esteri iraniano parlano di “tradimento imperdonabile” e minacciano ritorsioni “asimmetriche” contro interessi americani nella regione. Gli analisti temono attacchi proxy in Iraq, sabotaggi a petroliere, o cyberattacchi alle infrastrutture critiche USA.

“Abbiamo bruciato ogni ponte. Dopo questo attacco, nessun governo iraniano potrà mai più sedersi al tavolo con Washington. Hanno trasformato una crisi gestibile in uno scontro permanente” ha detto un esperto di Medio Oriente dell’ISPI

Intanto, sul campo, continuano ad arrivare segnali preoccupanti: secondo il Center for Strategic and International Studies, l’Iran avrebbe già avviato i lavori per ripristinare parzialmente Fordow, utilizzando tunnel laterali non danneggiati. Un gioco al gatto e al topo che potrebbe durare anni.